Immigrazione o lotta di classe?

gennaio 8th, 2010 § 5 comments § permalink

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…W la pappa-pappa col popo-popo-popo-pomodoro

 

Negli ultimi giorni dotti editoriali delle firme più prestigiose ci spiegano dal Corriere i guasti dell’immigrazione in Italia e dell’integrazione a tutti i costi tra culture, suggerendoci che senza il lassismo di certa sinistra e di quei preti cattocomunisti che non capiscono nulla della nostra società, non ci troveremmo a questo punto: ci vuole più rigore, insomma. Curiosamente, costoro sono gli stessi che ci bacchettano aspramente per come non difendiamo i valori cristiani e occidentali nei confronti del mondo islamico: evidentemente non ritengono accoglienza, tolleranza e solidarietà umana parte di questi fantomatici valori occidentali. Pazienza: sicuramente sbaglieremo noi, che di nulla siamo esperti e dunque titoli non abbiamo per scrivere sui giornali.

125138495-ba18567d-48af-4420-9a6a-30a0197eb968 Frattanto nel mondo reale, alla punta estrema dello Stivale, una rivolta di quelli che un tempo avremmo detto sottoproletari agita il Paese intero: si tratta di braccianti agricoli (pensavate fossero estinti, nevvero? invece i pomodori bisogna pure raccoglierli, prima di poterli comprare al supermarket), reclutati e sfruttati senza tutela alcuna per quattro soldi, costretti a vivere in alloggi fatiscenti e sovraffollati. Il ferimento di alcuni di loro ha fatto esplodere il malcontento in questa comunità di diseredati, che si sono riversati nelle strade a più riprese.

Se queste persone fossero italiane, la gente sarebbe al loro fianco per la difesa della dignità umana calpestata: purtroppo, si tratta di irregolari, per giunta di colore. Quindi per noi, cittadini a tutti gli effetti, il problema di oggi non è lo sfruttamento inumano di manodopera appositamente reclutata tra chi non ha voce per lamentarsi e deve fuggire quando vede una divisa passare: nossignore! Noi siamo preoccupati dall’eccessiva tolleranza nei confronti dell’immigrazione clandestina. Se non ci fossero immigrati, sosteniamo arguti, non ci sarebbero rivolte: un po’ come sostenere che, senza armi, non ci sarebbero guerre.

A questo modo pare ragionare, ahimè, perfino il ministro dell’Interno Maroni:

"A Rosarno c’e’ una situazione difficile come in altre realta’, perche’ in tutti questi anni e’ stata tollerata, senza fare nulla di efficace, un’immigrazione clandestina che ha alimentato da una parte la criminalita’ e dall’altra ha generato situazione di forte degrado"

Beh, non fa una piega: sterminiamoli tutti, oppure regaliamo loro un biglietto di sola andate per la stiva di una trireme, così abbiamo risolto il problema.

Comunque, visto che siede al Governo quasi senza soluzione di continuità da circa 10 anni, se fosse coerente con le sue parole Maroni dovrebbe dimettersi. Ma che volete: la colpa è sempre degli altri, di quella certa sinistra e dei cattocomunisti. Sono loro che hanno sbagliato: noi sapevamo tutto fin dall’inizio, ma ci hanno impedito di lavorare nella giusta direzione.

Per chiudere, una domanda: pur di avere la salsa di pomodoro per il sugo, voi ci andreste a fare i braccianti a 25 euro al giorno (lavoro di qualche giorno al mese, in nero; oggi qui, domani chissà dove; si lavora con la pioggia o la neve, col solleone o la tempesta, magari reclutati dalle cosche locali)?

Ecco, appunto.

 

 

La Costituzione dell’Amore

gennaio 5th, 2010 § 2 comments § permalink

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Il sempre gigione ministro Brunetta ha recentemente esternato sulla Costituzione italiana e sull’opportunità di revisionarla: tema su cui giunge da buon ultimo, a dirla tutta. Ma siccome non puoi essere Brunetta senza spararla più grossa degli altri (e si viene sempre più rafforzando il sospetto che quello della bassa statura sia un complesso tuttora ingombrante per l’Ego del nostro), il ministro sostiene la necessità di modificare persino i principi fondamentali, quei primi 12 articoli che molti sostengono ancora brillare, nonostante la polvere e il tempo depositatisi sulla nostra Carta, per la loro attualità:

“a partire dall’articolo 1: stabilire che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro non significa assolutamente nulla”

L’articolo 1 è questo:

1. – L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

In questa sede non ci interessa entrare in quegli sterili dibattiti di stile così marcatamente novecentesco e fondati su posizioni puramente ideologiche, vecchio retaggio di una politica che non ci appassiona e che non può trovare spazio alcuno nel rinnovato clima di apertura senza pregiudiziali verso le necessarie riforme istituzionali appena inauguratosi in nome di quell’Amore che tutto vince: pertanto prendiamo alla lettera l’auspicio del ministro Brunetta e proponiamo un testo emendato, alternativo e adatto ai tempi, per l’articolo che lui tanto fatica a capire.

Ecco dunque il nuovo articolo 1:

1. – L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sull’Amore.

L’ Amoralità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Meglio, no? Più adatto all’Italia del 2010, se non altro.

 

In principio furono le tre “I”…

dicembre 28th, 2009 § 4 comments § permalink

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Il Nuovo Evo Berlusconiano si è aperto nel 2001 al grido di “meno tasse per tutti”, “pensioni più dignitose” e consimili annunci. Quasi dieci anni dopo, pur con il breve e inglorioso interregno dei 20 mesi di Prodi Bisse, el governa semper lù -e così sarà ancora per almeno altri 3 anni.

In questi giorni sui media  si cominciano a vedere i bilanci di chiusura degli “anni zero”, quella sorta di elogio funebre che tocca sempre ad un decennio morente (tradizione forse inaugurata da uno dei nostri intellettuali di riferimento, il Raf di “Cosa resterà di questi anni ‘80”). Dieci anni sono abbastanza per giudicare, no? Non vi sembra sia il caso di iniziare a chiedere un rendiconto di quanto ha fatto il centrodestra in tutto questo tempo? Delle promesse non mantenute? Delle realizzazioni effettive in tema di tasse, pensioni, opere pubbliche?

Chi di noi potrebbe, in assoluta franchezza, dire che dal 2001l’Italia è cambiata (come asserito dalla propaganda forzitaliota fin dal 2006)? Che viviamo meglio di 10 anni fa? Che la legge Biagi, ad esempio, ha portato a migliorare le condizioni dei lavoratori? Che la pressione fiscale è diminuita? Che tutte le riforme epocali che ci hanno sbandierato tronfiamente si sono compiute?

Prendiamo un esempio facile, la Scuola: abbiamo avuto almeno due riforme autodefinite epocali, che avrebbero dovuto mandare in soffitta l’impianto dell’istruzione pubblica voluta da Gentile più di 80 anni fa e proiettarci nel futuro.

Per prima fu la Moratti: le tre “I”, ricordate? Internet, impresa, inglese. Pareva che andare a scuola non sarebbe stato mai più come prima:  nuovi indirizzi, nuovi istituti, nuove materie. Tante lingue straniere, tanta tecnologia, maggior collegamento con le richieste di professionalità provenienti dal mondo del lavoro.  In realtà tanti proclami, pochi soldi impegnati: ovvero tutto come prima, perchè se vuoi l’aula di informatica bisogna  anche costruirla, arredarla di Pc, assumere docenti con le giuste competenze (e non semplicemente convertire gli insegnanti di Educazione tecnica in provetti hacker per decreto), magari predisporre una linea dati per la connessione ad internet ad alta velocità –il doppino telecom di 50 anni fa corroso e ossidato non va tanto bene, mannaggia.

Poi venne la Gelmini, la grande moralizzatrice, deputata a cassare la riforma Moratti senza farlo troppo notare: in soffitta le 3 I, nuove parole d’ordine merito e tirare la cinghia. A ben vedere, un programma ad ambizioni zero, dunque a stanziamento zero: naturalmente, propagandato ancora come ennesima rivoluzione. Risultati della cura: riduzione del numero di indirizzi scolastici alle superiori, 1 perché evidentemente il mondo del lavoro non ama competenze troppo settorializzate; licenziamento dei precari, stretta sulle supplenze; 2 votazioni espresse in decimi e voto di condotta eretto a toccasana per il cosiddetto “bullismo”. Ah, niente sapone nei bagni. 3 

La conclusione è che si continua a stare sui banchi sostanzialmente come decise Gentile, probabilmente con gli stessi stanziamenti che decise Gentile e drammaticamente con la stessa trascuratezza per quelle discipline giuridico-economiche e tecnico-scientifiche che Gentile evidentemente non riteneva importanti.

Le vere rivoluzioni non son certo queste qui, mi pare.

 

  1. unico punto veramente positivo, a parer mio
  2. tanto che in certe scuole si debbono distribuire gli alunni senza insegnanti nelle altre classi, per non lasciarli in balia di se stessi
  3. magari, se lo portino da casa i ragazzi

La strategia della serpe in seno (la politica ridotta a marketing)

dicembre 21st, 2009 § Commenti disabilitati § permalink

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Per aumentare gli abbonati senza dover muovere un dito, ultimamente quelli di Sky hanno deciso un’audace strategia, quella che definirei come della “serpe in seno”: ti allettano con un’offertona più o meno vantaggiosa, ma in cambio tu devi regalare ad un amico un abbonamento 1 a Sky. Ovvero: tu cliente diventi procacciatore d’affari per l’azienda Sky, la quale non deve nemmeno sprecarsi per fare le classiche telefonatine in giro. L’amico a cui tu fai questo “regalo”, nello scoprire che non è così disinteressato, forse lo gradirà poco: magari penserà, appunto, di essersi allevato una serpe in seno.

Evidentemente, però, per gli esperti del marketing selvaggio questo tipo di iniziative deve rivestire un certo fascino, se è vero che  il nostro Silvio ha appena proposto agli iscritti del PDL una cosa analoga: fate trovare sotto l’albero una tessera del partito alle persone cui volete bene. Che in tempi di tessere gonfiate, è in pratica un invito a delinquere –a proposito: ma è legale iscrivere uno ad un partito per procura?

Dunque, carissimi e sparuti lettori: non arrischiatevi…non è Carnevale, ancora.

 

  1. temporaneo e senza obbligo di attivazione

L’infame e l’uomo d’onore (le parole sono importanti)

dicembre 16th, 2009 § Commenti disabilitati § permalink

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I mafiosi hanno un termine preciso per definire i cosiddetti pentiti: li chiamano “gli infami”. Hanno tradito il vincolo associativo, svelano segreti, fanno nomi: sono considerati peggio delle forze dell’ordine. Al contrario, il galateo del capomafia in carcere prevede che il buon picciotto non parli, o se parli smentisca qualsiasi cosa: in particolare, neghi di conoscere perfino i parenti più stretti, se necessario. Colui che si comporta in questo modo “uomo d’onore è”.

Gaspare Spatuzza è un pentito: accusa (in modo generico e per sentito dire, suscitando molti dubbi sulla veridicità di quanto afferma) Marcello Dell’Utri di collusione con i fratelli Graviano, boss da tempo  in carcere. Con singolare consonanza di titoli, i giornali appiattiti sul PDL definiscono queste accuse “minchiate”, argomentando che non si può dar credito ad una persona che ha un passato criminale tanto efferato. 1 Gianfranco Miccichè 2 sostiene che il pentito sarebbe stato addirittura pagato dai magistrati  (o da “terzi” non meglio identificati) per dire certe cose. Marcello Dell’Utri lo accusa di inventarsi le cose e di tramare contro Berlusconi. Insomma, il “compagno Spatuzza” è un infame.

Filippo Graviano è un capomafia: depone dopo Spatuzza e lo sconfessa su tutta la linea. Oddio: semplicemente dice di non conoscere Dell’Utri, non direttamente nè indirettamente. Cioè non avrebbe mai sentito nemmeno parlare di Dell’Utri in vita sua. Guarda un po’, questo personaggio, che pentito non mi risulta essere e dunque non collabora con gli inquirenti, viene subito salutato come un galantuomo: che sia il mandante degli efferati crimini di Spatuzza è un dettaglio poco rilevante, questa volta. Lo stesso Marcello Dell’Utri sostiene:

“A differenza di Spatuzza  è un vero pentito che sa di espiare le colpe che ha commesso". "A differenza di Spatuzza ho visto nelle parole di Filippo Graviano – ha aggiunto – un percorso di ravvedimento. Mi pare una persona seria".

Non so se Dell’Utri sia un mafioso o meno; nè se per lui possa configurarsi la fattispecie del reato di concorso esterno o quello che è. Le parole di Spatuzza, smentite dal Graviano ciarliero (l’altro fratello muto restò, ma di un mutismo molto eloquente 3 ), in assenza di altri riscontri valgono zero: bisogna pur ricordare, comunque, che il processo non si basa su Spatuzza e che si tratta di un giudizio d’appello. Nel primo grado Dell’Utri è già stato riconosciuto colpevole, senza bisogno di Spatuzza.

Quelle che mi paiono palesi, incontrovertibili evidenze sono l’ambiguità di frequentazioni e comportamenti, la rete di rapporti poco puliti (vedi caso Mangano) e  le sconcertanti dichiarazioni in lode di determinati soggetti, che dovrebbero impedire a chiunque di poter raggiungere anche la più infima carica pubblica: dovrebbe essere il partito in cui questa persona milita ad escluderlo automaticamente da qualsiasi incarico. Questo filtro elementare, garanzia della serietà di una classe politica intera, da noi è poco attivo: probabilmente perché l’elettorato ha dimostrato scarso interesse per la questione, votando ripetutamente personaggi dallo spessore etico e umano pari a quello di una sottiletta fila e fondi.

 

  1. un bel parterre di omicidi, su cui spicca lo scioglimento di infanti nell’acido
  2. che in questi giorni, peraltro, è impegnato a demolire dall’interno il PDL in Sicilia
  3. vuole qualcosa, insomma; va peraltro rilevato che il Graviano di cui Spatuzza parla è questo qui e non quello che ha deposto

La via semplice alla mente umana…

dicembre 15th, 2009 § Commenti disabilitati § permalink

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…e i guasti che causa il percorrerla

capro espiatorio Chi semina vento, raccoglie tempesta; ma anche chi semina fiori, spesso tempesta lo coglie. Se hai qualcuno da odiare, il mondo è più semplice e, in definitiva, fa meno paura. Perché il tuo nemico, la fonte dei tuoi guai, ce l’hai davanti agli occhi: sai da dove vengono le minacce per la tua vita, per la tua sicurezza. Che quelle minacce siano reali oppure no, poco importa: per la nostra mente, reale è quello che essa si figura sia tale, non esiste alcuna “nuda cronaca”. 

Compito di chi ha un po’ di sale in zucca e conosce queste dinamiche psicologiche elementari dovrebbe essere quello di favorire la riflessione ed il dibattito, non di fomentare le paure o di scagliarsi contro singoli o vaghe pseudocategorie di persone da additare alla folla come capri espiatori: Berlusconi (ma anche Prodi, quando governava), i rom, gli immigrati, i comunisti, i fannulloni, i terroni, i giudici, i social network -e chi più ne ha, più ne metta.

Il fatto è che pensare costa tempo e fatica, non garantisce il successo immediato e, anzi,  spesso fa perdere voti: lussi che, oggi come ieri, nessuno sembra volersi concedere.

 

Dialogo immaginario alla Buvette…

dicembre 14th, 2009 § Commenti disabilitati § permalink

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…siamo tutti moderati

Eh, amico mio, bisognerebbe abbassare i toni…mi passi il sale, per favore?

Ecco qua, carissimo. Sì, certo, darsi tutti una regolata: così non si può andare avanti. Perché sarà pure un gesto isolato, però…

Già, avete creato un clima di odio tale che ho paura a girare per strada, ora…

Beh, intanto prova questi spaghetti: un pesto così nemmeno a Genova! Comunque, tornando a bomba: veramente il clima di odio l’avete creato voi.

Cosa? Eh no, caro: anche se il pesto effettivamente è ottimo, debbo dissentire con te. Ma se da anni non fate altro che accusare e spargere veleno: senza prove poi, imbastendo processi mediatici che si reggono su dei personaggi francamente…

Ma cosa dici? A spargere veleno siete voi, che non sopportate le regole democratiche e attaccate chiunque invece vi si attenga: ogni giorno una forzatura, guardate come avete ridotto questo Paese…come stupirsi, poi, se qualcheduno…

Ah, beh, certo: prima, con la vostra ideologia marcia e condannata dalla storia avete creato le premesse ideologiche e quasi direi armato la vile mano che ha materialmente agito, poi… ma è tutta colpa vostra, dai…guarda, mi stai facendo passare la fame…

Eh, no, permettimi un attimo: chi semina vento, raccoglie tempesta. Come puoi pensare che, con tutte quelle accuse ai non allineati al pensiero dominante e quella prepotenza…

Ma fammi il piacere: le banche, gli industriali e i soliti poteri forti, alleati con una certa stampa che ben conosciamo -e di cui purtroppo voi vi servite poiché non avete argomenti politici- hanno praticamente inneggiato al tirannicidio da mesi!

Guarda, non ti permetto di insinuare nemmeno lontanamente una cosa del genere: anche come storia personale, io sono lontanissimo le mille miglia da qualsiasi forma di violenza. Figurati se ti puoi permettere di farmi la morale tu, che coi tuoi vieni da una storia che…e per non parlare dei tuoi alleati!

Ecco, vedi come siete: con quelli che avete tirato in casa pur di vincere (gente che a malapena sa l’italiano…), vieni tu a fare la morale a me! Puh, con voi non si può discutere, siete tutti intrisi di ideologia! Sai che faccio? Torno in aula, chè sennò ti tiro in faccia il bicchiere!

Complimenti per la moderazione! Complimenti vivissimi! Sotto sotto siete ancora i picchiatori di allora… Ah, non vale nemmeno la pena di discutere con gente così, mi squalifico solamente. Però, almeno beviamoci un caffè per chiudere il pasto. Tocca a te offrirlo, no?

Fattelo offrire dai tuoi sodali terroristi, il caffè!

Renato Schifani – Appello urgente di “Chi l’ha visto?”

dicembre 12th, 2009 § 2 comments § permalink

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Chi l'ha visto- Schifani

Ci giunge un accorato appello da parte della Repubblica Italiana, che denuncia la scomparsa del Presidente del Senato, Renato Schifani. La seconda carica dello stato manca all’appello da giovedì 10 dicembre: quel giorno, verso le 15.30 il presidente Schifani è uscito di casa per recarsi al Senato. Alla moglie avrebbe detto: “Cara, vado a Palazzo Madama per una dichiarazione alla stampa. Sai, mi tocca nuovamente difendere la Repubblica dagli attacchi eversivi del Presidente Berlusconi. Non aspettarmi alzata.” A quella conferenza stampa il presidente non è mai arrivato, né più è tornato a casa. Si teme sia prigioniero nelle segrete di Palazzo Grazioli, ma non si esclude nemmeno la pista dell’allontanamento volontario. Negli ultimi tempi –racconta chi lo conosce- soffriva molto per gli attacchi quotidiani alla Costituzione, di cui sempre si era sentito  indefesso garante.

Il Paese è con il fiato sospeso: chiunque abbia notizie, ci contatti subito.

 

Panorama italiano VII – Il senso di un Paese

dicembre 10th, 2009 § Commenti disabilitati § permalink

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…o anche: le comiche finali

Piccolo Quiz per testare la vostra conoscenza delle cose italiane. Leggete queste due dichiarazioni:

“È una presa per il c… il fatto che la legge sia uguale per tutti. In questo paese se ti metti contro i magistrati te la fanno pagare, anche se non hai fatto niente”

“la sovranità sta passando al partito dei giudici. Il Parlamento fa le leggi, ma se queste non piacciono al partito dei giudici questo si rivolge alla Corte Costituzionale e la Corte abroga la legge

 

Il Quiz è banale: le due frasi sono state pronunciate oggi, da due persone molto (?) diverse in due situazioni altrettanto diverse. Le due persone sono:

- Silvio Berlusconi al congresso del PPE

- Fabrizio Corona al tribunale di Milano, dopo una condanna a 3 anni per estorsione

Siete in grado di attribuire la frase giusta a ciascuno?

P.S.: Lo so che è complicato, purtroppo.

 

Il federalismo che (non) vogliamo

dicembre 9th, 2009 § Commenti disabilitati § permalink

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…ma che piace alla Lega

Per mandare avanti uno stato come l’Italia, il federalismo è un’opzione come tante: oggi va di moda e fa vincere le elezioni e, se ben gestito, potrebbe pure fare al caso nostro. Quindi parlo senza pregiudiziali, quando dico che siamo ben lontani dall’aver imbastito un modello decente di riforma federale: di più, se mi obiettaste che in realtà non abbiamo scelto alcun “modello”, ma procediamo a casaccio secondo le convenienze elettorali del  momento, non potreste che trovarmi d’accordo.

Ricordate? Tutto nasce nelle valli lombarde, con l’ascesa di un ganassa che sbarca il lunario ingegnandosi come può, mentre la moglie lo crede medico ospedaliero (ah, Ippocrate, quanti lutti addussi agli umani…). Costui, in qualche modo venuto a contatto con le idee di Cattaneo –o forse semplicemente avendo in mente Svizzera e Germania- un giorno deve aver realizzato che i mali d’Italia sono “i terroni.” 1 Cominciò così a elaborare profonde analisi politico-economiche che, efficacemente sintetizzate nel motto “Roma ladrona, la Lega non perdona!” gli permisero di fondare un partito dal successo tumultuoso. Quel ganassa, giunto fino a noi con il nome di Bossi Umberto, e quel partito, la Lega Nord, tuttora decidono le sorti del nostro stivale.

Nel tentativo di contrastare questa avanzata e di non perdere le imminenti elezioni politiche, intorno al 2001 i capoccia del centrosinistra allora al governo decisero di pasticciare una sorta di riforma che chiamarono “il federalismo”: in due minuti misero su tre o quattro modifiche costituzionali fumose e pericolosamente vaghe, le votarono a maggioranza e persero comunque le elezioni. Da allora si è continuato ad affastellare provvedimenti slegati gli uni dagli altri, senza alcuna idea precisa in mente: l’importante era fare “del federalismo.” Abbiamo pure bocciato (per fortuna!) con referendum il progetto di riordino federale e presidenzialista partorito dal centrodestra nel 2001-2006. Però il federalismo s’ha da fare, ci dicono.

L’impressione è che comunque nessuno lo sappia, cosa sia ‘sto federalismo: perchè dubito basti dire “padroni in casa nostra”, anche se ai leghisti pare sufficiente riempirsi la bocca con questa espressione vuota. Soprattutto mi pare che pochi si rendano conto di alcune conseguenze disgreganti dei principi di base della nostra repubblica, insite nello spingere verso una eccessiva devoluzione.

Prendiamo l’ambito sanitario, uno dei più importanti e certamente il più vicino a tutti noi: 2 chi non ha un parente malato, un nonno da accudire, delle terapie da seguire per malanni di varia entità?

Allo stato attuale, la situazione è questa: nonostante sia tuttora vero che ognuno di noi può farsi curare in una qualsiasi struttura italiana servendosi del SSN, 3 sempre più le prestazioni si vanno pericolosamente “regionalizzando.”

Alcuni esempi:

- se richiedete una lastra nella vostra regione e vi dicono tempi astronomici per l’esecuzione, basta che andiate nelle regione vicina e magari ve la fanno in 48 ore: in genere non perchè siano più organizzati (nè perchè “l’erba del vicino è sempre più verde”), ma perché la prestazione che fanno a voi rientra praticamente in una diversa lista d’attesa. 4 Siete classificati “fuori regione”: nel mio caso (di residente in Veneto), ad esempio, ciò significa che otterrò la prestazione col ticket in Friuli,  ma poi sarà il Veneto a pagare al Friuli un rimborso piuttosto oneroso (solo in quest’anno 2009, 39 milioni di Euro pagati per le cosiddette “fughe extra-regione” dal Veneto Orientale)

-non è detto che le ricette fatte dal vostro medico di base con il suo ricettario (non a caso “regionale”) siano accettate dalle farmacie delle altre regioni

-se il vostro nonnetto che ha bisogno del letto speciale antidecubito vive con voi ma ha la residenza nel territorio di un’altra ASL, fatevi coraggio: dovrete organizzarvi con un furgoncino e andarvi a prendere (a vostre spese) il fatidico ausilio presso l’ASL di residenza (pensate ad uno di Avellino che risiede in Piemonte, per esempio)

E che le cose vadano sempre più verso un’ulteriore involuzione, lo testimoniano alcune prese di posizione della Lega Nord friulana:

Dopo la cancellazione della legge sull’immigrazione e l’esclusione degli extracomunitari dal fondo antipovertà, non si è fermata la carica della Lega Nord in Friuli Venezia Giulia. L’ultima proposta in ordine di tempo è di condizionare per tutti, italiani e stranieri, l’accesso al welfare agli anni di residenza o lavoro in regione.

E poi:

Ora i benefici della Carta famiglia solo a chi risiede in regione

 

  1. Sì, è un non sequitur: ma temo che l’associazione mentale federalismo=fuori i terroni sia stato il vero primum movens del nostro e dei suoi adepti
  2. sì, finalmente ho finito il preambolo, coraggio: si entra nel vivo
  3. Servizio Sanitario Nazionale
  4. parola di un ortopedico fidato
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