dicembre 5th, 2009 § Commenti disabilitati § permalink
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Prima che qualcuno accusi Visto che qualcuno già accusa la manifestazione di oggi, il no-B day (su cui pure ho espresso le mie perplessità, ma che spero serva a risvegliare qualche elettore sopito), di essere antidemocratica e di “demonizzare l’avversario politico”, rileggiamoci alcune delle cronache datate 2 dicembre 2006.
In quella data, l’allora opposizione di centrodestra organizza una grande manifestazione contro il governo Prodi, una sorta di no-P day. In una giornata memorabile, si registrano –tra gli altri- questi fatti :
16:11 Prodi nel mirino dei cortei
E’ il presidente del Consiglio Romano Prodi il principale bersaglio di slogan e striscioni della manifestazione della Cdl che sta sfilando a Roma contro la Finanziaria. Il popolo dell’opposizione sceglie l’ironia e il sarcasmo per dare addosso al presidente del Consiglio, più volte soprannominato ‘mortadella’. Ecco alcuni degli striscioni in piazza: "Prodi non ci ridurre in mutande. Mortadella, mortadella, solo per te la vita è bella. Del Porco non si butta niente, di Prodi buttiamo tutto". E su una maglietta la scritta: "Meno male che a me piace il prosciutto".
15:15 Corteo funebre per Prodi
Anche un vero e proprio funerale, con tanto di bara, è stato organizzato dai manifestanti del corteo di Roma. "Stiamo qui a celebrare la morte del governo Prodi", dicono coloro che a spalle stanno portando la bara. Subito dietro, una serie di manifesti listati a lutto con, sotto una croce, la scritta "governo mortadella"
Quella volta per Bondi si trattava di una “festa della democrazia”:
14:55 Bondi: "Oggi la democrazia è più forte"
"Una partecipazione aldilà di ogni possibile previsione, è una festa della democrazia: oggi la democrazia in Italia è più forte". Così il coordinatore nazionale di Forza Italia, Sandro Bondi
Speriamo non abbia cambiato opinione, ma aspettiamo al varco.
dicembre 3rd, 2009 § Commenti disabilitati § permalink
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Dicembre 2009 – I Settimana
Nuovi picconatori: Se volete avere un’idea di come vanno le cose nella maggioranza, date un’occhiata al volto smagrito –e smarrito- del Sandro Bondi di martedì sera a Ballarò:

Il fatto che, almeno apparentemente, il più efficace oppositore del governo sia al momento il “cofondatore” del PDL dovrebbe rendere inquieto –e non poco!- Pierluigi Bersani: non è certo un buon segnale per il PD.
In subordine, le “picconate” di Fini fanno pensare ad un qualche movimento convergente che potrebbe coinvolgere da sinistra(?) il neonato partito della X di Rutelli e da destra il presidente della Camera con un piccolo manipolo di fedelissimi per una fusione con l’UDC. Una sorta di Kadima, insomma. Probabilmente è solo una suggestione, ma se almeno si decidesse per il sì o per il no ci risparmieremmo lo st(r)illicidio quotidiano di queste accuse di tradimento da parte dei difensor fidei dell’ortodossia berlusconiana.
Politica estera: Nel frattempo, in un altro paese…voilà, la politica estera italiana:

A.A.A. offresi: politico attempato ma ancora ammantato di fascinoso cerone, amante della compagnia e delle belle donne, conoscerebbe dittatore (o anche presunto tale) di paesi emergenti con pari requisiti per proficuo scambio culturale e serate in allegria. Garantisce parole di calorosa stima, discreto glissare su qualsiasi questione di pervasivo controllo su media e opposizione e sicuro sdoganamento presso la comunità internazionale. Astenersi grigi titolari di democrazie occidentali.
Crucifige! Il crocifisso, si sa, si porta con tutto: ultimamente, ad esempio, era spesso segnalato su petti rigogliosi di donzellette televisive dalla dubbia devozione. Ora però, complici gli ultimi fatti di cronaca, siamo alla più completa deregulation: si vocifera infatti che, prede di un completo delirio da crocifisso e dopo averlo invocato perfino nel tricolore, quelli della Lega vorrebbero poter reintrodurre il “simbolo” per eccellenza in tutti quegli ambiti da cui un bieco illuminismo post-bellico lo ha da tempo escluso. Ad esempio si cita l’apposizione delle firme: da ambienti vicini al Carroccio si è fatto notare che i nostri nonni solevano siglare i documenti con un crocifisso (dai laicisti banalizzato poi in semplice croce). Questo non per analfabetismo, come recita la vulgata diffusa artatamente dagli studiosi appartenenti ai soliti ambienti radical-chic della sinistra fannullona, bensì per rimarcare la millenaria tradizione giudaico-cristiana che quegli uomini semplici ma retti non dimenticavano mai.
novembre 26th, 2009 § § permalink
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Per l’ennesima volta dobbiamo rilevare lo stop alla famigerata RU486: questa volta è stata la commissione Sanità del Senato a bloccare tutto. La scusa è quella di dover valutare se questo farmaco sia conforme al “vero dettato” della legge 194: costringerebbe le donne ad abortire da sole, si dice; tra indicibili sofferenze e gravi rischi per la salute, pure. Che l’aborto chirurgico fosse una passeggiata di salute, non sapevo; che cambiare il modo di eseguire la procedura (o l’omicidio, per i fanatici alla Ferrara) possa cozzare con la 194, dubito (al limite basta prevedere, come è stato fatto, il ricovero ospedaliero); che se alla Chiesa fosse andata a genio questa pillola rispetto all’intervento la decisione si sarebbe rovesciata, sono convinto.
A questo punto suggerirei di reintrodurre la pratica dei ferri da calza e di istituire un albo delle mammane accreditate: se l’obiettivo è quello di far soffrire le donne il più possibile, pensando di scoraggiare così le interruzioni di gravidanza, è meglio dirlo apertamente.
novembre 26th, 2009 § Commenti disabilitati § permalink
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Novembre 2009 – IV settimana
Una maggioranza solida, coesa e in armonia:


Se lo dice lui:

Le parole sono importanti:

Che bello, quando c’è armonia in famiglia.
Chi nasce Rotondi: Palesemente in crisi di visibilità da quando la voce-zerbino del premier è divenuto il tonitruante Capezzone e preso alla sprovvista durante la sua non-pausa pranzo, il ministro (in) ombra Gianfranco Rotondi si è lanciato a magnificare le virtù corroboranti del digiuno a mezzodì: pazienza, i cali di zuccheri sono pericolosi per le menti più acute, figuriamoci per i Rotondi. Tutto sommato, poteva finire lì: bastava la dichiarazione-retromarcia che ne è seguita. Invece, la cosa ha iniziato a montare sempre più: abbiamo avuto pareri autorevoli di nutrizionisti che correttamente ricordano i rischi del digiuno e dichiarazioni varie di approvazione o di biasimo a favore di cronista da parte di sindacalisti e politicume vario. Così, Rotondi si è sentito in dovere di ritornare sulla faccenda e, con una nuova piroetta, quasi di proporre una sorta di via di mezzo (ah, le virtù del centrismo estremo!): beh, chi vuole la fa, chi non vuole potrebbe andare a casa un’ora prima (per stare con la famiglia, beninteso). A questo punto, il nostro prode politico era ormai tornato sulla cresta dell’onda: gli mancava solo un bel No-R day per potersi dire candidabile a più alti servigi. Bene, non ha dovuto aspettare granché.
Morta a Morta: Finalmente Brunone Vespa ha il suo nuovo giallo scabroso da propinarci quando la politica langue: la triste storia di Brenda, il transessuale morto nel suo appartamentino romano, ha tutte le carte in regola per essere il nuovo Cogne. Una vicenda strana, nata da uno scandalo sessuale la cui natura solletica la pruderie come mai prima; una morte improvvisa, ma in qualche modo annunciata e non ben chiarita; un mondo, il sottobosco della prostituzione maschile romana, che torna alle cronache come ai tempi di Pasolini. Torme di opinionisti e schiere di criminologi si stanno già riversando nelle redazioni dei principali “contenitori” pomeridiani e delle trasmissioni cosiddette di approfondimento della seconda serata raiset: non si segnalano ancora tafferugli, ma la crisi si sente anche in questo settore e gli animi rischiano di scaldarsi con niente, soprattutto perché gira voce che a molti non potrà essere rinnovata la collaborazione.
Il caso clinico della settimana: Per la serie “ordinanze di un certo livello,” come sempre i sindaci leghisti si distinguono per la levità di tocco. Questo cartello, posto nel territorio comunale di Varallo Val Sesia, tra le altre cose vieta l’attività a “vu’ cumpra’” e mendicanti.
Insomma: morite pure di fame, ma fatelo tra le mura di casa.
novembre 18th, 2009 § Commenti disabilitati § permalink
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Uno sguardo all’altra riva: L’UDC vedrebbe bene un lodo Alfano bis con legge costituzionale: per carità. Di Pietro e altri organizzano il no-B day per il 5 dicembre; degli sconsiderati del PDL vogliono contrapporre (negli stessi luoghi e data) il sì-B day: ultrà contro ultrà, 0-0 assicurato e altissimo rischio di botte da orbi.
Tanto rumore per nulla: le iniziative di democrazia dal basso stanno pericolosamente aumentando di numero: pericolosamente per chi le indice, purtroppo. E la loro capacità di smuovere le coscienze decresce in modo proporzionale. Chi le conta più, le manifestazioni (come fanno, a Roma, i residenti? quanti cortei sfilano ogni giorno?), le petizioni, le raccolte di firme con la faccia pulita di Saviano (e scrive uno che ha aderito a tutte), i referendum minacciati e quelli promossi da Di Pietro e Grillo? Temo ci stiamo abituando a considerarle fatti normali della vita quotidiana, tanto da spostarle sullo sfondo, quasi fossero un complemento d’arredo per siti web e piazze d’Italia:
ah, un’altra campagna per la legalità? Bella, aspetta che aderisco! Ma non è la stessa della settimana scorsa?
Chissà questa volta che dirà la questura sul numero dei manifestanti? A proposito, per cosa si va in piazza oggi?
Diciamocela tutta: quegli altri se ne infischiano, di queste cose qui. Che hanno un valore di testimonianza e di appartenenza per chi si trova insieme a quello che pare un popolo dal comune sentire, unito nel poter dire il suo not in my name. Poi, tutti a casa e avanti come prima (ricordate i tempi della seconda campagna d’Iraq?).
Soluzioni? Nessuna, temo. Magari chiamare la gente in piazza per contrastare un provvedimento specifico, non genericamente contro o pro una persona: quindi, scendiamo in piazza contro il finto “processo breve.” Vengo volentieri. Ma non organizziamo i No-B day, per favore.
Intanto, Repubblica mette in piedi la solita raccolta firme. Come al solito, ho firmato.
novembre 18th, 2009 § Commenti disabilitati § permalink
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Persi nelle ubbie di un uomo solo: Nell’osservare i tumulti nel centrodestra, di questi tempi vien da rivalutare la sventurata esperienza dell’Unione, piccola e tenera accozzaglia di partitini autoreferenziali che almeno si divideva su principi e non su salvacondotti biecamente spacciati per esigenze dei cittadini: tra indulto e prescrizione, per dire, io prendo il primo. In carica c’è una maggioranza dai numeri granitici, costituita di due soli partiti: teoricamente la stabilità e l’azione di governo dovrebbero essere assicurate. Invece assistiamo al totale immobilismo sui problemi più urgenti (vedi crisi e sostegno a redditi e imprese), mentre si approvano oggi norme concepite almeno 10 anni fa e oramai vecchie e superate (quando non avversate perfino tra chi le propone: vedi privatizzazione dell’acqua). In tale situazione, ci vorrebbe un capo del governo capace di una certa lungimiranza, di comprendere i cambiamenti del quadro politico e sociale ed intervenire di conseguenza per regolare le storture e assecondare gli sviluppi positivi. Abbiamo invece Silvio Berlusconi, uno che vive ancora in una condizione mentale da “guerra fredda”: uno per cui il muro non è mai crollato, i comunisti sono sempre al governo (il che è vero, ma sono quelli che ci ha portato lui) e sempre gli tramano contro, contro la volontà popolare che lo ha eletto. In questa condizione paranoica, non stupisce che Berlusconi veda complotti anche nel suo schieramento ed agisca di conseguenza: con tutta evidenza abituato a minacciare licenziamenti per i collaboratori aziendali non allineati, minaccia (per interposto Schifani) di licenziare i parlamentari che ha assunto due anni or sono. Poi, naturalmente fa seguire smentita: la collaudata tecnica del bastone e della carota.
C’est fini: Fini (sempre più la voce di uno che grida nel deserto) aveva definito non più nel novero delle cose possibili la candidatura di Cosentino, sottosegretario alquanto chiacchierato di essere colluso con la camorra, alla guida della Campania: ebbene, Cosentino non intende fare passi indietro, Berlusconi non intende chiedergliene. Valuti ora Fini, dal suo scranno di co-fondatore del PDL, le conseguenze da trarre dopo una sconfessione tanto plateale: mi sa che lo stanno buttando giù dal predellino. Peccato, perché sempre più appare salutare per la Campania (e per il PD) che il centrosinistra stia fermo (almeno) un turno.
novembre 13th, 2009 § Commenti disabilitati § permalink
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Forse guidato da un’occulta regia o forse per caso, l’altra sera (seppur con una certa fatica) mi sono sciroppato “Cadaveri eccellenti”, film girato nel 1975 da Francesco Rosi. Tratta dal romanzo breve di Sciascia Il contesto, la pellicola racconta la difficile e tragica indagine dell’ispettore Rogas su una serie di omicidi di magistrati non propriamente senza macchia, in un paese immaginario (che ovviamente è il nostro) intriso di corruzione e tensioni sociali, al limite del colpo di stato. Si tratta di un affresco crudo e verboso (come tipico dei film di Rosi, peraltro), ma credibile, di quel che doveva essere l’Italia degli anni ‘70. Più che una vicenda, vuole dunque descrivere “il contesto” -senza possedere, purtroppo, la bellissima lingua e l’ironia arguta che rendono il libro da cui è tratto tutta un’altra esperienza.
Ebbene, in una delle prime scene, dopo la macabra introduzione nella cripta dei Cappuccini di Palermo, il primo dei diversi funerali che costellano la vicenda ed una panoramica su cumuli maleodoranti di rifiuti ammassati per strada, assistiamo al colloquio tra l’ispettore Rogas e il sindaco della città. Quando l’ispettore mostra al politico un volantino degli spazzini in sciopero, il sindaco si alza, apre la finestra del suo studio e mostra la piazza antistante, gremita di scioperanti che agitano scope e corna al suo indirizzo. Poi prorompe:
“Li ha sentiti? Questi non scioperano per i soldi! Questi…vengono qui tutti a lavorare con le automobili! Stanno impestando la città di colera soltanto per fottere me!”
Trentaquattro anni dopo, questo è quanto:

Dal Corriere:
Emergenza rifiuti nel palermitano, i sindaci scendono in piazza
Da Repubblica:
Palermo assediata dai rifiuti, decisa la chiusura delle scuole
Che futuro ci possiamo attendere, in un paese dove il presente non scolorisce mai e il passato è sempre stretta attualità?
novembre 11th, 2009 § Commenti disabilitati § permalink
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Ricetta del giorno:
Prendete una norma di apparente semplicità e condivisibile largamente, applicatela ad uno stato con le tasche sempre più vuote…voilà, la prescrision c’est là…
Il processo più breve è, a ben vedere, quello che non si celebra affatto: così, zero è la somma algebrica data dalla legge in discussione da oggi al senato sulla durata breve dei processi e dalla situazione della giustizia in Italia nel 2009. Vediamo perché.
Alacremente preparato questa notte (secondo Bonaiuti) da indefessi peones della maggioranza (visualizzate immagini di camicie spiegazzate e sudate, cestini ricolmi di mozziconi, fogli accartocciati e bicchierini da caffè), il provvedimento sul “processo breve” sarà in aula già oggi: spiace non rilevare la stessa rapidità (è di appena 24 ore fa l’incontro-rissa chiarificatore tra Berlusconi e Fini) per provvedere ai malati di SLA in sciopero della fame da giorni.
Comunque, il provvedimento stabilisce, per i reati la cui pena prevista sia inferiore ai 10 anni, che i tre gradi di giudizio non possano richiedere più di 6 anni: 2 per il primo grado, 2 per l’appello, 2 per la Cassazione. Tutto questo solo per gli incensurati: e già non si capisce perché uno dovrebbe aver diritto ad un processo più rapido solo in quanto non è mai stato condannato prima. In aggiunta non è stato chiarito da quando dovrebbero essere contati questi due anni: capite bene che se si trattasse di due anni a partire dall’apertura delle indagini, mai sarebbe possibile terminare un procedimento che sia uno (ucci, ucci, sento odor di Ghedinucci…).
L’obiezione naturale a questi rilievi me la faccio da solo: eh, ma i processi nel nostro paese durano troppo! Una norma che riduca i tempi tecnici ad una scadenza prefissata (ma non c’era già la prescrizione?) potrebbe servire a rendere più laboriosi i famigerati fannulloni tanto cari a Brunetta!
Giusto, almeno in teoria: ma qui entra in gioco la questione “Italia 2009”. Che poi è la questione delle nozze coi fichi secchi: va bene sveltire la burocrazia (senza renderla inefficiente più di ora, però), ma come pretendere di ottenere giudizi più rapidi semplicemente imponendoli? E chi paga i cancellieri, la carta, un aumento di magistrati per le sedi carenti? E come si pretende di informatizzare la pubblica amministrazione quando si negano investimenti per la banda larga? Immaginate: nel tribunale tutti in rete tra di loro, documenti pronti in un battibaleno, migliaia di fogli raccolti in un bel Pdf. Poi tocca mettere tutto in una chiavetta usb e chiamare Ciro il fattorino che la recapiti alla locale caserma dei carabinieri (o viceversa).
novembre 4th, 2009 § § permalink
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la settimana nel Belpaese
Notizie dalla cisalpina: Mentre le truppe progressiste, nascoste nelle loro ridotte tra i boschi, ancora attendono dispacci per capire chi saranno i nuovi capoccia locali, sulle spoglie della Gallia Cisalpina si fronteggiano –ormai quasi in campo aperto- i sedicenti alleati PDL e Lega. Apparentemente, terreno di scontro sono i fondi per la sicurezza: la Lega, forse risvegliata dal flop delle ronde, si è accorta (bontà sua: ma fino ad oggi dove stavi, Bobo?) dei tagli alle forze dell’ordine. Maroni minaccia quindi di votare con l’opposizione. In realtà si tratta di stabilire quale vessillo dovrà sventolare sulla pianura padana nei prossimi 5 anni: otterranno i leghisti di candidare Cota in Piemonte e Zaia in Veneto? Berlusconi riuscirà a dissuadere Galan dal farsi una lista tutta sua, che rimetterebbe clamorosamente in corsa il pur derelitto PD (alle regionali non c’è doppio turno)? Ecco tutto: è una questione di predominio nel territorio. Non a caso giunge l’ennesimo rinvio del vertice a tre che avrebbe dovuto sancire le candidature in vista delle regionali di marzo.
Il governo del (non) fare: Un tempo i biografi dei potenti si chiamavano Tacito o Plutarco: oggi abbiamo Bruno Vespa. Le ultime anticipazioni da questo ”Donne di cuori” che, quasi si vergognasse di venire alla luce, non esce mai danno un Berlusconi sempre più voglioso di riforme che aumentino i poteri del presidente del consiglio: sarebbe molto interessante sapere cosa se ne farebbe, visto come non riesce a gestire nemmeno quel poco che ha (nonostante, in teoria, tutti gli alleati si dichiarino compatti come non mai). Mentre sui famosi problemi del paese le risposte latitano, sulle questioni marginali il centrodestra marcia unito: non toglieteci i crocifissi dalle aule (tanto cadranno da soli con l’intonaco, tra poco)! Toglieteci piuttosto posti di lavoro e borse di studio, che non protesteremo! Il cardinal Bertone ringrazia: per una volta con una battuta, invece che con le solite litanie sulla decadenza morale (“questa Europa del terzo millennio ci lascia solo le zucche delle feste recentemente ripetute e ci toglie i simboli più cari”).
Vacanze romane: il Parlamento non può lavorare per “mancanza di copertura finanziaria”: è inutile legiferare, tanto non ci sono i soldi per mandare a regime le eventuali nuove norme. Quindi: Montecitorio è chiuso per fallimento.
L’arte di arrangiarsi: Aspettando le nuove carceri, costruite con le maestranze schiavizzate sul modello l’Aquila, ci si arrangia come si può per svuotare quelle attuali: la politica fa il suo con la prescrizione breve; le forze dell’ordine collaborano moltiplicando le misteriose cadute dalle scale; i detenuti si adeguano togliendosi di mezzo da soli.
ottobre 29th, 2009 § Commenti disabilitati § permalink
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Cosa succede in Italia? Qual è lo stato di salute del nostro paese? Viaggiamo verso una stentata ripresa o siamo ancora nel pantano della crisi? E
chi ci governa sa quel che fa? A queste domande io non so rispondere, posso al massimo segnalare alcuni fatti emblematici.
La polizia scende in piazza contro i tagli del governo, la Brunetta e le ronde -che, per inciso, raccolgono pochi volontari: sarà colpa del freddo, forse non immaginavano che a presidiare il territorio tocca andarci anche sotto la neve.
I carabinieri, più creativi, cercano di raggranellare soldi per le volanti con mezzi spicci e contributi non del tutto volontari: hanno imparato da Corona, il quale infatti si è un po’ risentito e avrebbe voluto almeno i diritti sul metodo.
Berlusconi si è cuccato la scarlattina: ci dicono una forma lieve, ma deve avere una febbre ben alta per essere intervenuto a Ballarò ancora sui giudici comunisti (il comunista di questa volta ha condannato Mills ieri, ma due anni fa aveva assolto Silvio sulla faccenda Sme).
Irap giù, Irap su: non appena tornati tutti amiconi con Tremonti, sembrava fatta per l’abolizione dell’odiata tassa. Ora il ministero dell’Economia fa sapere che non ci sono i soldi. Nuovo pellegrinaggio ad Arcore in vista.
La riforma dell’Università si farà con i fondi ottenuti grazie allo scudo fiscale: per dire quanto ci contino, alla riuscita della cosa. Senza contare che due settimane fa Tremonti sosteneva una cosa differente: «I fondi dello scudo fiscale saranno destinati innanzitutto a finanziare il 5 per mille»(ovvero il no profit).
Perfino il Corriere ha notato che all’Aquila la ricostruzione del centro storico non è mai iniziata: Bruno Vespa busserà a Palazzo Chigi per chiederne conto?
A proposito di Bruno Vespa: in questi giorni, dalle “anticipazioni” sul suo ennesimo ultimo libro, abbiamo appreso nell’ordine: che Rutelli lascia il PD; che Veltroni ritiene un suicidio il “rifluire nel socialismo”; che Bersani pretende un rapporto civile con Berlusconi; che lo stesso Berlusconi non vuole elezioni anticipate nel Lazio. Neanche Nostradamus sarebbe stato in grado di prevedere i fatti con tanta lungimiranza: chissà se nel libro ci trovo anche l’anticipazione sui numeri del superenalotto della settimana prossima.