Storie di oggi e storie di ieri

novembre 13th, 2009 § Commenti disabilitati § permalink

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cadecc Forse guidato da un’occulta regia o forse per caso, l’altra sera (seppur con una certa fatica) mi sono sciroppato “Cadaveri eccellenti”, film girato nel 1975 da Francesco Rosi. Tratta dal romanzo breve di Sciascia Il contesto, la pellicola racconta la difficile e tragica indagine dell’ispettore Rogas su una serie di omicidi di magistrati non propriamente senza macchia, in un paese immaginario (che ovviamente è il nostro) intriso di corruzione e tensioni sociali, al limite del colpo di stato. Si tratta di un affresco crudo e verboso (come tipico dei film di Rosi, peraltro), ma credibile, di quel che doveva essere l’Italia degli anni ‘70. Più che una vicenda, vuole dunque descrivere “il contesto”   -senza possedere, purtroppo, la bellissima lingua e l’ironia arguta che rendono il libro da cui è tratto tutta un’altra esperienza.

Ebbene, in una delle prime scene, dopo la macabra introduzione nella cripta dei Cappuccini di Palermo, il primo dei diversi funerali che costellano la vicenda ed  una panoramica su cumuli maleodoranti di rifiuti ammassati per strada, assistiamo al colloquio tra l’ispettore Rogas  e il sindaco della città. Quando l’ispettore mostra al politico un volantino degli spazzini in sciopero, il sindaco si alza,  apre la finestra del suo studio e mostra la piazza antistante, gremita di scioperanti che agitano scope e corna al suo indirizzo. Poi prorompe:

“Li ha sentiti? Questi non scioperano per i soldi! Questi…vengono qui tutti a lavorare con le automobili! Stanno impestando la città di colera soltanto per fottere me!”

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Trentaquattro anni dopo, questo è quanto:

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Dal Corriere:

Emergenza rifiuti nel palermitano, i sindaci scendono in piazza

Da Repubblica:

Palermo assediata dai rifiuti, decisa la chiusura delle scuole

 

Che futuro ci possiamo attendere, in un paese dove il presente non scolorisce mai e il passato è sempre stretta attualità?

 

 

Ucci ucci, sento odor di Ghedinucci…

novembre 11th, 2009 § Commenti disabilitati § permalink

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Ricetta del giorno:

Prendete una norma di apparente semplicità e condivisibile largamente, applicatela ad uno stato con le tasche sempre più vuote…voilà, la prescrision c’est là…

Il processo più breve è, a ben vedere, quello che non si celebra affatto: così, zero è la somma algebrica data dalla legge in discussione da oggi al senato sulla durata breve dei processi e dalla situazione della giustizia in Italia nel 2009. Vediamo perché.

Alacremente preparato questa notte (secondo Bonaiuti) da indefessi peones della maggioranza (visualizzate immagini di camicie spiegazzate e sudate, cestini ricolmi di mozziconi, fogli accartocciati e bicchierini da caffè), il provvedimento sul “processo breve” sarà in aula già oggi: spiace non rilevare la stessa rapidità (è di appena 24 ore fa l’incontro-rissa chiarificatore tra Berlusconi e Fini) per provvedere ai malati di SLA in sciopero della fame da giorni.

Comunque, il provvedimento stabilisce, per i reati la cui pena prevista sia inferiore ai 10 anni, che i tre gradi di giudizio non possano richiedere più di 6 anni: 2 per il primo grado, 2 per l’appello, 2 per la Cassazione. Tutto questo solo per gli incensurati: e già non si capisce perché uno dovrebbe aver diritto ad un processo più rapido solo in quanto non è mai stato condannato prima. In aggiunta non è stato chiarito da quando dovrebbero essere contati questi due anni: capite bene che se si trattasse di due anni a partire dall’apertura delle indagini, mai sarebbe possibile terminare un procedimento che sia uno (ucci, ucci, sento odor di Ghedinucci…).

L’obiezione naturale a questi rilievi me la faccio da solo: eh, ma i processi nel nostro paese durano troppo! Una norma che riduca i tempi tecnici ad una scadenza prefissata (ma non c’era già la prescrizione?) potrebbe servire a rendere più laboriosi i famigerati fannulloni tanto cari a Brunetta!

Giusto, almeno in teoria: ma qui entra in gioco la questione “Italia 2009”. Che poi è la questione delle nozze coi fichi secchi: va bene sveltire la burocrazia (senza renderla inefficiente più di ora, però), ma come pretendere di ottenere giudizi più rapidi semplicemente imponendoli? E chi paga i cancellieri, la carta, un aumento di magistrati per le sedi carenti? E come si pretende di informatizzare la pubblica amministrazione quando si negano investimenti per la banda larga? Immaginate: nel tribunale tutti in rete tra di loro, documenti pronti in un battibaleno, migliaia di fogli raccolti in un bel Pdf. Poi tocca mettere tutto in una chiavetta usb e chiamare Ciro il fattorino che la recapiti alla locale caserma dei carabinieri (o viceversa).

 

Panorama italiano III

novembre 10th, 2009 § Commenti disabilitati § permalink

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Il futuro che non arriva: Tabacci lascia l’UDC? Di nuovo? E quando c’era rientrato, il figliuol prodigo? Io ero rimasto alla prima fuga, quella della “Rosa Bianca”. Stavolta andrebbe con Rutelli, il che lo porterebbe a ritornare, di nuovo ma da fuori, a Casini. Mentre Rutelli è uscito dal PD, ma del suo ex vuol rimanere amico per costruire un’alternativa al centrodestra: il che lo porterebbe a ritornare, di nuovo ma da fuori, a Bersani. Tutte queste manovre paiono patetici bisticci su chi trova il posto più al centro nel centro: mi dicono invece sia politica vera, quella alta e nobile. Chiedersi quali risultati concreti per il paese abbiano prodotto in questi ultimi anni le fibrillazioni anarco-centriche (che io ricordi, giusto la porcheria di legge con cui votiamo il parlamento) sarebbe fare un torto alla grande intelligenza politica di Casini e soci: loro guardano sempre oltre, al futuro. Che colpa ne hanno se il futuro non arriva mai?

 

I devoti di San Euro: Credo che Tremonti, nel chiuso della sua stanza più segreta, abbia un altarino con l’effigie di Romano Prodi che ostende la moneta unica: nei momenti tragici, è sempre San Euro a lanciare un salvagente al nostro paese. Ricordate l’incredibile sorpasso della settimana scorsa ai danni della perfida Albione? L’Italia “sesta potenza economica, sorpassata la Gran Bretagna”? Sembrava una fesseria, nevvero? Beh, si dà il caso che lo fosse.  Tutto è legato al fatto che il Pil inglese è espresso in sterline, quello italiano in Euro: la famigerata crisi ed il deprezzamento della moneta britannica sulla divisa europea hanno fatto il resto.  In quell’occasione, un Tremonti gongolante ha sentenziato che “il tempo è galantuomo”. Chissà se lo pensa ancora, dopo l’uscita dei dati sulla produzione industriale di settembre: Italia –5,3%, peggiore risultato da quando è iniziato il rilevamento di questo parametro.

 

A quando i cadaveri ammucchiati lungo la via? Non seguo la tg-soap Studio Aperto –beh, solo alle volte, per diletto masochista- ma, se conosco i miei polli, scommetto che han sostituito gli stucchevoli collegamenti sul meteo dalle grandi città italiane con analoghi bollettini sui morti dell’influenza suina. E’ un andazzo molto comune, intendiamoci: però per queste cose quelli di Italia 1 hanno una marcia in più. Pare incredibile, ma fanno meno notizia alluvioni e colate di fango che un po’ di gente a letto con la febbre.

 

Iniziative culturali: Fece storia televisiva, qualche anno fa, la serie di letture della Divina Commedia Gassman legge Dante. Visto che è il ministro della Cultura, Sandro Bondi non ha voluto essere da meno. Dal sito del PDL:

screenshot.5

 

Crucifige!Tutta ‘sta caciara per difendere “il crocifisso” nelle aule scolastiche è deprimente: sindaci che lo infilano dovunque (ai bagni pubblici sono già arrivati?), tabelle stradali che invece di segnalare gli ingorghi dipingono la croce, gente che vuole piazzare l’immagine del Papa al posto di quella di Napolitano. Poi vai a vedere e ti accorgi che i difensori dell’icona sacra sono quelli stessi che promuovono leggi per privare i senza tetto delle panchine, che vogliono “censire gli islamici,” che vorrebbero bombardare i migranti. Allora ti domandi se il Crocifisso sia più presente quando pubblicamente appeso al muro o quando nascosto (ma vivo) nel cuore delle persone. 

 

Giovanardi e gli inciampi istituzionali

novembre 9th, 2009 § Commenti disabilitati § permalink

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Che Giovanardi non sia una cima, è cosa nota; che il suo campo d’azione preferito sia la lotta alla tossicodipendenza, è cronaca; che in questa pur lodevole lotta sia riuscito a produrre solo danni collaterali e zero risultati concreti è storia. Perciò non con sorpresa, ma con costernata rassegnazione accolgo, ad ennesima conferma della sommaria analisi appena svolta, certe sue dichiarazioni di oggi su Stefano Cucchi:

«Stefano Cucchi era in carcere perché era uno spacciatore abituale. Poveretto è morto, e la verità verrà fuori come, soprattutto perché era 42 chili. […] La droga ha devastato la sua vita, era anoressico, tossicodipendente, poi il fatto che in cinque giorni sia peggiorato, certo bisogna vedere come i medici l’hanno curato. Ma sono migliaia le persone che si riducono in situazioni drammatiche per la droga, diventano larve, diventano zombie: è la droga che li riduce così».

Se questo voleva essere uno spot contro la droga, è riuscito malissimo: probabilmente la tossicodipendenza aveva ridotto Stefano Cucchi una larva, ma questo non giustifica il modo in cui è morto. Sembra quasi certo che sia stato picchiato (o per lo meno aiutato a cadere dalle scale); in ogni caso è stato curato poco e male, soprattutto dal punto di vista psicologico (potete trovare online  la documentazione sanitaria dei suoi ultimi giorni: il ragazzo non collaborava e rifiutava l’idratazione, sarebbe stato necessario consultare i parenti e almeno uno psichiatra); alla fine è morto di stenti.

Poveretto, è morto: ma che volete, era un tossicodipendente, era uno spacciatore. Se l’era un po’ cercata: ragazzi, mi raccomando, non drogatevi!
Grazie, onorevole Giovanardi.

update, 11 novembre: siamo lieti di poter rilevare che Giovanardi si è scusato per le parole inopportune di due giorni fa.

Panorama italiano II

novembre 4th, 2009 § 1 comment § permalink

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la settimana nel Belpaese

Notizie dalla cisalpina: Mentre le truppe progressiste, nascoste nelle loro ridotte tra i boschi, ancora attendono dispacci per capire chi saranno i nuovi capoccia locali, sulle spoglie della Gallia Cisalpina si fronteggiano –ormai quasi in campo aperto- i sedicenti alleati PDL e Lega. Apparentemente, terreno di scontro sono i fondi per la sicurezza: la Lega, forse risvegliata dal flop delle ronde, si è accorta (bontà sua: ma fino ad oggi dove stavi, Bobo?) dei tagli alle forze dell’ordine. Maroni minaccia quindi di votare con l’opposizione. In realtà si tratta di stabilire quale vessillo dovrà sventolare sulla pianura padana nei prossimi 5 anni: otterranno i leghisti di candidare Cota in Piemonte e Zaia in Veneto? Berlusconi riuscirà a dissuadere Galan dal farsi una lista tutta sua, che rimetterebbe clamorosamente in corsa il pur derelitto PD (alle regionali non c’è doppio turno)? Ecco tutto: è una questione di predominio nel territorio. Non a caso giunge l’ennesimo rinvio del vertice a tre che avrebbe dovuto sancire le candidature in vista delle regionali di marzo.

Il governo del (non) fare: Un tempo i biografi dei potenti si chiamavano Tacito o Plutarco: oggi abbiamo Bruno Vespa. Le ultime anticipazioni da questo ”Donne di cuori” che, quasi si vergognasse di venire alla luce, non esce mai  danno un Berlusconi sempre più voglioso di riforme che aumentino i poteri del presidente del consiglio: sarebbe molto interessante sapere cosa se ne farebbe, visto come non riesce a gestire nemmeno quel poco che ha (nonostante, in teoria, tutti gli alleati si dichiarino compatti come non mai). Mentre sui famosi problemi del paese le risposte latitano, sulle questioni marginali il centrodestra marcia unito: non toglieteci i crocifissi dalle aule (tanto cadranno da soli con l’intonaco, tra poco)! Toglieteci piuttosto posti di lavoro e borse di studio, che non protesteremo! Il cardinal Bertone ringrazia: per una volta con una battuta, invece che con le solite litanie sulla decadenza morale (“questa Europa del terzo millennio ci lascia solo le zucche delle feste recentemente ripetute e ci toglie i simboli più cari”).

Vacanze romane:  il Parlamento non può lavorare per “mancanza di copertura finanziaria”: è inutile legiferare, tanto non ci sono i soldi per mandare a regime le eventuali nuove norme. Quindi: Montecitorio è chiuso per fallimento.

L’arte di arrangiarsi: Aspettando le nuove carceri, costruite con le maestranze schiavizzate sul modello l’Aquila, ci si arrangia come si può per svuotare quelle attuali: la politica fa il suo con la prescrizione breve; le forze dell’ordine collaborano moltiplicando le misteriose cadute dalle scale; i detenuti si adeguano togliendosi di mezzo da soli.

 

 

Noi, vedove (allegre) di Rutelli

ottobre 30th, 2009 § 1 comment § permalink

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…è tempo di migrar

Dell’elezione di Bersani, la conseguenza più notevole sembra ad oggi l’abbandono di Rutelli (mentre Paola Binetti resta: trattenete gli entusiasmi, prego). La sua caduta al centro, iniziata in illo tempore dalle scoscese vette del Partito Radicale, più che una parabola sembra una spirale in avvitamento verso Casini: ma non è detto finisca lì. Magari tra 10 anni ci troveremo un Rutelli aspirante leader del centrodestra e tra 20 delfino di Storace. E’ un po’ il destino dei figli spirituali di Pannella: guardate Capezzone, poveretto. La prova che il detto “si nasce incendiari, si muore pompieri” sarà pure abusato, ma è vero.

Quel che vorrei domandare a Rutelli, almeno da quando ha cominciata questa via crucis, è perché mai non sia sceso in lizza per la segreteria del PD: insomma, sei uno dei soci fondatori, hai corso contro Berlusconi nel 2001, ci sono molti pronti ad appoggiarti. Credi che la linea del partito sia sbagliata: bene, quale occasione migliore delle primarie per tentare di raddrizzarla? E non vale l’obiezione del “tanto avrebbe comunque vinto Bersani”: Marino ha preso solo il 15%, però con la sua candidatura ha inciso molto profondamente nel definire i temi della campagna elettorale e nel far discutere questioni che altrimenti sarebbero rimaste ai margini. Invece, niente: anzi, poche dichiarazioni, sempre critiche e con la continua minaccia dell’addio. Per queste anomale timidezza e ritrosia, credo, molti si sono fatti l’idea che tutto fosse in realtà già scritto da tempo e che la vittoria di Bersani fosse addirittura auspicata per poter meglio giustificare lo strappo.

Nasce dunque “Cambiamento e Buongoverno”: per ora è un manifesto firmato da pezzi da novanta della politica nostrana (tra gli altri Tabacci, Lanzillotta, perfino Cacciari). Tanto rumore, la solita convention con conferenza stampa, tanta buona volontà e tanta voglia di centro. Non si capisce, francamente, quali siano le prospettive: rifare la Margherita con un occhio alla DC? Puntare ad un’iniziale alleanza con il PD per poi sfondare a destra mangiandosi qualche pezzettino del PDL? Insomma, tornare a prima di Tangentopoli, alle alleanze variabili, al centro ago della bilancia?

Che si tratti di un cambiamento, nulla da eccepire (anche i gamberi si spostano); sul buongoverno, ecco, qualche riserva mi sentirei di avanzarla.

 

Panorama italiano

ottobre 29th, 2009 § Commenti disabilitati § permalink

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Cosa succede in Italia? Qual è lo stato di salute del nostro paese? Viaggiamo verso una stentata ripresa o siamo ancora nel pantano della crisi? E pioggiachi ci governa sa quel che fa? A queste domande io non so rispondere, posso al massimo segnalare alcuni fatti emblematici.

 

 

La polizia scende in piazza contro i tagli del governo, la Brunetta e le ronde -che, per inciso, raccolgono pochi volontari: sarà colpa del freddo, forse non immaginavano che a presidiare il territorio tocca andarci anche sotto la neve.

I carabinieri, più creativi, cercano di raggranellare soldi per le volanti con mezzi spicci e contributi non del tutto volontari: hanno imparato da Corona, il quale infatti si è un po’ risentito e avrebbe voluto almeno i diritti sul metodo.

Berlusconi si è cuccato la scarlattina: ci dicono una forma lieve, ma deve avere una febbre ben alta per essere intervenuto a Ballarò ancora sui giudici comunisti (il comunista di questa volta ha condannato Mills ieri, ma due anni fa aveva assolto Silvio sulla faccenda Sme).

Irap giù, Irap su: non appena tornati tutti amiconi con Tremonti, sembrava fatta per l’abolizione dell’odiata tassa. Ora il ministero dell’Economia fa sapere che non ci sono i soldi. Nuovo pellegrinaggio ad Arcore in vista.

La riforma dell’Università si farà con i fondi ottenuti grazie allo scudo fiscale: per dire quanto ci contino, alla riuscita della cosa. Senza contare che due settimane fa Tremonti sosteneva una cosa differente: «I fondi dello scudo fiscale saranno destinati innanzitutto a finanziare il 5 per mille»(ovvero il no profit).

Perfino il Corriere ha notato che all’Aquila la ricostruzione del centro storico non è mai iniziata: Bruno Vespa busserà a Palazzo Chigi per chiederne conto?

A proposito di Bruno Vespa: in questi giorni, dalle “anticipazioni” sul suo ennesimo ultimo libro, abbiamo appreso nell’ordine: che Rutelli lascia il PD; che Veltroni ritiene un suicidio il “rifluire nel socialismo”; che Bersani pretende un rapporto civile con Berlusconi; che lo stesso Berlusconi non vuole elezioni anticipate nel Lazio.  Neanche Nostradamus sarebbe stato in grado di prevedere i fatti con tanta lungimiranza: chissà se nel libro ci trovo anche l’anticipazione sui numeri del superenalotto della settimana prossima.

 

Il mio dito sinistro (primarie a Nord-Est)

ottobre 26th, 2009 § 2 comments § permalink

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Ditelo, dai, che non vedete l’ora di conoscere il disordinato resoconto della mia esperienza da scrutatore alle primarie.
Per iniziare, però, due parole sull’esito della disfida:  ha vinto il candidato migliore, con il programma peggiore. L’idea di riproporre l’Unione –o qualcosa di similmente arzigogolato- per contrastare il dinamico duo Pdl+Lega può forse essere efficace nel breve periodo, ma rischia di condurre al consueto problema di un impossibile governare. Speriamo il nocchiero conosca le correnti in cui ci inoltra.
Da persona che ha convintamente votato Marino, non posso che condividere lo sforzo per un leale sostegno all’azione del nuovo segretario: uno concreto e molto capace senza dubbio, che già oggi sarà a Prato per confrontarsi direttamente con gli artigiani del tessile in crisi. Come inizio, non c’è male.
Oh, scusate: voi aspettavate trepidanti  (?), lo sguardo febbrile a scorrer le righe, le mie impressioni sulla domenica elettorale! Vi accontento subito. Butto giù le cose un po’ come vengono (son pigro, si sa):
1. L’indice della mia mano mancina (che a fianco potete ditovedere immortalato, ancora malconcio ma soddisfatto) è il segno più eloquente della massiccia presenza al voto, andata ben oltre le attese. Il vescicolone sulla faccia interna della stremata propaggine è certo l’effetto traumatico delle orrende penne bianche fornite dalla provincia, ma si sarebbe prodotto in ogni caso: il PD insomma, inteso come la gente che prova a crederci, non sembra in via di estinzione.
2. Dopo tutte le carte e i verbali redatti, vorrei proporre di cambiare nome al partito: da Partito Democratico a Partito Burocratico. Troppe scartoffie non scoraggiano chi vuole imbrogliare (anzi), ma inguaiano chi vuole essere corretto e scrupoloso.
3. Ho visto, quasi in parata di fronte al banchetto dov’ero seduto, una rassicurante folla di diversità. Multiformi  gli atteggiamenti, l’abbigliamento, le camminate, le parole e gli sguardi: mani grandi, consumate dal lavoro insieme a mani delicate e sottili; passi veloci e sicuri, spesso a scortarne di più meditati o esitanti.
4. Pochi giovani, ma tanti bellissimi vecchi con ancora passione per le proprie idee e ideali per le proprie passioni.
5. Sono molto orgoglioso dello spirito di correttezza e grande collaborazione con cui si è lavorato nel nostro seggio: in tempi in cui la politica è vista ovunque come aggregazione di interessi per dividersi spazi di potere,  tutte le persone che ieri sono state chine per ore a scrivere ricevute e compilare registri senza aspettarsi nulla in cambio danno un bel segnale di pulizia.
7. Dai risultati, traspare una differenza tra la forza di Bersani come candidato e la debolezza della candidata regionale per la lista Bersani (che comunque ha vinto, nel Veneto):
Votanti: 817
                          Nazionale:            Bersani 351
                                                  Franceschini 312
                                                            Marino 142
                          Regionale:            Bersani 283                  
                                                 Franceschini 367
                                                            Marino 142
Elettorato scafato, in grado di approfittare al meglio del voto disgiunto, parrebbe.
8. Ora sarà il caso di pensare alle elezioni Regionali: mancano 6 mesi, non abbiamo lo straccio di un candidato (nemmeno in pectore).
9. S’è capito cosa vuole Rutelli (a parte un panino senza cicoria): Casini. Ma perché aspettare Marrazzo?

il cannocchiale

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Fantadichiarazja

ottobre 23rd, 2009 § Commenti disabilitati § permalink

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Disclaimer: Quanto segue è frutto solamente della scarsa e malata fantasia del suo autore. Niente di quanto scritto corrisponde a verità. Qualsiasi accenno a fatti o pesrone realmente esistite è da ritenersi puramente casuale.

Intercettato vicino alla sede del governo, Daniele Capezzone ha così commentato la notizia dell’annullamento del Consiglio dei ministri odierno:

“Tutto è causato dal maltempo sulla dacia di Putin: le super-consulenti, rinomate esperte di politiche energetiche e di ingegneria idraulica     appositamente ingaggiate per il vertice bilaterale dal leader russo non sono potute rientrare al loro centro studi internazionale. Per non smentire la sua fama di uomo galante e rendere ancor più lustro al buon nome del nostro Paese, il presidente Berlusconi si è visto costretto ancora una volta al sacrificio alla ragion di stato: ha così deciso a malincuore di ritardare il rientro in Italia.  Sempre impareggiabile animale politico, il premier evita in questo modo le accuse per la presunta gaffe internazionale (ma come! è il leader di uno dei paesi più importanti dello scacchiere internazionale e manca talmente di tatto da non fermarsi a far compagnia a delle signore sole nella dacia in tempesta?), che certamente si sarebbero levate  –prevedibilissime e strumentali!- dai soliti ambienti di sinistra, con l’appoggio della Spectre dei giornali demoplutomassonici, se il presidente fosse giunto in Italia per il Consiglio dei Ministri, come preventivato ormai da tempo… Ora scusate, devo rientrare a Palazzo Chigi con urgenza.  Siamo impegnati in una accesissima partita di tiro al Tremonti: è il mio turno e sono quasi finite le freccette.”

Regolarizzare il pluralismo del web

ottobre 21st, 2009 § Commenti disabilitati § permalink

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Forse non ci crederete, ma Sandro Bondi ha un twitter.
Invece di scriverci le sue poesie, però, ricopia i proclami del suo amato oppure scrive cose vagamente inquietanti.
Come queste:
Non vi fa venire un brivido alla schiena l‘espressione “regolarizzare il pluralismo del web“? Come si può fare?
A chi indovina, Sandro dedicherà un‘ode personalizzata.
 
 
Rettifica: mi dicono che il twitter citato non sia del vero Sandro Bondi. Mi scuso, dunque, e ritiro tutto –eccetto l’offerta di un’ode personalizzata del nostro vate a chi ne facesse richiesta.
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