dicembre 12th, 2009 § § permalink
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Ci giunge un accorato appello da parte della Repubblica Italiana, che denuncia la scomparsa del Presidente del Senato, Renato Schifani. La seconda carica dello stato manca all’appello da giovedì 10 dicembre: quel giorno, verso le 15.30 il presidente Schifani è uscito di casa per recarsi al Senato. Alla moglie avrebbe detto: “Cara, vado a Palazzo Madama per una dichiarazione alla stampa. Sai, mi tocca nuovamente difendere la Repubblica dagli attacchi eversivi del Presidente Berlusconi. Non aspettarmi alzata.” A quella conferenza stampa il presidente non è mai arrivato, né più è tornato a casa. Si teme sia prigioniero nelle segrete di Palazzo Grazioli, ma non si esclude nemmeno la pista dell’allontanamento volontario. Negli ultimi tempi –racconta chi lo conosce- soffriva molto per gli attacchi quotidiani alla Costituzione, di cui sempre si era sentito indefesso garante.
Il Paese è con il fiato sospeso: chiunque abbia notizie, ci contatti subito.
dicembre 10th, 2009 § Commenti disabilitati § permalink
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…o anche: le comiche finali
Piccolo Quiz per testare la vostra conoscenza delle cose italiane. Leggete queste due dichiarazioni:
“È una presa per il c… il fatto che la legge sia uguale per tutti. In questo paese se ti metti contro i magistrati te la fanno pagare, anche se non hai fatto niente”
“la sovranità sta passando al partito dei giudici. Il Parlamento fa le leggi, ma se queste non piacciono al partito dei giudici questo si rivolge alla Corte Costituzionale e la Corte abroga la legge”
Il Quiz è banale: le due frasi sono state pronunciate oggi, da due persone molto (?) diverse in due situazioni altrettanto diverse. Le due persone sono:
- Silvio Berlusconi al congresso del PPE
- Fabrizio Corona al tribunale di Milano, dopo una condanna a 3 anni per estorsione
Siete in grado di attribuire la frase giusta a ciascuno?
P.S.: Lo so che è complicato, purtroppo.
dicembre 9th, 2009 § Commenti disabilitati § permalink
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…ma che piace alla Lega
Per mandare avanti uno stato come l’Italia, il federalismo è un’opzione come tante: oggi va di moda e fa vincere le elezioni e, se ben gestito, potrebbe pure fare al caso nostro. Quindi parlo senza pregiudiziali, quando dico che siamo ben lontani dall’aver imbastito un modello decente di riforma federale: di più, se mi obiettaste che in realtà non abbiamo scelto alcun “modello”, ma procediamo a casaccio secondo le convenienze elettorali del momento, non potreste che trovarmi d’accordo.
Ricordate? Tutto nasce nelle valli lombarde, con l’ascesa di un ganassa che sbarca il lunario ingegnandosi come può, mentre la moglie lo crede medico ospedaliero (ah, Ippocrate, quanti lutti addussi agli umani…). Costui, in qualche modo venuto a contatto con le idee di Cattaneo –o forse semplicemente avendo in mente Svizzera e Germania- un giorno deve aver realizzato che i mali d’Italia sono “i terroni.” Cominciò così a elaborare profonde analisi politico-economiche che, efficacemente sintetizzate nel motto “Roma ladrona, la Lega non perdona!” gli permisero di fondare un partito dal successo tumultuoso. Quel ganassa, giunto fino a noi con il nome di Bossi Umberto, e quel partito, la Lega Nord, tuttora decidono le sorti del nostro stivale.
Nel tentativo di contrastare questa avanzata e di non perdere le imminenti elezioni politiche, intorno al 2001 i capoccia del centrosinistra allora al governo decisero di pasticciare una sorta di riforma che chiamarono “il federalismo”: in due minuti misero su tre o quattro modifiche costituzionali fumose e pericolosamente vaghe, le votarono a maggioranza e persero comunque le elezioni. Da allora si è continuato ad affastellare provvedimenti slegati gli uni dagli altri, senza alcuna idea precisa in mente: l’importante era fare “del federalismo.” Abbiamo pure bocciato (per fortuna!) con referendum il progetto di riordino federale e presidenzialista partorito dal centrodestra nel 2001-2006. Però il federalismo s’ha da fare, ci dicono.
L’impressione è che comunque nessuno lo sappia, cosa sia ‘sto federalismo: perchè dubito basti dire “padroni in casa nostra”, anche se ai leghisti pare sufficiente riempirsi la bocca con questa espressione vuota. Soprattutto mi pare che pochi si rendano conto di alcune conseguenze disgreganti dei principi di base della nostra repubblica, insite nello spingere verso una eccessiva devoluzione.
Prendiamo l’ambito sanitario, uno dei più importanti e certamente il più vicino a tutti noi: chi non ha un parente malato, un nonno da accudire, delle terapie da seguire per malanni di varia entità?
Allo stato attuale, la situazione è questa: nonostante sia tuttora vero che ognuno di noi può farsi curare in una qualsiasi struttura italiana servendosi del SSN, sempre più le prestazioni si vanno pericolosamente “regionalizzando.”
Alcuni esempi:
- se richiedete una lastra nella vostra regione e vi dicono tempi astronomici per l’esecuzione, basta che andiate nelle regione vicina e magari ve la fanno in 48 ore: in genere non perchè siano più organizzati (nè perchè “l’erba del vicino è sempre più verde”), ma perché la prestazione che fanno a voi rientra praticamente in una diversa lista d’attesa. Siete classificati “fuori regione”: nel mio caso (di residente in Veneto), ad esempio, ciò significa che otterrò la prestazione col ticket in Friuli, ma poi sarà il Veneto a pagare al Friuli un rimborso piuttosto oneroso (solo in quest’anno 2009, 39 milioni di Euro pagati per le cosiddette “fughe extra-regione” dal Veneto Orientale)
-non è detto che le ricette fatte dal vostro medico di base con il suo ricettario (non a caso “regionale”) siano accettate dalle farmacie delle altre regioni
-se il vostro nonnetto che ha bisogno del letto speciale antidecubito vive con voi ma ha la residenza nel territorio di un’altra ASL, fatevi coraggio: dovrete organizzarvi con un furgoncino e andarvi a prendere (a vostre spese) il fatidico ausilio presso l’ASL di residenza (pensate ad uno di Avellino che risiede in Piemonte, per esempio)
E che le cose vadano sempre più verso un’ulteriore involuzione, lo testimoniano alcune prese di posizione della Lega Nord friulana:
Dopo la cancellazione della legge sull’immigrazione e l’esclusione degli extracomunitari dal fondo antipovertà, non si è fermata la carica della Lega Nord in Friuli Venezia Giulia. L’ultima proposta in ordine di tempo è di condizionare per tutti, italiani e stranieri, l’accesso al welfare agli anni di residenza o lavoro in regione.
E poi:
Ora i benefici della Carta famiglia solo a chi risiede in regione
novembre 26th, 2009 § § permalink
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Diceva le cose che dici tu
Aveva gli stessi occhi che hai tu
Mi avevi abbandonato/a
ed io mi son trovato/a
a un tratto già abbracciato/a a lui…
(P.Marrazzo a Benny 16 – Perdono)
Nel paese in cui serve una raccomandazione anche per ottenere dall’ospedale la propria cartella clinica in tempi decenti, Marrazzo -che, da storico conduttore di Mi Manda Rai3, queste cose evidentemente le conosce bene- scrive al papa per chiedere perdono: se fossi credente, io piuttosto scriverei (metaforicamente, ovvio) a Dio. In subordine, certo, si trova il suo vicario; un sacerdote qualunque non bastava? Evitare di pubblicizzare la cosa, per non far venire il dubbio che si tratti solamente di una mossa politica? Dobbiamo aspettarci, tra qualche tempo, un altro ultrà in saio e cilicio che sproloquia di come la madonna lo abbia salvato dalla degradazione? Non ci bastava Paolo Brosio con il suo libro (come sempre promosso a larghe falcate lungo l’italica tv)?
Perdono, perdono, perdono…
io soffro più ancora di te!
Perdono, perdono, perdono…
il male l’ho fatto più a me!
(idem)
novembre 20th, 2009 § Commenti disabilitati § permalink
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Ora, mentre si trovavano in quel luogo,
si compirono per lei i giorni del parto.
Diede alla luce il suo figlio primogenito,
lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia,
perché non c’era posto per loro nell’albergo.
(Luca 2, 6-7)
Si avvicina il Natale, quelli della Lega han deciso di fare il presepe a modo loro (ma forse l’han confuso con Halloween):
L’amministrazione comunale di Coccaglio, nel Bresciano, poco meno di settemila abitanti, 1.500 stranieri, ha inaugurato l’operazione ‘White Christmas’: fino al 25 dicembre i vigili urbani andranno casa per casa a suonare il campanello di circa 400 extracomunitari, quelli che hanno il permesso di soggiorno scaduto da sei mesi e che devono aver avviato le pratiche per il rinnovo, "se non dimostrano di averlo fatto la loro residenza viene revocata d’ufficio", dice il sindaco Franco Claretti.
L’assessore alla sicurezza (saggio e teologo sopraffino, come si può ben vedere):
Natale non è la festa dell’accoglienza ma della tradizione cristiana
Bossi (non il figlio trota, il patriarca in persona):
"E’ sgradevole il nome ma il comune ha applicato la legge. Non c’era bisogno di chiamarla White Christmas, si poteva chiamare ‘Natale controllo della regolarita”. A volte anche la forma e’ sostanza”.
Non gli piace il nome, porello. E certo! Natale ormai evoca troppo il consumismo. In inglese, poi: fosse stato dialetto, magari…

Dice: che vuoi aggiungere? Ne han parlato quasi tutti, quelli là son dei balenghi (pericolosi).
Io non aggiungo niente, in effetti. Per una volta vorrei lasciare il campo a uno che qualcosa ne sa e che potremmo definire “il diretto interessato”, insomma il Fondatore:
Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. 35Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, 36nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. 37Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? 38Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? 39E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? 40Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me. 41
(Matteo 25, 34-40)
novembre 17th, 2009 § Commenti disabilitati § permalink
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Ci hanno ricamato sopra in tutte le salse, su quello stramaledetto sorriso (che magari era solo l’esito di una paralisi a frigore del facciale); ci hanno perfino appiccicato sopra la foto di Leonardo in persona, per vedere se combaciava (e vai di teorie psicotendenziose sull’omosessualità repressa).
Quando uno storico dell’arte si sveglia mal girato e svogliato, è la volta che pensa ad un libro sulla Gioconda: si mette di buona lena, trova un documento incredibilmente rimasto per secoli a far da fermaporta in una qualche biblioteca del Chiantishire, costruisce una nuova e mirabolante teoria –meglio se nel filone complottardo da seguace di Dan Brown (pensate cosa ci hanno tenuto nascosto fino ad oggi! E loro sapevano, sapevano tutto!).
Siamo dunque qui a commentare un altro di questi studi, in attesa di sapere cosa ne pensano quelli di Voyager. La cosa è semplice e financo banale, nel suo squallore: uno di quei sordidi accidenti familiari che soli immaginiamo possibili nelle pieghe più estreme delle faccende della dinastia Forrester, mentre evidentemente potevano accadere pure nella colta Firenze del Rinascimento.
E allora, signore e signori: il segreto indicibile della Gioconda è che aveva una gemella nuda! Ebbene sì, nuda!
Svergognata!
Leggete coi vostri occhi:

Uh, ma chi l’avrebbe detto mai: una signora così per bene, così a modo. Con un portamento, poi! Mica come quell’altra spagnola senza pudore che piaceva tanto a Goya, la Maja: quella sì, tutta desnuda!
novembre 11th, 2009 § Commenti disabilitati § permalink
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Ricetta del giorno:
Prendete una norma di apparente semplicità e condivisibile largamente, applicatela ad uno stato con le tasche sempre più vuote…voilà, la prescrision c’est là…
Il processo più breve è, a ben vedere, quello che non si celebra affatto: così, zero è la somma algebrica data dalla legge in discussione da oggi al senato sulla durata breve dei processi e dalla situazione della giustizia in Italia nel 2009. Vediamo perché.
Alacremente preparato questa notte (secondo Bonaiuti) da indefessi peones della maggioranza (visualizzate immagini di camicie spiegazzate e sudate, cestini ricolmi di mozziconi, fogli accartocciati e bicchierini da caffè), il provvedimento sul “processo breve” sarà in aula già oggi: spiace non rilevare la stessa rapidità (è di appena 24 ore fa l’incontro-rissa chiarificatore tra Berlusconi e Fini) per provvedere ai malati di SLA in sciopero della fame da giorni.
Comunque, il provvedimento stabilisce, per i reati la cui pena prevista sia inferiore ai 10 anni, che i tre gradi di giudizio non possano richiedere più di 6 anni: 2 per il primo grado, 2 per l’appello, 2 per la Cassazione. Tutto questo solo per gli incensurati: e già non si capisce perché uno dovrebbe aver diritto ad un processo più rapido solo in quanto non è mai stato condannato prima. In aggiunta non è stato chiarito da quando dovrebbero essere contati questi due anni: capite bene che se si trattasse di due anni a partire dall’apertura delle indagini, mai sarebbe possibile terminare un procedimento che sia uno (ucci, ucci, sento odor di Ghedinucci…).
L’obiezione naturale a questi rilievi me la faccio da solo: eh, ma i processi nel nostro paese durano troppo! Una norma che riduca i tempi tecnici ad una scadenza prefissata (ma non c’era già la prescrizione?) potrebbe servire a rendere più laboriosi i famigerati fannulloni tanto cari a Brunetta!
Giusto, almeno in teoria: ma qui entra in gioco la questione “Italia 2009”. Che poi è la questione delle nozze coi fichi secchi: va bene sveltire la burocrazia (senza renderla inefficiente più di ora, però), ma come pretendere di ottenere giudizi più rapidi semplicemente imponendoli? E chi paga i cancellieri, la carta, un aumento di magistrati per le sedi carenti? E come si pretende di informatizzare la pubblica amministrazione quando si negano investimenti per la banda larga? Immaginate: nel tribunale tutti in rete tra di loro, documenti pronti in un battibaleno, migliaia di fogli raccolti in un bel Pdf. Poi tocca mettere tutto in una chiavetta usb e chiamare Ciro il fattorino che la recapiti alla locale caserma dei carabinieri (o viceversa).
novembre 10th, 2009 § Commenti disabilitati § permalink
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Il futuro che non arriva: Tabacci lascia l’UDC? Di nuovo? E quando c’era rientrato, il figliuol prodigo? Io ero rimasto alla prima fuga, quella della “Rosa Bianca”. Stavolta andrebbe con Rutelli, il che lo porterebbe a ritornare, di nuovo ma da fuori, a Casini. Mentre Rutelli è uscito dal PD, ma del suo ex vuol rimanere amico per costruire un’alternativa al centrodestra: il che lo porterebbe a ritornare, di nuovo ma da fuori, a Bersani. Tutte queste manovre paiono patetici bisticci su chi trova il posto più al centro nel centro: mi dicono invece sia politica vera, quella alta e nobile. Chiedersi quali risultati concreti per il paese abbiano prodotto in questi ultimi anni le fibrillazioni anarco-centriche (che io ricordi, giusto la porcheria di legge con cui votiamo il parlamento) sarebbe fare un torto alla grande intelligenza politica di Casini e soci: loro guardano sempre oltre, al futuro. Che colpa ne hanno se il futuro non arriva mai?
I devoti di San Euro: Credo che Tremonti, nel chiuso della sua stanza più segreta, abbia un altarino con l’effigie di Romano Prodi che ostende la moneta unica: nei momenti tragici, è sempre San Euro a lanciare un salvagente al nostro paese. Ricordate l’incredibile sorpasso della settimana scorsa ai danni della perfida Albione? L’Italia “sesta potenza economica, sorpassata la Gran Bretagna”? Sembrava una fesseria, nevvero? Beh, si dà il caso che lo fosse. Tutto è legato al fatto che il Pil inglese è espresso in sterline, quello italiano in Euro: la famigerata crisi ed il deprezzamento della moneta britannica sulla divisa europea hanno fatto il resto. In quell’occasione, un Tremonti gongolante ha sentenziato che “il tempo è galantuomo”. Chissà se lo pensa ancora, dopo l’uscita dei dati sulla produzione industriale di settembre: Italia –5,3%, peggiore risultato da quando è iniziato il rilevamento di questo parametro.
A quando i cadaveri ammucchiati lungo la via? Non seguo la tg-soap Studio Aperto –beh, solo alle volte, per diletto masochista- ma, se conosco i miei polli, scommetto che han sostituito gli stucchevoli collegamenti sul meteo dalle grandi città italiane con analoghi bollettini sui morti dell’influenza suina. E’ un andazzo molto comune, intendiamoci: però per queste cose quelli di Italia 1 hanno una marcia in più. Pare incredibile, ma fanno meno notizia alluvioni e colate di fango che un po’ di gente a letto con la febbre.
Iniziative culturali: Fece storia televisiva, qualche anno fa, la serie di letture della Divina Commedia Gassman legge Dante. Visto che è il ministro della Cultura, Sandro Bondi non ha voluto essere da meno. Dal sito del PDL:

Crucifige!Tutta ‘sta caciara per difendere “il crocifisso” nelle aule scolastiche è deprimente: sindaci che lo infilano dovunque (ai bagni pubblici sono già arrivati?), tabelle stradali che invece di segnalare gli ingorghi dipingono la croce, gente che vuole piazzare l’immagine del Papa al posto di quella di Napolitano. Poi vai a vedere e ti accorgi che i difensori dell’icona sacra sono quelli stessi che promuovono leggi per privare i senza tetto delle panchine, che vogliono “censire gli islamici,” che vorrebbero bombardare i migranti. Allora ti domandi se il Crocifisso sia più presente quando pubblicamente appeso al muro o quando nascosto (ma vivo) nel cuore delle persone.
novembre 4th, 2009 § § permalink
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la settimana nel Belpaese
Notizie dalla cisalpina: Mentre le truppe progressiste, nascoste nelle loro ridotte tra i boschi, ancora attendono dispacci per capire chi saranno i nuovi capoccia locali, sulle spoglie della Gallia Cisalpina si fronteggiano –ormai quasi in campo aperto- i sedicenti alleati PDL e Lega. Apparentemente, terreno di scontro sono i fondi per la sicurezza: la Lega, forse risvegliata dal flop delle ronde, si è accorta (bontà sua: ma fino ad oggi dove stavi, Bobo?) dei tagli alle forze dell’ordine. Maroni minaccia quindi di votare con l’opposizione. In realtà si tratta di stabilire quale vessillo dovrà sventolare sulla pianura padana nei prossimi 5 anni: otterranno i leghisti di candidare Cota in Piemonte e Zaia in Veneto? Berlusconi riuscirà a dissuadere Galan dal farsi una lista tutta sua, che rimetterebbe clamorosamente in corsa il pur derelitto PD (alle regionali non c’è doppio turno)? Ecco tutto: è una questione di predominio nel territorio. Non a caso giunge l’ennesimo rinvio del vertice a tre che avrebbe dovuto sancire le candidature in vista delle regionali di marzo.
Il governo del (non) fare: Un tempo i biografi dei potenti si chiamavano Tacito o Plutarco: oggi abbiamo Bruno Vespa. Le ultime anticipazioni da questo ”Donne di cuori” che, quasi si vergognasse di venire alla luce, non esce mai danno un Berlusconi sempre più voglioso di riforme che aumentino i poteri del presidente del consiglio: sarebbe molto interessante sapere cosa se ne farebbe, visto come non riesce a gestire nemmeno quel poco che ha (nonostante, in teoria, tutti gli alleati si dichiarino compatti come non mai). Mentre sui famosi problemi del paese le risposte latitano, sulle questioni marginali il centrodestra marcia unito: non toglieteci i crocifissi dalle aule (tanto cadranno da soli con l’intonaco, tra poco)! Toglieteci piuttosto posti di lavoro e borse di studio, che non protesteremo! Il cardinal Bertone ringrazia: per una volta con una battuta, invece che con le solite litanie sulla decadenza morale (“questa Europa del terzo millennio ci lascia solo le zucche delle feste recentemente ripetute e ci toglie i simboli più cari”).
Vacanze romane: il Parlamento non può lavorare per “mancanza di copertura finanziaria”: è inutile legiferare, tanto non ci sono i soldi per mandare a regime le eventuali nuove norme. Quindi: Montecitorio è chiuso per fallimento.
L’arte di arrangiarsi: Aspettando le nuove carceri, costruite con le maestranze schiavizzate sul modello l’Aquila, ci si arrangia come si può per svuotare quelle attuali: la politica fa il suo con la prescrizione breve; le forze dell’ordine collaborano moltiplicando le misteriose cadute dalle scale; i detenuti si adeguano togliendosi di mezzo da soli.
ottobre 30th, 2009 § Commenti disabilitati § permalink
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Dall’ultimo numero (30 ottobre 3009 a.C.) di Prehistorical Graffiti, rivista di informazione e cultura rupestri, pubblicata su roccia a partire dall’ultimo Neolitico:
C’è ancora grande scalpore nel villaggio dopo lo strano pomeriggio di ieri. Uno stimato membro della comunità, il professor Kraniuth, aveva convocato nello spiazzo di fronte all’altare dei sacrifici tutta la popolazione, per mostrare una sua nuova scoperta: uno strano arnese di forma rotonda, di pietra (ça va sans dire), che faceva muovere sul terreno con la spinta delle braccia. Secondo Kraniuth questa cosa, che lui diceva aver chiamato “masso rotante”, sarebbe potuto servire in moltissimi modi diversi: addirittura per il trasporto di persone. La gente raccolta per l’evento era divisa: alcuni trovavano l’idea molto originale e innovativa, ma altri ponevano dei dubbi. Ad un certo punto, dalla sua spelonca, è uscito come una furia Mink-Hion, lo stregone, urlando come un ossesso che quel nuovo strumento sarebbe stato la fine del nostro villaggio. “Ma come” – ha attaccato – “non vi ricordate cos’è successo quando Kraniuth se n’è uscito con quell’arnese a punta?” “Beh” –ha risposto qualcuno- “ora possiamo cacciare più animali e mangiamo di più.” “Però” – ha aggiunto un altro – “c’è stata un’impennata di furti a mano armata nelle grotte!” “Appunto –ha allora rincarato la dose Mink-Hion- “queste invenzioni portano scompiglio e depravazione! Vedrete poi, quando tutti avranno uno di questi arnesi rotanti, quanti ci resteranno schiacciati sotto! E pensate al rumore e al traffico, qui nella piazza, se molti se ne usciranno tutti insieme sul loro masso rotante!” A queste parole, la gente del villaggio rimase sulle prime stranita e dubbiosa: poi, però, il grande prestigio dello stregone ebbe la meglio e tutti chiesero a Kraniuth di far scomparire per sempre quell’arma maledetta.
(Skrib-Ak-Kin per Prehistorical Graffiti, 30 ottobre 3009)
Lo stato dell’informazione scientifica in Italia è più o meno fermo all’età della pietra. A partire dalle vicende dell’influenza suina, di cui tutti i giornali si occupano senza capirci niente, al modo con cui è stato trattato il resoconto dell’articolo apparso su Nature che prospetta la possibilità di ottenere gameti da cellule staminali (per ora embrionali, presto si spera da cellule della pelle). Secondo i nostri giornali, si stanno per fabbricare (letteralmente!) figli senza padre nè madre.
Ora, basterebbe ricordare che si parla di cellule germinali, di gameti (spermatozoi, quelli con la codina; e ovociti, quelli grossi e tondi): ovvero dei precursori dello zigote, la cellula fecondata dalle cui divisioni origina l’embrione. Quindi niente bambini artificiali, semmai gameti. Inoltre, queste cellule progenitrici da qualcuno dovranno pur essere ottenute: quindi, niente bambini senza genitori.
Ulteriori studi potrebbero garantire, in un futuro non credo così vicino, dei figli propri a coppie altrimenti sterili. Questo è quanto, depurato delle teorie e dalle accuse di deriva culturale che vengono perfino da genetisti di rango come Dallapiccola (il quale stravolge, per ragioni sue di fede, la ricerca di Nature).
Forse trovate questo pezzo anche qui su Metilparaben.