Le droghe, i farmaci, la confusione nella testa di Morgan – parte 1

febbraio 27th, 2010 § 1 comment § permalink

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Un po’ di storia

A margine dell’ultima puntata di Anno Zero dedicata al “caso Morgan”, mi preme chiarire alcune questioni terminologiche che potrebbero sembrare secondarie, se non fosse che sulla loro ambiguità si è avvitata tutta la discussione di ieri sera: alle volte le parole vengono stropicciate e trasformate dall’uso comune e si finisce per considerare intercambiabili termini che in realtà tali non sono. Con il risultato che ci troviamo a dover scegliere se parteggiare per le fesserie che sostiene Morgan o per quelle che sostiene Giovanardi, quando invece –se ci preme di comprendere un fenomeno che nasce con l’ebbrezza di Noè e viaggia nei secoli fino alle “nuove dipendenze” dei tempi nostri- dovremmo innanzitutto cercare di ascoltare e interpretare  il dolore degli altri.

Ma prima, un po’ di storia.

Le fesserie di Morgan: qualche settimana fa il cantante Morgan, uno che ama specchiarsi nell’immagine un po’ sgualcita del dandy di fine ottocento, rilascia un’intervista in cui, probabilmente senza comprendere pienamente l’enormità di quanto sta per dire, si lascia sfuggire di fare abitualmente uso di cocaina “come antidepressivo”. A suo parere, la sostanza funzionerebbe ottimamente, tanto che pure Freud l’avrebbe raccomandata con la stessa indicazione (conducendo così a morte un suo carissimo amico, ma transeat). Ovviamente, apriti cielo: inevitabile levata di scudi contro “l’apologia della droga”, esclusione del cantante dal festival di Sanremo e classica “puntata riparatrice” di Porta a Porta. La difesa di Morgan (un po’ debole, per la verità), ribadita anche da Santoro ieri, è che avrebbe affermato non che “la cocaina fa bene come antidepressivo”, ma che “fa bene a lui”; e comunque anche le benzodiazepine, che il medico può prescrivere allo stesso scopo (concetto molto opinabile, per la verità), sono droghe. A leggere (nemmeno tanto) tra le righe, io ci ho visto pure una rivendicazione dell’essere –in quanto artista- un diverso: uno per cui i canoni della massa non si possono applicare e che può dunque permettersi comportamenti (un po’ da maudit, un po’ francamente da mentecatto) che per gli altri sarebbero dannosi. Insomma: sì, fumo il crack, ma lo faccio con la consapevolezza e la capacità di controllare la situazione che mi viene dal mio status particolare. Ovvero la giustificazione di chiunque di noi cuccato in una situazione del genere (il tipico “smetto quando voglio, io”).

Le fesserie di Giovanardi: le parole di Morgan sono un’apologia della coca? La trasmissione di Santoro ha fatto sembrare la tossicodipendenza cosa buona e giusta? Per quel che  ho sentito, non direi proprio, se non altro per la presenza di diverse voci contro più lucide di Morgan (la Palombelli e l’ottimo Scurati, ad esempio), ma pure per questa frase dello stesso Morgan, colto improvvisamente da un attacco di modestia: “La realtà è che Morgan…sto potente…sto potere…comunicazione…cioè Morgan, ma fatelo cantare e suonare, cioè…basta. Questo è il suo lavoro. E’ quello dove, diciamo, quando c’ha voce, in cui eccelle: non nelle altre cose. Si è visto che non eccelle nelle altre cose. Lasciatelo vivere.” Insomma: non voglio insegnare niente a nessuno. Nascondere la testa sotto la sabbia, fare un gran polverone ogni volta che si affronta l’argomento, saper dire solo “ragazzi, non drogatevi: la droga uccide”, criminalizzare quella che a tutti gli effetti è una patologia (o un modo patologico di reagire ad un’altra patologia), serve unicamente ad andare a letto tranquilli la sera.

Bene, se siete riusciti a giungere fin qua, potete aspettare fino a domani per il seguito di questo post, in cui vorrei rispondere –dizionario alla mano- alle seguenti domande: la cocaina è un farmaco o è una droga? O tutte e due? Se fa così bene alla depressione, perché diamine non la usiamo tutti?

(continua qui)

Fuori dai denti

febbraio 20th, 2010 § 2 comments § permalink

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…non un post odontoiatrico

screenshot.9 Tanti anni fa, a viaggiare virtualmente nel corpo umano fu il prode Piero Angela. Ancora me lo ricordo mentre, novello Ulisse intrepido fin quasi alla temerarietà, balza come uno stambecco (e c’aveva 60 anni!) da uno dei giri cocleari all’altro per spiegare l’anatomia dell’orecchio interno. Allora il nobile scopo era farci letteralmente “vedere” i processi fisiologici nel loro immediato divenire, a partire dal funzionamento di un organo nel suo complesso fino a raggiungere il livello cellulare: un’opera di divulgazione di rara qualità e rigore scientifico.

Purtroppo la storia, secondo un noto aforisma di Carletto iomangioibambini (e non i gatti)  Marx, quando si ripresenta, lo fa sempre sotto forma di farsa: 1 capita così che l’epigono contemporaneo del buon Piero in questo viaggio meraviglioso sia nientemeno che l’uomo più lampadato d’Italia, Carlo Conti. Anche lui prestato alla pubblicità, anche lui prestato ad uno yoghurt dalle apparenti miracolose proprietà: che fortunatamente non sembrano riguardare la risoluzione dei problemi intestinali della Marcuzzi, altrimenti questo itinerarium in interiore corporis si sarebbe situato nei dintorni di quella che un altro spot definisce pudicamente “l’altra parte di te” (ah, il potere delle perifrasi!).  L’ennesimo latticino miracoloso è invece capace di “rinforzare le difese immunitarie” (addirittura): ed è per dimostrare scientificamente queste proprietà che il nostro abbronzato nocchiero ci invita, sornione, a seguirlo tra le fauci di un povero malcapitato giusto durante un assalto all’arma bianca da parte dei più temibili batteri del cavo orale (delle balle di sterpi?).

Non so cosa ne pensiate  voi, ma quando vedo Carlo Conti insinuarsi in quelle fauci virtuali, la mia segreta speranza è che la bocca ospitante sia colta da un improvvido, subitaneo spasmo di tosse (basterebbe anche uno starnuto, comunque)…

  1. da “Atlante delle citazioni usate per cattivi blogger: Volume 1 – Historia magistra vitae e altre fregnacce”

La dentiera d’oro

febbraio 13th, 2010 § Commenti disabilitati § permalink

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dente d'oro Quando ci riempiamo la bocca con le critiche al modello di Sanità a stelle e strisce e sosteniamo il (sacrosanto) tentativo di Obama di migliorare le cose in questo campo, rischiamo di dimenticare alcune pecche grossolane del nostro sistema:

PRESTITI PER IL DENTISTA - Uno su dieci dichiara di aver dovuto chiedere un prestito, per il dentista (la più alta voce di spesa medica essenziale, in media 1.533 euro su base annua), per le visite oculistiche e acquisto di occhiali e lenti a contatto. Il 50% di questi si è rivolto a un familiare, uno su tre alla banca. Chi decide di affrontare le spese comunque taglia su altre voci di spesa nel bilancio familiare. Il 40% del campione dichiara di aver rinunciato almeno una volta all’acquisto di capi d’abbigliamento. Più di uno su tre ha smesso di andare al cinema o al ristorante. Il 20% ha eliminato viaggi e vacanze.

Parafrasando un film di Nanni Moretti, “chi mangia male, vive male”…e muore prima: tanti anziani deperiscono e si ammalano semplicemente perché mancano loro i denti per mangiare cibi solidi e quindi assumere proteine a sufficienza. Pare una cosa banale, ma è un problema sanitario di considerevole importanza, certificato da diverse indagini delle Società di Nutrizione.   Perfino Silvio si era reso conto della stortura evidente e aveva tentato, qualche anno fa, di lucrare consenso con la promessa “più dentiere per tutti”. Come sempre per le proposte estemporanee, la cosa si fermò all’annuncio: forse costava troppo, forse danneggiava troppi interessi.

Una forza di sinistra, per quanto mi riguarda, dovrebbe gridare allo scandalo ogni giorno perché è stato permesso (quando, non lo so; da chi, nemmeno) di appaltare un’intera branca della medicina al settore privato: una branca che garantisce profitti altissimi, guarda caso. E fa specie pensare che, tra Pd e Rifondazione e cespuglietti vari di estrazione rosso-verde, mentre ci si scanna sulle questioni di principio, nessuno abbia mai trovato il tempo per elaborare uno straccio di idea sensata al riguardo.

 

 

 

Il sistema gelatinoso

febbraio 11th, 2010 § 5 comments § permalink

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guano Al di là della sussistenza o meno dei fatti addebitati a Bertolaso, 1 nel paese in cui il “nero” è sport nazionale e dove spesso i provvedimenti legislativi appaiono redatti già con in codice il trucchetto per gabbarli, l’impressione è che, su qualunque superficie si posi il piede, questo inevitabilmente è destinato a sprofondare in mezzo metro di guano.

Il che non costituisce affatto un problema politico –almeno se al termine “politico” attribuiamo quel senso squallido di “contesa tra mediocri per accaparrarsi prebende e posizioni di potere” cui siamo assuefatti- bensì un problema di etica pubblica e privata: ovvero, in fin dei conti e guardando più in profondità, un problema di cultura. Problema che ci coinvolge tutti, pertanto, e mette a nudo soprattutto la nostra incapacità di leggere questo tempo alla ricerca di modelli ed esempi meno facili di quelli proposti ad ogni angolo di strada: incapacità che non si può certamente pensare di risolvere con la semplificazione di un voto di condotta o di un’ora di religione nelle scuole, né tanto meno con ipocriti processi in diretta televisiva al “cattivo maestro” di turno.

 

  1. il “sistema gelatinoso” del titolo: fanno quasi concorrenza alle forze dell’ordine, quanto a definizioni strampalate…

Come capire che l’arte contemporanea…

febbraio 10th, 2010 § 1 comment § permalink

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…non fa per me

Stasera, in una tv locale, ci stava un mercante d’arte che proponeva quadri di un anziano maestro milanese: arte astratta, principalmente distese monocromatiche quasi uniformi. Qualche opera presentava tenui gradazioni sul tema principale: blu-azzurro-bianco, magenta-rosso e così via (cinicamente ho pensato che forse avrebbero dovuto far realizzare al maestro anche la maglia ufficiale dell’Italia per i mondiali sudafricani: certo gli sarebbe venuta meglio). Il venditore sapeva il fatto suo: s’è speso a lungo sulla questione del colore e sul significato che ha nell’arte astratta, leggendo perfino un bel passo di Kandinsky sull’uso del blu, del giallo e del verde. Ha citato Ungaretti (sì, esatto: la solita “m’illumino d’immenso”), per invitarci a non credere meno “artistica” una composizione solo perché semplice sul piano formale (in senso opposto facendosi sfuggire di non apprezzare molto, ad esempio, la Monna Lisa). Mentre gigioneggiava così lanciato tra arti visive e poesia e cominciava a tirarmi sempre più dalla sua parte, piroettando da cornice a cornice in un crescendo di acume critico, gli si è però parato di fronte un ostacolo insormontabile: l’opera più grande, al centro dello studio. Raffigurava una tela bianca (probabilmente dipinta di bianco). Allora si è fermato un momento, interdetto, prima di lasciarsi sfuggire un laconico e sconsolato:

“Beh, signori, questa non ci provo nemmeno a proporvela: perché voi, da lì, vedete solo una tela bianca”.

P. Manzoni - Acrome 1958  Sfortunatamente in sala era presente l’autore in persona, il quale si deve essere lievemente risentito perché è prontamente apparso in video, claudicante e ansimante, nel tentativo di argomentare a favore di questa opera negletta dal pubblico, tirando fuori Fontana e i suoi tagli e Manzoni con gli “acromes.”

Insomma, ha tenuto a rimarcare di non essere stato l’unico ad aver avuto l’idea delle tele lavate con dash. 

 

Gelmini maestra di taglio e cucito

febbraio 4th, 2010 § 6 comments § permalink

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Sono proprio commosso, amici cari. Oggi è nata la nuova “riforma epocale” della scuola superiore (di cui già avevo scritto qui, per chi volesse annoiarsi): in realtà, tutt’al più uno sforzo di riorganizzazione dell’esistente. Un’opera di taglio e cucito che mescola pezze di tessuti diversi (la vecchia seta Moratti, l’impalpabile lino Fioroni e perfino la grezza lana Berlinguer), per realizzare un patchwork di dubbio gusto e scarso valore culturale.

 portogruaro_porto_fluviale

Frattanto nel mondo reale, proprio qui a Portogruaro, capitano cose siffatte (da “il Gazzettino” di oggi):

 

Scuole senza soldi: studenti a casa

Scuole portogruaresi in ginocchio, genitori pronti a manifestazioni di protesta. All’istituto professionale Luzzatto si è svolto l’altra sera un vertice tra i dirigenti scolastici e i presidenti dei Consigli di circolo e di istituto di tutte le scuole del Portogruarese. Un primo faccia a faccia per capire come affrontare assieme la grave situazione finanziaria in cui versano tutte le scuole.[…]

 

In due parole, le scuole hanno pagato le supplenze dello scorso anno con i propri avanzi di cassa, in attesa di ricevere dallo Stato i contributi dovuti. Il quale Stato, venuto a conoscenza della cosa, ha semplicemente fatto questo ragionamento: bene, visto che i soldi li avevate già, io non ve ne do altri. Ah, poi:  per quest’anno vedete di risparmiare ancor di più. Ergo: niente supplenze, se non per le scuole “ricche”. E magari anche niente pulizie. 

Come questo possa coniugarsi con la millantata attenzione all’educazione dei nostri giovani  e con l’impegno a far sì che gli studenti italiani raggiungano i livelli di quelli europei, non arrivo a comprenderlo.

 

Brunetta e la pubblicità ingannevole

gennaio 24th, 2010 § 2 comments § permalink

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la nuova tariffa “You 4 Me” del Governo

ricchiepoveri Avete presente le pubblicità dei gestori telefonici, quelle che promettono “ADSL a 5 euro al mese”, “tutto senza canone”, “3 milioni di minuti gratis al mese verso tutti”? Quelle che poi, per capire veramente dove sta la fregatura della mega-offerta, devi andare a leggere con la lente d’ingrandimento le cosine scritte sull’angolo esterno del teleschermo o nelle insidiosissime “Note” occultate all’interno dei siti dei gestori? 1

Quelle apparenti inutili appendici, che in realtà celano il succo del messaggio, mi sono venute in mente oggi, allorché il portavoce del ministro Brunetta ha ritenuto necessario diramare una nota esplicativa di quanto asserito dal suo capo nel corso di Domenica In. 2

Nel prestigioso consesso pubblico, Brunetta aveva appena “lanciato” una nuova tariffa destinata ai “bamboccioni”: la “You 4 Me” . Niente di trascendentale, quasi tutti i gestori hanno una proposta simile nella loro offerta.  Questa la versione Brunetta:

Secondo me si deve agire sulle pensioni di anzianità, quelle che partono dai 55 anni di età. Facendo in questo modo si potrebbero trovare risorse che consentirebbero di dare ai giovani non 200 ma 500 euro al mese» ha spiegato il ministro, sottolineando che su questa proposta «è d’accordo anche il ministro Tremonti».

Si tratta di togliere ai meno poveri (i genitori), per dare ai poveri in canna (i figli): prendi 500 euro dalla pensione di papà e li consegni al giovane universitario per pagarsi la camera da fuori sede. La camera costa sempre 500 euro, ma vuoi mettere la soddisfazione di pagarla direttamente, invece di chiedere soldi a casa?

Subito dopo l’annuncio, sono venute le (dolenti) note (evidentemente i pubblicitari del Pdl si sono resi conto del rischio di una sanzione per pubblicità ingannevole): 3

«Qualsiasi intervento a favore dei giovani come i 500 euro di sgravi, detrazioni sugli affitti, borse di studio, prestiti d’onore, incentivi per autoimprenditorialità e altro, ipotizzati oggi dal ministro Brunetta su Raiuno, va realizzato, come ha ben precisato lo stesso ministro, senza aggravare in alcun modo il deficit di bilancio della spesa corrente». «Le risorse necessarie vanno quindi reperite intervenendo interamente sulle anomalie e sulle distorsioni del sistema pensionistico e di welfare che, come noto, dà troppo ai padri e quasi nulla ai figli». «Su questa e altre ipotesi a favore dei giovani il dibattito è aperto e il ministro Brunetta ne parlerà nei prossimi giorni con i competenti membri del Governo, a partire dai ministri Tremonti, Sacconi, Meloni e Gelmini».

  1. da leggere tutto d’un fiato: “offerta valida per i primi 6 mesi dall’attivazione di un contratto plurisecolare, soggetto al pagamento di una penale per rescissione anticipata pari al corrispettivo delle rate pendenti moltiplicate per il numero di peli del vostro cane”
  2. sebbene il luogo scelto dovrebbe già far dubitare della serietà delle proposte formulate
  3. da leggere, ancora, tutto d’un fiato

…che vadano a lavorare!

gennaio 21st, 2010 § Commenti disabilitati § permalink

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La meditata soluzione italiana alla dispersione scolastica

 

Pensa un po’ quanto è facile fare politica, a volte. Uno si immagina gli amministratori della cosa pubblica come persone studiose e meditabonde, magari ingobbite dal continuo consultare carte, dossier, rendiconti e codici. Perdinci! pensa il cittadino incolto, con le questioni epocali 1 che costantemente ingombrano i loro pesanti tavoli e le loro limpide menti, quanto studio!

E invece no: perché ora è giunto il governo Berlusconi. Quello che ha sempre la ricetta pronta per ogni emergenza: una piccola toppa qua, un po’ di arresti là, un bel piano epocale da varare. 2 Amici, la politica può essere colore e fantasia, brio e cene di gala, piccoli e semplici interventi che risolvono in un attimo (e per un attimo) questioni annose.

Seguitemi, allora: c’è un problema di dispersione scolastica? Ragazzi che non raggiungono l’obbligo formativo e lasciano la scuola prima dei 16 anni? E che in sovrappiù, siccome legalmente non possono lavorare, vengono impiegati in nero o stanno a casa a poltrire?  E che sarà mai: abbassiamo l’età per l’ingresso nel mondo del lavoro! A cosa serve un anno di scuola in più, in fondo: in Italia il sistema istruzione funziona già così bene, lo dicono tutti. Meglio entrare subito nella mischia: basta con questa storia dei lavori “che gli italiani non vogliono più fare”. Un ragazzo meno istruito è un ragazzo che sarà disposto anche ad impieghi  poco “professionalizzanti”: certo non avrà grandi prospettive avanti a sè, ma con i chiari di luna di questi tempi, meglio sapersi accontentare. Altrimenti, vogliamo tutti bamboccioni?

Dopo tutto, se un quindicenne va a raccattare arance nei campi a Rosarno, 3 a cosa gli serve saper far di conto? Se non si fida dei soldi che gli allunga il caporale di turno, può sempre chiedere aiuto a compagni di lavoro più istruiti (magari a quello senegalese, che sa inglese e francese e al paese suo faceva il maestro).

 

  1. tipo, chessò, l’immigrazione: roba di cui nemmeno i fantasmagorici “antichi romani” erano riusciti a venire a capo, con tutto che menavano come fabbri
  2. e da varare nuovamente quando la gente si è scordata del precedente: vedi scuola, carceri, giustizia
  3. con drastica riduzione del problema dell’immigrazione irregolare: ma vi rendete conto che vista lunga, quei che ne comanda?

Faccetta Creola (Bertolaso s’avvicina)

gennaio 21st, 2010 § Commenti disabilitati § permalink

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Bertolaso Oggi il prode Bertolaso parte per miracol mostrare in quel di Haiti: coordinerà. Cosa, non si sa: ma intanto va. La popolazione della vecchia Hispaniola, pesantemente fiaccata dall’ira di Madre Natura ma non ancora doma, tiene gli occhi puntati al cielo, in trepida attesa: ognuno vuole potersi vantare, un giorno, di essere stato il primo ad avvistare il nuovo Colombo.

Frattanto, il dinamico duo Apicella-Bondi ha già preparata la canzone che celebrerà nei secoli a venire l’Evento: si vocifera verrà inserita a sorpresa nel programma del festivàl (come diceva il compianto Mike) di Sanremo, tra Povia e l’accoppiata Pupo-Emanuele Filiberto (in un ideale Trittico della Nuova Italia).

La canzone si chiamerà Faccetta Creola. Ecco, in esclusiva per Paleozotico, il testo del ritornello:

Faccetta Creola

Faccetta creola, bell’haitina
Aspetta e spera, Bertolaso si avvicina!
Quando saremo insieme a te,
noi ti daremo il nostro Silvio quale Re.

 

P.S.: Non ce l’ho con Bertolaso, che il suo mestiere pare saperlo fare. E’ che non sopporto la propaganda.

 

San Gennaro e le pensioni di invalidità

gennaio 17th, 2010 § Commenti disabilitati § permalink

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la satira della domenica

Il guaio di questa società secolarizzata è che non sa più accogliere la manifestazione del Divino nella vita di tutti i giorni, ma impone di razionalizzare ogni evento e di vedere il male anche laddove invece è la vera Fede, quella che sposta le montagne. 1

Così, invece di acclamare per le strade il nome di San Gennaro che, evidentemente, aveva fatto ‘o miracolo di ritornare la vista a 53 ciechi2 i tutori della legge (ormai tarlati fin nelle midolla dal verme illuminista) si limitano ad ipotizzare fantasiose truffe ai danni dello Stato.

Non ci credete? Ma leggete dunque da voi stessi:

Napoli: falsi ciechi che leggevano il giornale

Che dire? Tutt’al più, possiamo biasimare questi fratelli fortunati per non aver subito annunziato pubblicamente l’evento miracoloso; ma, ditemi voi, con i tempi che corrono a chi non farebbe comodo una pensioncina d’invalidità?

Insomma, San Genna’: siete sicuro di avere fatto o’ miracolo nel giusto verso? Non era meglio lasciarli ciechi e mandar loro un assegno più ricco?

 

  1. o ti fa ottenere un falso certificato di invalidità
  2. e ditemi voi quale oculista possa vantare tali risultati non dico in un anno, ma nella sua intera carriera
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