Della Gioconda desnuda e di titolisti spericolati

novembre 17th, 2009 § Commenti disabilitati § permalink

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Ci hanno ricamato sopra in tutte le salse, su quello stramaledetto sorriso (che magari era solo l’esito di una paralisi a frigore del facciale); ci hanno perfino appiccicato sopra la foto di Leonardo in persona, per vedere se combaciava (e vai di teorie psicotendenziose sull’omosessualità repressa).

Quando uno storico dell’arte si sveglia mal girato e svogliato, è la volta che pensa ad un libro sulla Gioconda: si mette di buona lena, trova un documento incredibilmente rimasto per secoli a far da fermaporta in una qualche biblioteca del Chiantishire, costruisce una nuova e mirabolante teoria –meglio se nel filone complottardo da seguace di Dan Brown (pensate cosa ci hanno tenuto nascosto fino ad oggi! E loro sapevano, sapevano tutto!). 

Siamo dunque qui a commentare un altro di questi studi, in attesa di sapere cosa ne pensano quelli di Voyager. La cosa è semplice e financo banale, nel suo squallore: uno di quei sordidi accidenti  familiari che soli immaginiamo possibili nelle pieghe più estreme delle faccende della dinastia Forrester, mentre evidentemente potevano accadere pure nella colta Firenze del Rinascimento.

E allora, signore e signori: il segreto indicibile della Gioconda è che aveva una gemella nuda! Ebbene sì, nuda!

Svergognata!

Leggete coi vostri occhi:

screenshot.6

Uh, ma chi l’avrebbe detto mai: una signora così per bene, così a modo. Con un portamento, poi! Mica come quell’altra spagnola senza pudore che piaceva tanto a Goya, la Maja: quella sì, tutta desnuda!

 

Bloggheria

novembre 15th, 2009 § 3 comments § permalink

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I tormenti di un giovane blogger

“Si no te sa, tasi!”, si dice da queste parti. Se non sai, taci. Saggezza popolare che, a darci retta, condurrebbe a chiudere la maggior parte dei blog (compreso questo). Perché, insomma, i blog sono l’apoteosi della tuttologia applicata e del giudizio apodittico su questioni per cui un Montaigne avrebbe magari versato botti di inchiostro. Volendo riassumere all’osso, mi pare che nella blogosfera si vivacchi molto sul latino hic et nunc: il commento arguto, la frecciatina che inchioda il fatto del giorno, un certo accanirsi sulla carogna di giornata. Ci sfoghiamo, insomma. Forse è il mezzo che chiama alla brevità, forse è il pubblico che vuole il mordi e fuggi. Ripeto, mi ci metto in mezzo totalmente: ogni volta che lancio un pezzo nella rete, sento l’amarezza per la piccineria delle analisi che riesco a produrre.

dblog2_Cosiddetta-Saffo-Pompei-33323 Prima di pronunciarsi su di un argomento, bisognerebbe averlo ben ruminato: ci vogliono tempo, pazienza e silenzio. Leggi e rifletti, osservi e fai esperienza fino a costruire l’edificio di un ragionamento che si possa paragonare almeno ad una palafitta, primitivo ma abbastanza stabile da non rovesciarsi per un po’ di mare grosso.

E comunque pure dopo questo lungo ruminare alle volte ti sbagli.

E comunque non puoi mai sapere quando sarà “una di quelle volte”.

Perché la verità è un caleidoscopio di opinioni che osserva il reale, a sua volta un caleidoscopio di eventi di cui possiamo cogliere tutt’al più le tendenze generali: vince chi approssima meglio –alle volte per ragioni puramente stilistiche.

Ma forse basta non prendersi troppo sul serio.

 

P.S.: le mie scuse a Mr Montaigne per averlo coinvolto in questo post.

 

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Storie di oggi e storie di ieri

novembre 13th, 2009 § Commenti disabilitati § permalink

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cadecc Forse guidato da un’occulta regia o forse per caso, l’altra sera (seppur con una certa fatica) mi sono sciroppato “Cadaveri eccellenti”, film girato nel 1975 da Francesco Rosi. Tratta dal romanzo breve di Sciascia Il contesto, la pellicola racconta la difficile e tragica indagine dell’ispettore Rogas su una serie di omicidi di magistrati non propriamente senza macchia, in un paese immaginario (che ovviamente è il nostro) intriso di corruzione e tensioni sociali, al limite del colpo di stato. Si tratta di un affresco crudo e verboso (come tipico dei film di Rosi, peraltro), ma credibile, di quel che doveva essere l’Italia degli anni ‘70. Più che una vicenda, vuole dunque descrivere “il contesto”   -senza possedere, purtroppo, la bellissima lingua e l’ironia arguta che rendono il libro da cui è tratto tutta un’altra esperienza.

Ebbene, in una delle prime scene, dopo la macabra introduzione nella cripta dei Cappuccini di Palermo, il primo dei diversi funerali che costellano la vicenda ed  una panoramica su cumuli maleodoranti di rifiuti ammassati per strada, assistiamo al colloquio tra l’ispettore Rogas  e il sindaco della città. Quando l’ispettore mostra al politico un volantino degli spazzini in sciopero, il sindaco si alza,  apre la finestra del suo studio e mostra la piazza antistante, gremita di scioperanti che agitano scope e corna al suo indirizzo. Poi prorompe:

“Li ha sentiti? Questi non scioperano per i soldi! Questi…vengono qui tutti a lavorare con le automobili! Stanno impestando la città di colera soltanto per fottere me!”

Cadaveri_eccellenti(Rosi,1975)[Xvid,MP3,ita]HoHoHo.avi_000708640 Cadaveri_eccellenti(Rosi,1975)[Xvid,MP3,ita]HoHoHo.avi_000748480

 

Trentaquattro anni dopo, questo è quanto:

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Dal Corriere:

Emergenza rifiuti nel palermitano, i sindaci scendono in piazza

Da Repubblica:

Palermo assediata dai rifiuti, decisa la chiusura delle scuole

 

Che futuro ci possiamo attendere, in un paese dove il presente non scolorisce mai e il passato è sempre stretta attualità?

 

 

Ucci ucci, sento odor di Ghedinucci…

novembre 11th, 2009 § Commenti disabilitati § permalink

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Ricetta del giorno:

Prendete una norma di apparente semplicità e condivisibile largamente, applicatela ad uno stato con le tasche sempre più vuote…voilà, la prescrision c’est là…

Il processo più breve è, a ben vedere, quello che non si celebra affatto: così, zero è la somma algebrica data dalla legge in discussione da oggi al senato sulla durata breve dei processi e dalla situazione della giustizia in Italia nel 2009. Vediamo perché.

Alacremente preparato questa notte (secondo Bonaiuti) da indefessi peones della maggioranza (visualizzate immagini di camicie spiegazzate e sudate, cestini ricolmi di mozziconi, fogli accartocciati e bicchierini da caffè), il provvedimento sul “processo breve” sarà in aula già oggi: spiace non rilevare la stessa rapidità (è di appena 24 ore fa l’incontro-rissa chiarificatore tra Berlusconi e Fini) per provvedere ai malati di SLA in sciopero della fame da giorni.

Comunque, il provvedimento stabilisce, per i reati la cui pena prevista sia inferiore ai 10 anni, che i tre gradi di giudizio non possano richiedere più di 6 anni: 2 per il primo grado, 2 per l’appello, 2 per la Cassazione. Tutto questo solo per gli incensurati: e già non si capisce perché uno dovrebbe aver diritto ad un processo più rapido solo in quanto non è mai stato condannato prima. In aggiunta non è stato chiarito da quando dovrebbero essere contati questi due anni: capite bene che se si trattasse di due anni a partire dall’apertura delle indagini, mai sarebbe possibile terminare un procedimento che sia uno (ucci, ucci, sento odor di Ghedinucci…).

L’obiezione naturale a questi rilievi me la faccio da solo: eh, ma i processi nel nostro paese durano troppo! Una norma che riduca i tempi tecnici ad una scadenza prefissata (ma non c’era già la prescrizione?) potrebbe servire a rendere più laboriosi i famigerati fannulloni tanto cari a Brunetta!

Giusto, almeno in teoria: ma qui entra in gioco la questione “Italia 2009”. Che poi è la questione delle nozze coi fichi secchi: va bene sveltire la burocrazia (senza renderla inefficiente più di ora, però), ma come pretendere di ottenere giudizi più rapidi semplicemente imponendoli? E chi paga i cancellieri, la carta, un aumento di magistrati per le sedi carenti? E come si pretende di informatizzare la pubblica amministrazione quando si negano investimenti per la banda larga? Immaginate: nel tribunale tutti in rete tra di loro, documenti pronti in un battibaleno, migliaia di fogli raccolti in un bel Pdf. Poi tocca mettere tutto in una chiavetta usb e chiamare Ciro il fattorino che la recapiti alla locale caserma dei carabinieri (o viceversa).

 

Panorama italiano III

novembre 10th, 2009 § Commenti disabilitati § permalink

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Il futuro che non arriva: Tabacci lascia l’UDC? Di nuovo? E quando c’era rientrato, il figliuol prodigo? Io ero rimasto alla prima fuga, quella della “Rosa Bianca”. Stavolta andrebbe con Rutelli, il che lo porterebbe a ritornare, di nuovo ma da fuori, a Casini. Mentre Rutelli è uscito dal PD, ma del suo ex vuol rimanere amico per costruire un’alternativa al centrodestra: il che lo porterebbe a ritornare, di nuovo ma da fuori, a Bersani. Tutte queste manovre paiono patetici bisticci su chi trova il posto più al centro nel centro: mi dicono invece sia politica vera, quella alta e nobile. Chiedersi quali risultati concreti per il paese abbiano prodotto in questi ultimi anni le fibrillazioni anarco-centriche (che io ricordi, giusto la porcheria di legge con cui votiamo il parlamento) sarebbe fare un torto alla grande intelligenza politica di Casini e soci: loro guardano sempre oltre, al futuro. Che colpa ne hanno se il futuro non arriva mai?

 

I devoti di San Euro: Credo che Tremonti, nel chiuso della sua stanza più segreta, abbia un altarino con l’effigie di Romano Prodi che ostende la moneta unica: nei momenti tragici, è sempre San Euro a lanciare un salvagente al nostro paese. Ricordate l’incredibile sorpasso della settimana scorsa ai danni della perfida Albione? L’Italia “sesta potenza economica, sorpassata la Gran Bretagna”? Sembrava una fesseria, nevvero? Beh, si dà il caso che lo fosse.  Tutto è legato al fatto che il Pil inglese è espresso in sterline, quello italiano in Euro: la famigerata crisi ed il deprezzamento della moneta britannica sulla divisa europea hanno fatto il resto.  In quell’occasione, un Tremonti gongolante ha sentenziato che “il tempo è galantuomo”. Chissà se lo pensa ancora, dopo l’uscita dei dati sulla produzione industriale di settembre: Italia –5,3%, peggiore risultato da quando è iniziato il rilevamento di questo parametro.

 

A quando i cadaveri ammucchiati lungo la via? Non seguo la tg-soap Studio Aperto –beh, solo alle volte, per diletto masochista- ma, se conosco i miei polli, scommetto che han sostituito gli stucchevoli collegamenti sul meteo dalle grandi città italiane con analoghi bollettini sui morti dell’influenza suina. E’ un andazzo molto comune, intendiamoci: però per queste cose quelli di Italia 1 hanno una marcia in più. Pare incredibile, ma fanno meno notizia alluvioni e colate di fango che un po’ di gente a letto con la febbre.

 

Iniziative culturali: Fece storia televisiva, qualche anno fa, la serie di letture della Divina Commedia Gassman legge Dante. Visto che è il ministro della Cultura, Sandro Bondi non ha voluto essere da meno. Dal sito del PDL:

screenshot.5

 

Crucifige!Tutta ‘sta caciara per difendere “il crocifisso” nelle aule scolastiche è deprimente: sindaci che lo infilano dovunque (ai bagni pubblici sono già arrivati?), tabelle stradali che invece di segnalare gli ingorghi dipingono la croce, gente che vuole piazzare l’immagine del Papa al posto di quella di Napolitano. Poi vai a vedere e ti accorgi che i difensori dell’icona sacra sono quelli stessi che promuovono leggi per privare i senza tetto delle panchine, che vogliono “censire gli islamici,” che vorrebbero bombardare i migranti. Allora ti domandi se il Crocifisso sia più presente quando pubblicamente appeso al muro o quando nascosto (ma vivo) nel cuore delle persone. 

 

Giovanardi e gli inciampi istituzionali

novembre 9th, 2009 § Commenti disabilitati § permalink

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Che Giovanardi non sia una cima, è cosa nota; che il suo campo d’azione preferito sia la lotta alla tossicodipendenza, è cronaca; che in questa pur lodevole lotta sia riuscito a produrre solo danni collaterali e zero risultati concreti è storia. Perciò non con sorpresa, ma con costernata rassegnazione accolgo, ad ennesima conferma della sommaria analisi appena svolta, certe sue dichiarazioni di oggi su Stefano Cucchi:

«Stefano Cucchi era in carcere perché era uno spacciatore abituale. Poveretto è morto, e la verità verrà fuori come, soprattutto perché era 42 chili. […] La droga ha devastato la sua vita, era anoressico, tossicodipendente, poi il fatto che in cinque giorni sia peggiorato, certo bisogna vedere come i medici l’hanno curato. Ma sono migliaia le persone che si riducono in situazioni drammatiche per la droga, diventano larve, diventano zombie: è la droga che li riduce così».

Se questo voleva essere uno spot contro la droga, è riuscito malissimo: probabilmente la tossicodipendenza aveva ridotto Stefano Cucchi una larva, ma questo non giustifica il modo in cui è morto. Sembra quasi certo che sia stato picchiato (o per lo meno aiutato a cadere dalle scale); in ogni caso è stato curato poco e male, soprattutto dal punto di vista psicologico (potete trovare online  la documentazione sanitaria dei suoi ultimi giorni: il ragazzo non collaborava e rifiutava l’idratazione, sarebbe stato necessario consultare i parenti e almeno uno psichiatra); alla fine è morto di stenti.

Poveretto, è morto: ma che volete, era un tossicodipendente, era uno spacciatore. Se l’era un po’ cercata: ragazzi, mi raccomando, non drogatevi!
Grazie, onorevole Giovanardi.

update, 11 novembre: siamo lieti di poter rilevare che Giovanardi si è scusato per le parole inopportune di due giorni fa.

Panorama italiano II

novembre 4th, 2009 § 1 comment § permalink

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la settimana nel Belpaese

Notizie dalla cisalpina: Mentre le truppe progressiste, nascoste nelle loro ridotte tra i boschi, ancora attendono dispacci per capire chi saranno i nuovi capoccia locali, sulle spoglie della Gallia Cisalpina si fronteggiano –ormai quasi in campo aperto- i sedicenti alleati PDL e Lega. Apparentemente, terreno di scontro sono i fondi per la sicurezza: la Lega, forse risvegliata dal flop delle ronde, si è accorta (bontà sua: ma fino ad oggi dove stavi, Bobo?) dei tagli alle forze dell’ordine. Maroni minaccia quindi di votare con l’opposizione. In realtà si tratta di stabilire quale vessillo dovrà sventolare sulla pianura padana nei prossimi 5 anni: otterranno i leghisti di candidare Cota in Piemonte e Zaia in Veneto? Berlusconi riuscirà a dissuadere Galan dal farsi una lista tutta sua, che rimetterebbe clamorosamente in corsa il pur derelitto PD (alle regionali non c’è doppio turno)? Ecco tutto: è una questione di predominio nel territorio. Non a caso giunge l’ennesimo rinvio del vertice a tre che avrebbe dovuto sancire le candidature in vista delle regionali di marzo.

Il governo del (non) fare: Un tempo i biografi dei potenti si chiamavano Tacito o Plutarco: oggi abbiamo Bruno Vespa. Le ultime anticipazioni da questo ”Donne di cuori” che, quasi si vergognasse di venire alla luce, non esce mai  danno un Berlusconi sempre più voglioso di riforme che aumentino i poteri del presidente del consiglio: sarebbe molto interessante sapere cosa se ne farebbe, visto come non riesce a gestire nemmeno quel poco che ha (nonostante, in teoria, tutti gli alleati si dichiarino compatti come non mai). Mentre sui famosi problemi del paese le risposte latitano, sulle questioni marginali il centrodestra marcia unito: non toglieteci i crocifissi dalle aule (tanto cadranno da soli con l’intonaco, tra poco)! Toglieteci piuttosto posti di lavoro e borse di studio, che non protesteremo! Il cardinal Bertone ringrazia: per una volta con una battuta, invece che con le solite litanie sulla decadenza morale (“questa Europa del terzo millennio ci lascia solo le zucche delle feste recentemente ripetute e ci toglie i simboli più cari”).

Vacanze romane:  il Parlamento non può lavorare per “mancanza di copertura finanziaria”: è inutile legiferare, tanto non ci sono i soldi per mandare a regime le eventuali nuove norme. Quindi: Montecitorio è chiuso per fallimento.

L’arte di arrangiarsi: Aspettando le nuove carceri, costruite con le maestranze schiavizzate sul modello l’Aquila, ci si arrangia come si può per svuotare quelle attuali: la politica fa il suo con la prescrizione breve; le forze dell’ordine collaborano moltiplicando le misteriose cadute dalle scale; i detenuti si adeguano togliendosi di mezzo da soli.

 

 

Dalla parte del consumatore?

novembre 3rd, 2009 § 1 comment § permalink

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Dunque: vi chiamate pomposamente “Altroconsumo” e fate pertanto gli alternativi per definizione. Dovreste essere l’estremo baluardo per il consumatore smarrito nella disfida contro le marche cattive. Nella vostra rivista dovrei trovare le risposte per difendermi dalle clausole scritte con inchiostro simpatico e dalle famigerate attivazioni non richieste dei gestori di telefonia.

Ma come potete chiedermi fiducia quando mi fate recapitare a casa (a proposito: quando mai vi ho chiesto nulla, io?) le classiche lettere con le proposte che non può rifiutare? Quelle da cui risulterei sorteggiato per una straordinaria offerta che include grossi sconti sull’abbonamento, più una vagonata di gadget tecnologici (chiaramente scopiazzature cinesi di prodotti molto blasonati) dalla evidente mediocre qualità? E quando, per nulla scoraggiati dal mio pur eloquente silenzio, ci riprovate  con una nuova missiva in cui mi rammentate come ancora per poco tempo potrà usufruire (io e io solo! che fortunato…) di queste strepitose condizioni con cui siete venuti a me? Cosa direste se, avendo ordinato al ristorante “purea di grano con crema di latte in fiocchi,” vi portassero semolino al parmigiano?

Fossi in voi, rivedrei quanto meno la politica di marketing. Questi mezzucci li usava già negli anni ‘80 quella piovra delle cassette postali incustodite che risponde al nome di Club degli Editori: la quale  -ero giovane!- allora mi fregò , ma almeno mi rese più scafato.

 

Prehistorical Graffiti (l’informazione scientifica in Italia)

ottobre 30th, 2009 § Commenti disabilitati § permalink

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valcamonica_5a Dall’ultimo numero (30 ottobre 3009 a.C.) di Prehistorical Graffiti, rivista di informazione e cultura rupestri, pubblicata su roccia a partire dall’ultimo Neolitico:

 

C’è ancora grande scalpore nel villaggio dopo lo strano pomeriggio di ieri. Uno stimato membro della comunità, il professor Kraniuth, aveva convocato nello spiazzo di fronte all’altare dei sacrifici tutta la popolazione, per mostrare una sua nuova scoperta: uno strano arnese di forma rotonda, di pietra (ça va sans dire), che faceva muovere sul terreno con la spinta delle braccia. Secondo Kraniuth questa cosa, che lui diceva aver chiamato “masso rotante”, sarebbe potuto servire in moltissimi modi diversi: addirittura  per il trasporto di persone. La gente raccolta per l’evento era divisa: alcuni trovavano l’idea molto originale e innovativa, ma altri ponevano dei dubbi. Ad un certo punto, dalla sua spelonca, è uscito come una furia Mink-Hion, lo stregone, urlando come un ossesso che quel nuovo strumento sarebbe stato la fine del nostro villaggio. “Ma come” – ha attaccato – “non vi ricordate cos’è successo quando Kraniuth se n’è uscito con quell’arnese a punta?” “Beh” –ha risposto qualcuno- “ora possiamo cacciare più animali e mangiamo di più.” “Però” – ha aggiunto un altro – “c’è stata un’impennata di furti a mano armata nelle grotte!” “Appunto –ha allora rincarato la dose Mink-Hion- “queste invenzioni portano scompiglio e depravazione! Vedrete poi, quando tutti avranno uno di questi arnesi rotanti,  quanti ci resteranno schiacciati sotto! E pensate al rumore e al traffico, qui nella piazza, se molti se ne usciranno tutti insieme sul loro masso rotante!” A queste parole, la gente del villaggio rimase sulle prime stranita e dubbiosa: poi, però, il grande prestigio dello stregone ebbe la meglio e tutti chiesero a Kraniuth di far scomparire per sempre quell’arma maledetta.

(Skrib-Ak-Kin per Prehistorical Graffiti, 30 ottobre 3009)

 

Lo stato dell’informazione scientifica in Italia è più o meno fermo all’età della pietra. A partire dalle vicende dell’influenza suina, di cui tutti i giornali si occupano senza capirci niente, al modo con cui è stato trattato il resoconto dell’articolo apparso su Nature che prospetta la possibilità di ottenere gameti da cellule staminali (per ora embrionali, presto si spera da cellule della pelle). Secondo i nostri giornali, si stanno per fabbricare (letteralmente!) figli senza padre nè madre.

Ora, basterebbe ricordare che si parla di cellule germinali, di gameti (spermatozoi, quelli con la codina; e ovociti, quelli grossi e tondi): ovvero dei precursori dello zigote, la cellula fecondata dalle cui divisioni origina l’embrione. Quindi niente bambini artificiali, semmai gameti. Inoltre, queste cellule progenitrici da qualcuno dovranno pur essere ottenute: quindi, niente bambini senza genitori.

Ulteriori studi potrebbero garantire, in un futuro non credo così vicino, dei figli propri a coppie altrimenti sterili. Questo è quanto, depurato delle teorie e dalle accuse di deriva culturale che vengono perfino da genetisti di rango come Dallapiccola (il quale stravolge, per ragioni sue di fede, la ricerca di Nature).

 

 

Forse trovate questo pezzo anche qui su Metilparaben.

Noi, vedove (allegre) di Rutelli

ottobre 30th, 2009 § 1 comment § permalink

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…è tempo di migrar

Dell’elezione di Bersani, la conseguenza più notevole sembra ad oggi l’abbandono di Rutelli (mentre Paola Binetti resta: trattenete gli entusiasmi, prego). La sua caduta al centro, iniziata in illo tempore dalle scoscese vette del Partito Radicale, più che una parabola sembra una spirale in avvitamento verso Casini: ma non è detto finisca lì. Magari tra 10 anni ci troveremo un Rutelli aspirante leader del centrodestra e tra 20 delfino di Storace. E’ un po’ il destino dei figli spirituali di Pannella: guardate Capezzone, poveretto. La prova che il detto “si nasce incendiari, si muore pompieri” sarà pure abusato, ma è vero.

Quel che vorrei domandare a Rutelli, almeno da quando ha cominciata questa via crucis, è perché mai non sia sceso in lizza per la segreteria del PD: insomma, sei uno dei soci fondatori, hai corso contro Berlusconi nel 2001, ci sono molti pronti ad appoggiarti. Credi che la linea del partito sia sbagliata: bene, quale occasione migliore delle primarie per tentare di raddrizzarla? E non vale l’obiezione del “tanto avrebbe comunque vinto Bersani”: Marino ha preso solo il 15%, però con la sua candidatura ha inciso molto profondamente nel definire i temi della campagna elettorale e nel far discutere questioni che altrimenti sarebbero rimaste ai margini. Invece, niente: anzi, poche dichiarazioni, sempre critiche e con la continua minaccia dell’addio. Per queste anomale timidezza e ritrosia, credo, molti si sono fatti l’idea che tutto fosse in realtà già scritto da tempo e che la vittoria di Bersani fosse addirittura auspicata per poter meglio giustificare lo strappo.

Nasce dunque “Cambiamento e Buongoverno”: per ora è un manifesto firmato da pezzi da novanta della politica nostrana (tra gli altri Tabacci, Lanzillotta, perfino Cacciari). Tanto rumore, la solita convention con conferenza stampa, tanta buona volontà e tanta voglia di centro. Non si capisce, francamente, quali siano le prospettive: rifare la Margherita con un occhio alla DC? Puntare ad un’iniziale alleanza con il PD per poi sfondare a destra mangiandosi qualche pezzettino del PDL? Insomma, tornare a prima di Tangentopoli, alle alleanze variabili, al centro ago della bilancia?

Che si tratti di un cambiamento, nulla da eccepire (anche i gamberi si spostano); sul buongoverno, ecco, qualche riserva mi sentirei di avanzarla.

 

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