febbraio 28th, 2010 § § permalink
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Bene, eccoci di nuovo, dopo il lunghissimo prologo di ieri, a parlare di coca. La questione è semplice: è la cocaina un farmaco? Oppure è una droga? E se si tratta di un farmaco, può curare la depressione?
Vi avevo promesso di usare il vocabolario: detto, fatto.
Dal vocabolario Treccani:
Farmaco: Qualsiasi sostanza, inorganica o organica, naturale o sintetica, capace di produrre in un organismo vivente modificazioni funzionali, utili o dannose, mediante un’azione chimica, fisico-chimica o fisica (è termine più ampio di medicamento, riservato, questo, ai soli farmaci diretti a ricondurre alla norma una funzione patologicamente alterata o a favorire i processi riparativi di una lesione). […]
Droga: […]2. In farmacologia, ogni prodotto naturale, vegetale o animale, contenente uno o più principi attivi (alcaloidi, glicosidi, olî essenziali, sostanze amare, purgative, aromatiche, ecc.), e che, opportunamente preparato e conservato, trova indicazioni terapeutiche o sperimentali che sono oggetto di studio della farmacognosia. 3. a. Nel linguaggio corrente, qualsiasi sostanza capace di modificare temporaneamente lo stato di coscienza o comunque lo stato psichico dell’individuo (stupefacenti, allucinogeni, barbiturici, psicostimolanti); […]
Dunque, in senso tecnico la cocaina è un farmaco e la cocaina è una droga: le due cose non sono in contraddizione tra loro. Lo stesso si può dire delle benzodiazepine, dell’aspirina, della caffeina e della camomilla. C’è pure da rilevare che derivati sintetici della cocaina sono tuttora usati come anestetici locali e come antiaritmici, per cui hanno sicuramente una funzione curativa e di farmaci nell’accezione del senso comune. Sostenere quindi che la cocaina è un farmaco è prima di tutto un’ovvietà; in secondo luogo, non ne giustifica o nobilita l’uso.
Soprattutto, non equivale a dire che la cocaina cura la depressione: probabilmente le sue proprietà euforizzanti saranno in grado di alleviarne i sintomi, ma nel lungo periodo i suoi effetti collaterali diverranno preponderanti e distruttivi. Proprio come ogni altro farmaco, anche la cocaina ha degli effetti collaterali: in questo caso superano ampiamente quelli cosiddetti terapeutici e giustificano il fatto che il suo uso clinico sia stato abbandonato quasi immediatamente, nonostante quel che ne pensava Freud. Al di là dei danni fisici dovuti all’assunzione cronica (ai sistemi cardiovascolare, respiratorio, nervoso, gastrointestinale), i due problemi insormontabili nell’uso di cocaina si chiamano dipendenza e tolleranza.
La dipendenza è quel meccanismo per cui ad un certo punto ti accorgi che “smetto quando voglio” è una panzana: quando finisce l’effetto di una dose, compaiono una serie di disturbi sempre più gravi e difficili da controllare (insonnia, inappetenza, agitazione, ansia ed attacchi di panico, fino a sintomi depressivi ed ideazioni suicidarie). Sei allora costretto ad una continua ed ossessiva ricerca della sostanza; purtroppo la solita quantità non basta: per avere gli stessi effetti della prima volta, devi aumentare progressivamente la dose assunta. Hai scoperto così la tolleranza: con l’ulteriore inconveniente che prima o poi non riesci più nemmeno a raggiungere l’euforia e la “pace dei sensi”, per quanta coca ti possa riuscire a fare. La prendi allora semplicemente per non stare male, per ottenere la scomparsa della sindrome da astinenza. Spezzare questo meccanismo è difficilissimo; inoltre, ricaderci è un attimo.
Ditemi voi, adesso, se questa vi sembra una cura (e quale razza di medico possa pensare di prescriverla).
febbraio 27th, 2010 § § permalink
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Un po’ di storia
A margine dell’ultima puntata di Anno Zero dedicata al “caso Morgan”, mi preme chiarire alcune questioni terminologiche che potrebbero sembrare secondarie, se non fosse che sulla loro ambiguità si è avvitata tutta la discussione di ieri sera: alle volte le parole vengono stropicciate e trasformate dall’uso comune e si finisce per considerare intercambiabili termini che in realtà tali non sono. Con il risultato che ci troviamo a dover scegliere se parteggiare per le fesserie che sostiene Morgan o per quelle che sostiene Giovanardi, quando invece –se ci preme di comprendere un fenomeno che nasce con l’ebbrezza di Noè e viaggia nei secoli fino alle “nuove dipendenze” dei tempi nostri- dovremmo innanzitutto cercare di ascoltare e interpretare il dolore degli altri.
Ma prima, un po’ di storia.
Le fesserie di Morgan: qualche settimana fa il cantante Morgan, uno che ama specchiarsi nell’immagine un po’ sgualcita del dandy di fine ottocento, rilascia un’intervista in cui, probabilmente senza comprendere pienamente l’enormità di quanto sta per dire, si lascia sfuggire di fare abitualmente uso di cocaina “come antidepressivo”. A suo parere, la sostanza funzionerebbe ottimamente, tanto che pure Freud l’avrebbe raccomandata con la stessa indicazione (conducendo così a morte un suo carissimo amico, ma transeat). Ovviamente, apriti cielo: inevitabile levata di scudi contro “l’apologia della droga”, esclusione del cantante dal festival di Sanremo e classica “puntata riparatrice” di Porta a Porta. La difesa di Morgan (un po’ debole, per la verità), ribadita anche da Santoro ieri, è che avrebbe affermato non che “la cocaina fa bene come antidepressivo”, ma che “fa bene a lui”; e comunque anche le benzodiazepine, che il medico può prescrivere allo stesso scopo (concetto molto opinabile, per la verità), sono droghe. A leggere (nemmeno tanto) tra le righe, io ci ho visto pure una rivendicazione dell’essere –in quanto artista- un diverso: uno per cui i canoni della massa non si possono applicare e che può dunque permettersi comportamenti (un po’ da maudit, un po’ francamente da mentecatto) che per gli altri sarebbero dannosi. Insomma: sì, fumo il crack, ma lo faccio con la consapevolezza e la capacità di controllare la situazione che mi viene dal mio status particolare. Ovvero la giustificazione di chiunque di noi cuccato in una situazione del genere (il tipico “smetto quando voglio, io”).
Le fesserie di Giovanardi: le parole di Morgan sono un’apologia della coca? La trasmissione di Santoro ha fatto sembrare la tossicodipendenza cosa buona e giusta? Per quel che ho sentito, non direi proprio, se non altro per la presenza di diverse voci contro più lucide di Morgan (la Palombelli e l’ottimo Scurati, ad esempio), ma pure per questa frase dello stesso Morgan, colto improvvisamente da un attacco di modestia: “La realtà è che Morgan…sto potente…sto potere…comunicazione…cioè Morgan, ma fatelo cantare e suonare, cioè…basta. Questo è il suo lavoro. E’ quello dove, diciamo, quando c’ha voce, in cui eccelle: non nelle altre cose. Si è visto che non eccelle nelle altre cose. Lasciatelo vivere.” Insomma: non voglio insegnare niente a nessuno. Nascondere la testa sotto la sabbia, fare un gran polverone ogni volta che si affronta l’argomento, saper dire solo “ragazzi, non drogatevi: la droga uccide”, criminalizzare quella che a tutti gli effetti è una patologia (o un modo patologico di reagire ad un’altra patologia), serve unicamente ad andare a letto tranquilli la sera.
Bene, se siete riusciti a giungere fin qua, potete aspettare fino a domani per il seguito di questo post, in cui vorrei rispondere –dizionario alla mano- alle seguenti domande: la cocaina è un farmaco o è una droga? O tutte e due? Se fa così bene alla depressione, perché diamine non la usiamo tutti?
(continua qui)
febbraio 13th, 2010 § Commenti disabilitati § permalink
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Quando ci riempiamo la bocca con le critiche al modello di Sanità a stelle e strisce e sosteniamo il (sacrosanto) tentativo di Obama di migliorare le cose in questo campo, rischiamo di dimenticare alcune pecche grossolane del nostro sistema:
PRESTITI PER IL DENTISTA - Uno su dieci dichiara di aver dovuto chiedere un prestito, per il dentista (la più alta voce di spesa medica essenziale, in media 1.533 euro su base annua), per le visite oculistiche e acquisto di occhiali e lenti a contatto. Il 50% di questi si è rivolto a un familiare, uno su tre alla banca. Chi decide di affrontare le spese comunque taglia su altre voci di spesa nel bilancio familiare. Il 40% del campione dichiara di aver rinunciato almeno una volta all’acquisto di capi d’abbigliamento. Più di uno su tre ha smesso di andare al cinema o al ristorante. Il 20% ha eliminato viaggi e vacanze.
Parafrasando un film di Nanni Moretti, “chi mangia male, vive male”…e muore prima: tanti anziani deperiscono e si ammalano semplicemente perché mancano loro i denti per mangiare cibi solidi e quindi assumere proteine a sufficienza. Pare una cosa banale, ma è un problema sanitario di considerevole importanza, certificato da diverse indagini delle Società di Nutrizione. Perfino Silvio si era reso conto della stortura evidente e aveva tentato, qualche anno fa, di lucrare consenso con la promessa “più dentiere per tutti”. Come sempre per le proposte estemporanee, la cosa si fermò all’annuncio: forse costava troppo, forse danneggiava troppi interessi.
Una forza di sinistra, per quanto mi riguarda, dovrebbe gridare allo scandalo ogni giorno perché è stato permesso (quando, non lo so; da chi, nemmeno) di appaltare un’intera branca della medicina al settore privato: una branca che garantisce profitti altissimi, guarda caso. E fa specie pensare che, tra Pd e Rifondazione e cespuglietti vari di estrazione rosso-verde, mentre ci si scanna sulle questioni di principio, nessuno abbia mai trovato il tempo per elaborare uno straccio di idea sensata al riguardo.
febbraio 11th, 2010 § § permalink
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Al di là della sussistenza o meno dei fatti addebitati a Bertolaso, nel paese in cui il “nero” è sport nazionale e dove spesso i provvedimenti legislativi appaiono redatti già con in codice il trucchetto per gabbarli, l’impressione è che, su qualunque superficie si posi il piede, questo inevitabilmente è destinato a sprofondare in mezzo metro di guano.
Il che non costituisce affatto un problema politico –almeno se al termine “politico” attribuiamo quel senso squallido di “contesa tra mediocri per accaparrarsi prebende e posizioni di potere” cui siamo assuefatti- bensì un problema di etica pubblica e privata: ovvero, in fin dei conti e guardando più in profondità, un problema di cultura. Problema che ci coinvolge tutti, pertanto, e mette a nudo soprattutto la nostra incapacità di leggere questo tempo alla ricerca di modelli ed esempi meno facili di quelli proposti ad ogni angolo di strada: incapacità che non si può certamente pensare di risolvere con la semplificazione di un voto di condotta o di un’ora di religione nelle scuole, né tanto meno con ipocriti processi in diretta televisiva al “cattivo maestro” di turno.
febbraio 4th, 2010 § § permalink
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Sono proprio commosso, amici cari. Oggi è nata la nuova “riforma epocale” della scuola superiore (di cui già avevo scritto qui, per chi volesse annoiarsi): in realtà, tutt’al più uno sforzo di riorganizzazione dell’esistente. Un’opera di taglio e cucito che mescola pezze di tessuti diversi (la vecchia seta Moratti, l’impalpabile lino Fioroni e perfino la grezza lana Berlinguer), per realizzare un patchwork di dubbio gusto e scarso valore culturale.

Frattanto nel mondo reale, proprio qui a Portogruaro, capitano cose siffatte (da “il Gazzettino” di oggi):
Scuole senza soldi: studenti a casa
Scuole portogruaresi in ginocchio, genitori pronti a manifestazioni di protesta. All’istituto professionale Luzzatto si è svolto l’altra sera un vertice tra i dirigenti scolastici e i presidenti dei Consigli di circolo e di istituto di tutte le scuole del Portogruarese. Un primo faccia a faccia per capire come affrontare assieme la grave situazione finanziaria in cui versano tutte le scuole.[…]
In due parole, le scuole hanno pagato le supplenze dello scorso anno con i propri avanzi di cassa, in attesa di ricevere dallo Stato i contributi dovuti. Il quale Stato, venuto a conoscenza della cosa, ha semplicemente fatto questo ragionamento: bene, visto che i soldi li avevate già, io non ve ne do altri. Ah, poi: per quest’anno vedete di risparmiare ancor di più. Ergo: niente supplenze, se non per le scuole “ricche”. E magari anche niente pulizie.
Come questo possa coniugarsi con la millantata attenzione all’educazione dei nostri giovani e con l’impegno a far sì che gli studenti italiani raggiungano i livelli di quelli europei, non arrivo a comprenderlo.
gennaio 24th, 2010 § § permalink
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la nuova tariffa “You 4 Me” del Governo
Avete presente le pubblicità dei gestori telefonici, quelle che promettono “ADSL a 5 euro al mese”, “tutto senza canone”, “3 milioni di minuti gratis al mese verso tutti”? Quelle che poi, per capire veramente dove sta la fregatura della mega-offerta, devi andare a leggere con la lente d’ingrandimento le cosine scritte sull’angolo esterno del teleschermo o nelle insidiosissime “Note” occultate all’interno dei siti dei gestori?
Quelle apparenti inutili appendici, che in realtà celano il succo del messaggio, mi sono venute in mente oggi, allorché il portavoce del ministro Brunetta ha ritenuto necessario diramare una nota esplicativa di quanto asserito dal suo capo nel corso di Domenica In.
Nel prestigioso consesso pubblico, Brunetta aveva appena “lanciato” una nuova tariffa destinata ai “bamboccioni”: la “You 4 Me” . Niente di trascendentale, quasi tutti i gestori hanno una proposta simile nella loro offerta. Questa la versione Brunetta:
Secondo me si deve agire sulle pensioni di anzianità, quelle che partono dai 55 anni di età. Facendo in questo modo si potrebbero trovare risorse che consentirebbero di dare ai giovani non 200 ma 500 euro al mese» ha spiegato il ministro, sottolineando che su questa proposta «è d’accordo anche il ministro Tremonti».
Si tratta di togliere ai meno poveri (i genitori), per dare ai poveri in canna (i figli): prendi 500 euro dalla pensione di papà e li consegni al giovane universitario per pagarsi la camera da fuori sede. La camera costa sempre 500 euro, ma vuoi mettere la soddisfazione di pagarla direttamente, invece di chiedere soldi a casa?
Subito dopo l’annuncio, sono venute le (dolenti) note (evidentemente i pubblicitari del Pdl si sono resi conto del rischio di una sanzione per pubblicità ingannevole):
«Qualsiasi intervento a favore dei giovani come i 500 euro di sgravi, detrazioni sugli affitti, borse di studio, prestiti d’onore, incentivi per autoimprenditorialità e altro, ipotizzati oggi dal ministro Brunetta su Raiuno, va realizzato, come ha ben precisato lo stesso ministro, senza aggravare in alcun modo il deficit di bilancio della spesa corrente». «Le risorse necessarie vanno quindi reperite intervenendo interamente sulle anomalie e sulle distorsioni del sistema pensionistico e di welfare che, come noto, dà troppo ai padri e quasi nulla ai figli». «Su questa e altre ipotesi a favore dei giovani il dibattito è aperto e il ministro Brunetta ne parlerà nei prossimi giorni con i competenti membri del Governo, a partire dai ministri Tremonti, Sacconi, Meloni e Gelmini».
gennaio 21st, 2010 § Commenti disabilitati § permalink
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Oggi il prode Bertolaso parte per miracol mostrare in quel di Haiti: coordinerà. Cosa, non si sa: ma intanto va. La popolazione della vecchia Hispaniola, pesantemente fiaccata dall’ira di Madre Natura ma non ancora doma, tiene gli occhi puntati al cielo, in trepida attesa: ognuno vuole potersi vantare, un giorno, di essere stato il primo ad avvistare il nuovo Colombo.
Frattanto, il dinamico duo Apicella-Bondi ha già preparata la canzone che celebrerà nei secoli a venire l’Evento: si vocifera verrà inserita a sorpresa nel programma del festivàl (come diceva il compianto Mike) di Sanremo, tra Povia e l’accoppiata Pupo-Emanuele Filiberto (in un ideale Trittico della Nuova Italia).
La canzone si chiamerà Faccetta Creola. Ecco, in esclusiva per Paleozotico, il testo del ritornello:
Faccetta Creola
Faccetta creola, bell’haitina
Aspetta e spera, Bertolaso si avvicina!
Quando saremo insieme a te,
noi ti daremo il nostro Silvio quale Re.
P.S.: Non ce l’ho con Bertolaso, che il suo mestiere pare saperlo fare. E’ che non sopporto la propaganda.
gennaio 17th, 2010 § Commenti disabilitati § permalink
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la satira della domenica
Il guaio di questa società secolarizzata è che non sa più accogliere la manifestazione del Divino nella vita di tutti i giorni, ma impone di razionalizzare ogni evento e di vedere il male anche laddove invece è la vera Fede, quella che sposta le montagne.
Così, invece di acclamare per le strade il nome di San Gennaro che, evidentemente, aveva fatto ‘o miracolo di ritornare la vista a 53 ciechi, i tutori della legge (ormai tarlati fin nelle midolla dal verme illuminista) si limitano ad ipotizzare fantasiose truffe ai danni dello Stato.
Non ci credete? Ma leggete dunque da voi stessi:
Che dire? Tutt’al più, possiamo biasimare questi fratelli fortunati per non aver subito annunziato pubblicamente l’evento miracoloso; ma, ditemi voi, con i tempi che corrono a chi non farebbe comodo una pensioncina d’invalidità?
Insomma, San Genna’: siete sicuro di avere fatto o’ miracolo nel giusto verso? Non era meglio lasciarli ciechi e mandar loro un assegno più ricco?
gennaio 14th, 2010 § Commenti disabilitati § permalink
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Pandemie dei nostri giorni
Apparentemente una testata giornalistica, oggidì, non può definirsi tale senza i fantomatici “sondaggi”: le domandine sceme sui fatti del giorno. Sceme e tendenziose, aggiungerei. Al punto che mi sembra ineludibile tentare di tracciare un quadro nosograficamente esaustivo di quella che è ormai una vera e propria patologia: il Sondaggismo Schizoide Acuto.
Definizione: trattasi di una variante grave e degenerativa di Sondaggismo Compulsivo Cronico (SCC). Al contrario del SCC, una nevrosi classica che spinge il paziente, allo scopo di sedare in via momentanea le proprie ossessioni di controllo sul reale, a servirsi in maniera continua e compulsiva di sondaggi sfornati da qualsiasi agenzia presente sul territorio, il Sondaggismo Schizoide Acuto (SSA) costituisce una vera e propria psicosi delirante: il paziente si distacca del tutto dalla realtà, realizzando di fatto uno stato allucinatorio in cui egli stesso produce falsi sondaggi senza alcun metodo nè rigore scientifico.
Epidemiologia: patologia oggi endemica e dall’incidenza in continuo aumento, particolarmente diffusa in tutte le redazioni giornalistiche (da quelle di risonanza nazionale ai garage dove si confezionano i notiziari di quartiere) e nei vari direttivi di partito.
Casi clinici esemplari: “Cari amici in ascolto, oggi il nostro sondaggio vi chiede di esprimervi su un tema scottante:
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gennaio 13th, 2010 § § permalink
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“Ribadisco la nostra volonta’, ma ad oggi non c’e’ nessuna possibilita’ di riduzione delle tasse. La crisi non lo consente”
(Silvio Berlusconi, 13 gennaio 2009)
Finalmente si è capito cosa vada a fare Berlusconi nelle sue visite periodiche dal chirurgo plastico: per evitare che si allunghi in maniera troppo visibile, si fa limare il naso.

No, non per le bugie: che avete capito, maliziosi…è un effetto collaterale del Viagra (ben conosciuto e descritto su tutti i testi, sapete…).
P.S.: per vedere, nero su bianco, tutti gli annunci sulla “riduzione delle tasse” dalla discesa in campo a oggi, qui (un ringraziamento a “non una cosa seria”).