giugno 29th, 2010 § Commenti disabilitati § permalink
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Dell’Utri condannato in appello a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa (rispetto al primo grado, pena ridotta di 2 anni per la non sussistenza delle accuse per i fatti dopo il 1992) e poco ci manca che ritornino fuori i famosi “cannoli” di Cuffaro (ma sono certo che una bottiglietta di spumante se la siano aperta, dietro le quinte): gli avvocati difensori cantano vittoria, l’imputato ride e scherza in conferenza stampa, ribadisce di considerare Mangano “il mio eroe” per essere morto omertoso e si vanta come artefice della strategia berlusconiana di avvalersi, durante i processi, della facoltà di non rispondere (legittima finché si vuole, ma non eticamente accettabile da parte di un politico).
In sostanza, una condanna per aver brigato con la mafia allo scopo (quanto meno) di proteggere e favorire Berlusconi e le sue aziende, sembra a Dell’Utri e a molti del Pdl una bagatella da ragazzetti, di quelli che imbrattano i muri con lo spray (anzi, qualcosa di meno grave, visto con che dispiegamento di forze gli stessi personaggi si scagliano contro i vandali metropolitani).
Un po’ come se uno si rallegrasse perché pure se è stato riconosciuto colpevole di aver ucciso una vecchietta, è stato assolto dall’accusa di averle rubato la borsetta.
giugno 24th, 2010 § § permalink
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Ora, va bene che in tempo di crisi non si butta via niente, che un governo cialtrone può essere meglio di nessun governo, che nel campo dell’opposizione si gioca come la nazionale italiana contro la Slovacchia, che non si può andare a votare ogni anno; va bene tutto, ma quanto a fondo dobbiamo andare ancora, quanto in basso dobbiamo scendere, prima che, non dico la gente per strada, ma quanto meno i sondaggi facciano una grossa pernacchia all’indirizzo di questo Berlusconi IV?
Solo oggi, dai giornali:
- Aldo Brancher, uno la cui semplice biografia dovrebbe essere suffciente a sconsigliarne qualsiasi impiego in ambito pubblico, fedelissimo del nostro premier, nominato “casualmente” solo una settimana fa ministro per il federalismo (carica doppione di quella di Bossi e pure di quella di Fitto), si avvale del legittimo impedimento in un processo che – sempre “casualmente”- vede oggi l’inizio del suo iter
- come rivelato dall’ottimo Fabrizio Gatti, nei fondali dell’arcipelago della Maddalena ci stanno rifiuti tossici in quantità: i lavori di bonifica, eseguiti (eseguiti?) in occasione del G8 poi spostato a L’Aquila, sono stati affidati dall’onnipresente Guido Bertolaso all’ormai famigerato cognato
- per protesta contro i gravi ritardi nella ricostruzione e negli stanziamenti del denaro necessario, il consiglio comunale de L’Aquila si è svolto a Roma, all’aperto, di fronte al Senato; negli stessi momenti, Silvio Berlusconi difende il sindaco di Palermo, che non avrebbe colpa alcuna (“Conosco da lungo tempo il sindaco Cammarata e so che è persona capace e responsabile. So che in ogni cosa mette impegno e passione, ma so anche che, come succede a tutti i suoi colleghi sindaci, non tutto dipende dalla sua capacità, dalle sue azioni, mentre tutti sono pronti sempre a chiedergliene il conto”) se la sua città è costantemente sommersa dai rifiuti (nonostante i cospicui e continui aumenti della Tarsu e gli interventi economici del governo)
- ieri era il ritorno dell’Ici (mascherata però da Imu, imposta unica sugli immobili: almeno salviamo la faccia, no?), oggi è la minaccia delle Regioni di restituire le proporie competenze allo Stato, se nella manovra correttiva (la crisi non c’è, ricordate? è solo un’invenzione della sinistra!) permarranno i drammatici tagli a enti locali e spesa sociale (un solo esempio, il blocco del turn-over in sanità: per ogni 5 sanitari che vanno in pensione, se ne potrà assumere solo 1, con il conseguente aumento degli straordinari per il personale rimasto e lo scontato peggioramento dell’assistenza ai malati): il gioco di dirottare il peso dei sacrifici economici (e quindi l’inevitabile scontento popolare da questi derivante) tutto sule amministrazioni locali è sempre più evidente e smaccato
Potrei continuare ancora, ma credo basti così. O forse no?
giugno 15th, 2010 § § permalink
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Se proprio vogliamo perdere tempo nel tentativo di interpretare razionalmente le più recenti vicende del meraviglioso leghismo di governo, certo non sarà per esecrare le fesserie puerili di Zaia, che fa invertire l’inno di Mameli e il Va’ Pensiero all’inaugurazione di un plesso scolastico; nè per condannare quelli che a radio-padania hanno tifato Paraguay e non Italia (de gustibus: del resto, nella sgangherata e ridicola sfida di qualche settimana fa tra padania e Regno delle Due Sicilie, dovendo scegliere, io avrei preferito vincente quest’ultimo).
Esercitiamoci, invece, sulla freschissima dichiarazione del ministro Maroni, il quale preannuncia una imminente installazione dei meccanismi di Body Scanner nelle stazioni ferroviarie:
«a fine luglio, finita la sperimentazione nei tre aeroporti, credo che installeremo i dispositivi in tutti gli aeroporti italiani e in tutti i luoghi dove c’è il rischio di incidenti, in primo luogo le stazioni ferroviarie».
Mi pare un’idea balzana ed irrealizzabile, oltre che inutile all’atto pratico.
Nelle stazioni ferroviarie non esiste il check–in: introdurre una procedura simile, con il numero dei passeggeri che ogni giorno prendono il treno (anche solo negli snodi principali), significherebbe rallentare sine die arrivi e partenze e ridurre il numero dei convogli giornalieri per ogni destinazione, rendendo ancor più congestionata la già poco efficiente rete italiana. Inoltre, in Italia ci sono 2280 stazioni; anche ammettendo di riuscire a coprire (con un esborso economico da fantascienza, vista la situazione attuale) le maggiori, le famose “centostazioni”, come la mettiamo con le medio-piccole (per non parlare di quelle molto piccole)? Non è pensabile piazzare strumenti del genere in ognuna di esse: quindi, se io volessi, ad esempio, organizzare un attentato a Venezia Santa-Lucia o semplicemente far esplodere un treno in corsa, mi basterebbe partire con le mie belle valigie esplosive da una stazioncina defilata (sulla linea Venezia – Trieste ce ne saranno almeno una decina). A cosa serve avere un bellissimo e nuovissimo boccaporto su di un sommergibile pieno di falle nella stiva?
L’ossessione per la sicurezza genera mostri.
giugno 13th, 2010 § Commenti disabilitati § permalink
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Peccato che questo qui è già libero da qualche giorno, naturalmente. Al più, si tratterà di offrirgli un passaggio fino a Malpensa. Comunque, per mantenere la solennità dell’annuncio, facciamo una cronaca della giornata odierna del nostro Premier. Da leggere a mo’ di cinegiornale Luce (o anche a mo’ di Minzolini):
Certo galvanizzato nel ricordo dell’eroe dei due mondi, centrale e inclita figura nelle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità di quel paese che, da Padania a Terronia, lungo l’unificante cerniera dell’Appennino, corre sicuro verso il sol dell’avvenire, il nostro giovane premier è stato oggi costretto agli straordinari, al nobile scopo di tener fede a tutti i gravosi impegni internazionali -inevitabili per un paese di alto rango quale quello che ha l’onore di guidare ormai da lungo tempo.
Prima, nella bulgara mattina di Sofia, dopo il commosso e virile ascolto dell’Inno di Mameli, il nostro primo ministro ha personalmente scoperto una statua equestre di Giuseppe Garibaldi, fiero condottiero e ideale precursore di quegli uomini che, impavidi, ancor oggi lottano per l’autodeterminazione e la libertà dei popoli padani e delle genti delle due Sicilie. Nel pomeriggio, poi, come suo costume senza concedersi a quelle molli pennichelle che tanto sanno d’ozio romano, il capo del governo si recherà in terra d’Africa, in quella Libia da dove voci ben informate dicono ritornerà col trofeo più ambito alle genti europee: uno svizzero in carne e ossa, anch’esso personalmente liberato (a mani nude!) dalle cirenaiche galere.
Grazie all’italico ingegno di Silvio Berlusconi, laddove tutte le cancellerie del continente hanno fallito, un uomo solo è riuscito a trionfare del riottoso alleato libico, di nuove glorie così ancor ricoprendo il paese dove il sì suona.

Update delle 0.00: alla fine, allo svizzero è stata risparmiata la traversata del Canale di Sicilia in compagnia delle simpatiche barzellette del premier. Comunque, Berlusconi non torna dalla Libia a mani vuote: si porta indietro 3 pescherecci e i soliti salamelecchi sul ruolo (decisivo, ovviamente) svolto nella risoluzione di questa delicatissima crisi internazionale (giusto per cavillare: risulta che la firma del trattato Libia-Svizzera si sia svolta alla presenza di soli delegati di governo elvetici e spagnoli).
giugno 11th, 2010 § § permalink
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Giornata di falli di frustrazione, quella di ieri: l‘IDV che occupa i banchi del governo, il PD che lascia l‘aula prima del voto, un gruppo di impavidi che disperatamente cerca di incantare il premier, andando a leggergli la Costituzione sotto il balcone di casa (chissà, magari l’avrà presa come una serenata d‘amore). All‘atto pratico, 3-0 per il cavaliere: un goal all‘opposizione, un goal alla sedicente minoranza interna al Pdl, un goal all‘Italia intera. Difatti, di questi giorni di proteste vibranti resterà solamente il voto compatto del Senato alla cosiddetta “legge bavaglio“, contro la quale si è schierata la stampa tutta (a parte, forse, Minzolini: ma per sapere cosa ne pensa, bisognerebbe sciropparsi il tg1, ed io ne sono felicemente digiuno da almeno un anno, ormai), persino quei noti bolscevichi di Sky (listato a lutto, per l’occasione, il canale all news del gruppo Murdoch). Della ribellione dei finiani, buoni solo a pestare i piedi invano, resta appena qualche distinguo e un accenno di possibili modifiche nel corso della prossima e ultima lettura del provvedimento, a Montecitorio: immagino non se ne farà nulla, visto come il grande capo ha sentenziato l’altro giorno. Tanto tuonò, che piovve, insomma.
Beh, per uno che lamenta ogni cinque minuti di non avere alcun potere reale, non c‘è male: pensa se potesse fare sul serio quel che gli pare.
Nel frattempo, non fai in tempo ad aprire il sito di uno dei grandi quotidiani nazionali, che lo trovi incorniciato da pervasivi e fastidiosissimi spot: le notizie sono compresse da un tripudio di colori, annunci e variegati cosini animati che svolazzano da una parte all‘altra dello schermo; ultimamente, la home page di repubblica è stata rimpicciolita, peggiorandone decisamente la visione, e ciò di certo per incrementare lo spazio a tali nuove forme di pubblicità. Questo per dire quanto bene stiano le imprese editoriali: dubito potrebbero sobbarcarsi le multe salatissime previste dalla nuova normativa.
Quindi, gente, sursum corda: un altro giorno radioso sta per sorgere nel paese di Silvioland, dove tutto va come deve andare e, nonostante si sia sempre tutti indignati, al prossimo turno ci precipiteremo ancora in massa a votare per il sire di Arcore.
maggio 28th, 2010 § Commenti disabilitati § permalink
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Io credo, in fin dei conti, che ieri Berlusconi fosse in buona fede, quando si è lasciato andare alla raggelante battuta su Mussolini e i gerarchi:
“Chi è nella posizione di capo del governo di potere vero non ne ha praticamente nulla. […] Oso citarvi una frase di colui che era ritenuto un grande e potente dittatore, e cioè Benito Mussolini. Nei suoi diari ho letto recentemente questa frase: "dicono che ho potere, non è vero, forse ce l’hanno i gerarchi ma non lo so. Io so che posso solo ordinare al mio cavallo di andare a destra o di andare a sinistra e di questo devo essere contento". Quindi il potere, se esiste, non esiste addosso a coloro che reggono le sorti dei governi dei vari Paesi.”
[Mode Francesco Alberoni ON]
E’ un po’ il problema di tutti i narcisisti: ogni giorno si guardano allo specchio e si trovano più belli (oppure si asfaltano la pelata e la faccia per convincersene). Vanno in ufficio e notano quanto sono bravi, come spiccano rispetto alla mediocrità dei colleghi. Sanno che il loro capo non vale niente, loro sarebbero capaci di fare molto di più in meno tempo. Se qualcuno li coglie in fallo, non si capacitano di poter sbagliare: anzi -si rincuorano subito- non è stato loro l’errore, ma sempre di altri che non hanno capito o sono in malafede. Magari alle regole ci credono, sempre però finché si applicano agli altri: per loro vale un codice differente, perché sono più bravi.
[Mode Francesco Alberoni OFF]
Tornando a noi (a lui): Berlusconi non mira a fare il dittatore, ma –qualora richiesto- temo non avrebbe il cuore di rifiutare. Come è convinto che sia verità quanto afferma dicendo che, con lui allenatore del Milan, la squadra avrebbe vinto il campionato, così pure crede (a modo suo, ovviamente) nella democrazia e nel valore della libertà (mai parola fu più svuotata di significato, di questi tempi). Purtuttavia, se a chiedergli di fare un passo avanti fosse se stesso, potrebbe magari consentire un’eccezione: “uno così bravo, dove lo trovo,” si direbbe, “Non posso lasciarmelo scappare!” E resterebbe ancora convinto di sacrificarsi “per il bene del paese.”
aprile 22nd, 2010 § § permalink
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“Dalle azioni degli uomini risult[a] qualcosa d’altro, in generale, da ciò che essi si propongono e [...] immediatamente sanno e vogliono. [Infatti, essi] recano in atto quel che a loro interessa, ma da ciò vien portato alla luce anche altro, che vi è pure implicito, ma che non è nella loro coscienza e intenzione.”
(G.W.F. Hegel)
…e intanto, il Pd sempre alla finestra
Ripensando a caldo al discorso appena tenuto da Fini alla direzione nazionale del Pdl, mi pare di aver sentito le parole di uno che sta in un altro partito; anzi, mi sembrano quasi dei punti programmatici per una nuova formazione di centro (più che di centro-destra), quasi una chiamata (metaforica) “alle armi” per chi ci sta.
Nell’ordine, Fini ha affondato la politica del governo in campo fiscale (sostiene che non è possibile, in tempi di crisi, promettere il federalismo fiscale come vuole la Lega; è molto dubbioso sulla riforma del fisco targata Tremonti), la politica del governo sull’immigrazione (che, comunque, è stato lui a inaugurare nel 2001 con la legge che porta il suo nome), l’approccio del governo a giustizia e riforme, lo stile dei rapporti con Bossi e l’acquiescenza ad ogni capriccio leghista.
Se il gruppo dei finiani rimasti tali fosse appena un po’ più polposo e Fini stesso più coraggioso del solito, ora mi attenderei quanto meno una crisi di governo e la nascita di qualche accrocchio col centro targato Udc e Api. Non nascondo che la prospettiva di un “governo per le riforme” (magari di durata biennale) tra Pd-Udc-Fini, con unici punti programmatici legge sul conflitto di interessi, riforma costituzionale (magari con un federalismo decente), riforma del lavoro con estensione degli ammortizzatori sociali e riforma dell’Università con stanziamenti decenti per la ricerca e l’istruzione mi tenterebbe non poco. Peccato non ci siano i numeri, oggettivamente.
Tutto questo per dire la stima che rimane, in uno che è pure iscritto, nella capacità attuale del Pd di dare risposta ai problemi del nostro paese.
aprile 2nd, 2010 § § permalink
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È fosco l’aere,
il cielo è muto;
ed io sul tacito
veron seduto,
in solitaria
malinconia
ti guardo e lagrimo,
Venezia mia !
(Arnaldo Fusinato, L’ultima ora di Venezia)
Allora, ricapitolando. Il PD ha perso le elezioni, noi abbiamo perso le elezioni: le abbiamo perse alla grande. Abbiamo perso tutto quello che era umanamente perdibile: ci siamo tenuti giusto la Puglia, Venezia e poco altro. Certo, si resta forti laddove forti si era già, ma si sprofonda in tutto il resto del paese. Qualcuno ci vede un’inversione di tendenza, perché gli pare che l’anno scorso si stesse peggio. Qualche altro si frega le mani perché il PDL nel nord arretra di fronte ai fazzoletti verdi.
Ecco, in tutto questo a me basterebbe uno dei nostri dirigenti che si alzasse a dire una cosa così, più o meno:
“Sì, è vero, è andata malissimo. Siamo ancora un cantiere in pieno restauro, non abbiamo tv a disposizione, non riusciamo a far capire alla gente che certe inchieste e certi giornali non li pilotiamo noi: comunque non ci sono scusanti.
Per questo ora è giunto il momento di lasciare vuote le comode poltrone di Bruno Vespa, la docile platea di Ballarò, le imbelli inquadrature dei tg. Non ci vedrete più a battibeccare sul colore del cielo e su quanta pioggia ci sta per scrosciare addosso: scenderemo tutti i giorni per le strade (non in piazza), a cercare di parlare con la gente ai mercati e nelle case. Ci metteremo seduti nel vostro salotto, al tavolino del vostro bar di fiducia, in oratorio, negli ospedali: staremo lì con voi, con calma e tanto tempo da perdere. Smetteremo di imbastirvi le solite risposte, finché non avremo prima sentito e poi a sufficienza meditato le vostre domande.
Cercheremo persino di ascoltare. Sì, vi sembra incredibile, lo sappiamo: ma vi ascolteremo, sul serio. Perderete la voce a furia di raccontarci i vostri casi; avremo le orecchie che fischiano e la testa che ronza, ma non ci alzeremo finché non avrete finito. Ah, e ci scriveremo tutto su di un quadernino: consumeremo i fogli, la vista e le penne pur di scrivere tutto quel che andrete dicendo. Saremo più silenziosi del vostro parroco, più comprensivi del vostro medico, più curiosi del vostro barbiere. Niente andrà perduto: nessuna delle vostre preoccupazioni, nessuno dei vostri tormenti. Allora, forse, potrete crederci e, chissà, anche votarci.”
Magari è fantascienza; probabilmente è politica.
Venezia ! L’ultima
ora è venuta;
illustre martire,
tu sei perduta …
Il morbo infuria,
il pan ti manca,
sul ponte sventola
bandiera bianca !
marzo 24th, 2010 § § permalink
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“… Tutta quella roba se l’era fatta lui, colle sue mani e colla sua testa, col non dormire la notte, col prendere la febbre dal batticuore o dalla malaria, coll’affaticarsi dall’alba a sera, e andare in giro, sotto il sole e sotto la pioggia, col logorare i suoi stivali e le sue mule – egli solo non si logorava, pensando alla sua roba, ch’era tutto quello ch’ei avesse al mondo; perché non aveva né figli, né nipoti, né parenti; non aveva altro che la sua roba. Quando uno è fatto così, vuol dire che è fatto per la roba.”
“…E stava delle ore seduto sul corbello, col mento nelle mani, a guardare le sue vigne che gli verdeggiavano sotto gli occhi, e i campi che ondeggiavano di spighe come un mare, e gli oliveti che velavano la montagna come una nebbia, e se un ragazzo seminudo gli passava dinanzi, curvo sotto il peso come un asino stanco, gli lanciava il suo bastone fra le gambe, per invidia, e borbottava: – Guardate chi ha i giorni lunghi! Costui che non ha niente! -Sicché quando gli dissero che era tempo di lasciare la sua roba, per pensare all’anima, uscì nel cortile come un pazzo, barcollando, e andava ammazzando a colpi di bastone le sue anitre e i suoi tacchini, e strillava: – Roba mia, vientene con me!”.
(Giovanni Verga – La roba)
P.S.: spesso mi viene di pensare che Verga sia stato il più abile scrittore di prosa italiano (o per lo meno che i siciliani abbiano, nascosto nel loro patrimonio genetico, il gene del narratore).
marzo 18th, 2010 § Commenti disabilitati § permalink
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Sommessamente e senza intenzione di farvi allarmare più del dovuto, vorrei farvi partecipi di una mia grave preoccupazione di questi giorni, concernente la vecchia corrierina su cui allegramente tutti siamo momentanei gitanti: in fondo, pure se puzza di naftalina, viaggia con sedili ormai frugati e già fuma dal radiatore alla prima corsetta, ancora le voglio bene.
Dunque sono un po’ preoccupato da come la stiamo maltrattando negli ultimi tempi: il pilota mi pare un tipo ormai suonato, tira le marce come un novellino, passa dovunque col rosso, stende le vecchine sulle strisce e poi lancia gestacci inequivocabili ai vigili che cercano di farlo ragionare; quelli seduti nei primi posti, invece di suggerire una guida più attenta e serena, sembra ci stiano prendendo gusto e -quando non sono occupati ad aprire le porte per gettare fuori in corsa qualche malcapitato- incitano il guidatore a osare sempre di più; quelli dietro si dividono tra quanti si limitano a vomitare dal finestrino e quanti cominciano a dar fuoco alla tappezzeria, supponendo che sfasciare tutto sia il mezzo più rapido per fermare questo andare spericolato. Se ci aggiungiamo che il percorso è costituito da strade sterrate piene di buche e curve a gomito senza protezioni e che il meccanico non controlla freni e sospensioni da almeno sessant’anni, magari mi date ragione pure voi.