Tre appunti sull’influenza nei media

settembre 3rd, 2009 § Commenti disabilitati § permalink

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E cucchiamoci anche questo. A leggere l’enfatico titolone, l’articolo dovrebbe iniziare più o meno così:

“In un mondo devastato dalla crisi e dal Virus A, solo un uomo può sopravvivere e donare una nuova speranza alla specie umana. Il suo nome è Rambo: ha 24 anni, vive a Monza e ha sconfitto il virus.”

Su questo virus H1N1 per ora si fa tanto allarmismo e si sanno poche cose: tutto sommato è normale, visto che si tratta di una variante nuova di un organismo conosciuto (sempre quello dell’influenza cosiddetta stagionale: questo è un cugino di altro lignaggio) e che solo ora si sta diffondendo abbastanza da fornire valutazioni epidemiologiche adeguate. A quanto pare non è così cattivo come lo dipingono, ma naturalmente è molto pericoloso per le persone più fragili: anziani, cardiopatici e broncopatici, immunodepressi. Come avrete ormai letto dappertutto, non è l’influenza che uccide, ma le sue complicanze: in primis una polmonite sovrapposta (diciamo che il virus “prepara il terreno” perchè i batteri si scatenino). Quindi il vaccino è quanto mai necessario, anche se sicuramente porterà molti soldini alle case farmaceutiche: speriamo non ci marcino troppo sopra. 

Vedendo quest’istantanea che ho tratto dal sito de “la Stampa”, possiamo notare l’anticipazione del succulento ed illuminato* parere di un Carlo Rossella ipocondriaco per l’occasione: nel testo, che vi invito a leggere per bearvi nel vuoto cosmico in cui proietta, come sempre Rossella si dimostra lieve come una piuma e fresco come una rosa. Anche discettando delle sue presunte fobie di contagio, da uomo mondano e chic qual è, riesce comunque a citare qualcuno dei suoi viaggi internazionali (qui in Grecia e a Londra), prima di lasciarci con il prezioso consiglio di una casta astensione dai baci.** 

*dalle lampade abbronzanti, credo

*dello stesso tenore questo splendido pezzo del Corriere di qualche giorno fa, in cui l’ex-direttore del Tg5 regala altre perle su come tornare al lavoro senza stress, dopo le sudate vacanze.

Le Frecce Verdi

settembre 1st, 2009 § Commenti disabilitati § permalink

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Dal dispaccio del sottotenente Renzo Bossi, infiltrato come agente segreto padano tra le amazzoni guardaspalle di Gheddafi con il nome in codice Al-Trotahili:

(Tradotto dal bergamasco):

“Caro padre,

la mia missione procede a gonfie vele. Qui tutti mi trattano benissimo, sembra che parlare fluentemente il bergamasco sia stata la carta vincente: ci capiamo a meraviglia. Mi fa paura, però, sapere che le nostre lingue sono così simili: saranno mica esseri umani anche loro? No, bando alle fantasie: dopotutto pure questi sono dei bingo bongo, anche se con la pelle più chiara. E comunque, egregio genitore, si vede che non sono molto furbi: quando ho suggerito che le Frecce Tricolori inviate da quei lader di Roma Ladrona avrebbero dovuto omaggiare la Libia con del fumo verde anzichè appunto* tricolore (ah, per inciso, vedi come uso bene le parole: appunto* mi viene dalle ripetizioni per il mio felice ultimo tentativo con la matura), loro ci sono cascati subito! Meno male che la bandiera di questo paese è verde come la nostra, così tutto è stato più facile. Ora non resta che far diffondere le note del Va’ Pensiero durante l’esibizione e la missione sarà compiuta. Oh, vedi di far ragionare quel tizio che comanda gli aerei: sembra l’unico ostacolo al nostro vessillo, ormai (magari fagli telefonare da Silvio, fagli promettere qualche signorina del luogo come regalo: Gheddafi ne ha tante…). Tra poche ore, finalmente, tutto il mondo conoscerà la nostra forza e dovrà chinare il capo alle nostre richieste (a proposito: cos’è che vogliamo? La Cassoeula riconosciuta dall’Unesco come patrimonio dell’umanità, giusto?)

Padanamente tuo,

Renzo Al-Trotahili

*in italiano nel testo. (N.d.T.)

 

Silvietto, Ghedino e la marmellata

agosto 31st, 2009 § 2 comments § permalink

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Le belle fiabe di una volta

libro-fiabeQuello che segue è un apologo della tradizione orale, tramandato di generazione in generazione nelle paludi del Nord Est. Qualsiasi riferimento a fatti e persone realmente esistenti è puramente casuale.  In conformità alle nuove disposizioni Bossiane sulla necessità di promuovere le lingue locali, si è scelto di far parlare uno dei personaggi in dialetto veneto.

 

Silvietto e Ghedino, 12 anni, sono amici per la pelle. Insieme formano una coppia strepitosa: Silvietto è una miniera di scherzi, barzellette e marachelle; Ghedino è la spalla ideale, sempre pronto a coprire l’amico e con una faccia di bronzo senza eguali quando si deve inventare le più arzigogolate fregnacce pur di salvare Silvietto. Questa volta, però, il simpatico Silvietto l’ha fatta davvero grossa: la mamma l’ha trovato con la testa infilata nella credenza e le mani nel vasetto della marmellata. Naturalmente con lui c’è anche Ghedino, che gli offre la schiena come sgabello per issarsi fino alla credenza.

“Silvietto” – esordisce la mamma- “cosa fai con le dita nel vasetto?”

“Cribbio…ehm, io? Quale vasetto, cara madre?”

“Quello che Ghedino tiene nascosto dietro la schiena!”

“Ah, sì! Vedi, mamma, ho appena scoperto che qualcuno ha aperto questo vasetto e si è mangiato la marmellata!”

“Sì, caro: sei stato tu.”

A questo punto, interviene sollecito Ghedino:

La me permeta, signora: queste son acuse gravi, fate su base puramente indisiaria! Ela no gà prove, ciò!”

“Ghedino, non intrometterti sempre!”, sbotta la mamma. “Ma se lo vedo con i miei occhi che avete rubato la marmellata!”

“Beh, ela podarà dir che gavemo el vaseto in man, ma no che gavemo anca magnà la marmelata!”

“E quel baffo che Silvietto ha sopra il labbro? Cos’è?”

“Eh, el gaveva magnà marmelata a casa mia, prima!”

“Ma Ghedino, ti rendi conto che stai negando l’evidenza?”

“Ma va là, va là! Questa szè difamasiòn! La denuncio a me pare! E Silvieto la denunciarà al suo!”

A questo punto interviene Silvietto:

”Egregia madre, vedo con dispiacere che anche tu sei caduta nel tranello teso da Eziomauro, il figlio ficcanaso dei vicini. Devo forse farti presente, mamma, che Eziomauro è attualmente in punizione per aver rifiutato una caramella alla sua piccola sorellina?”

“Scusa, Silvietto, ma questo che c’entra? A parte che Eziomauro non ha rubato la marmellata nella mia credenza, cosa cambia la sua punizione? Se dice la verità, non devo prestargli ascolto?”

Eh no, cara signora,” irrompe pronto Ghedino, “no la vorà mica crederghe a uno come Esiomauro? Che credibilità pol gaver, con quel che gà fato a la sorela?”

“Beh, posso almeno credere a quel che vedo?”

Ma cara signora, mi no so cossa la gà visto ea, ma ricordo cossa go visto mi ieri, quando la gà annacquà el vin de so marìo. E se sò marìo lo vien a saver…”

“Ghedino, non vorrai mica ricattarmi?”

“Cribbio, Ghedino, mi dissocio da queste tue parole! Quello che uno fa nella privacy della sua cucina è sacro! Nessuno può ficcare il naso negli affari privati di altri componenti della famiglia! Noi faremo finta di non aver visto nulla ieri sera, vero Ghedino?”

“Certo, Silvieto. Anca se mi gò fato anca la foto…”

“Dunque, mamma cara: di cosa stavamo parlando?”

“Niente, Silvietto. Volevo dirti di stare attento, nella privacy della cucina, a non mangiare troppa marmellata, altrimenti poi fai indigestione.”

“Marmellata? Quale marmellata?”

 

 

Le prossime fiabe:

-Silvietto, Ghedino e la malafemmina

-Silvietto e Ghedino divisi al festino

Crociati al pesto

agosto 28th, 2009 § Commenti disabilitati § permalink

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pesto Carissimi, d’ora in poi fate attenzione ai nuovi Crociati al pesto: se pensavate che i siluri de “la Padania” al Vaticano fossero l’anticamera di un divorzio clamoroso, vi sbagliavate. Ci pensano Bossi e Zaia a farsi riannettere in pompa magna nella schiera dei difensori delle nostre tradizioni minacciate dai perfidi beduini: il primo con un’intervista a Repubblica in cui sostiene di trovare normali le critiche ecclesiastiche a Silviuccio, il secondo con bellicosi proclami al meeting di Cl:

"Noi ci riteniamo gli avamposti nella trincea della Chiesa: potremmo dire che siamo i nuovi crociati. Siamo coloro che vanno a difendere tutte quelle idee che spesso qualcuno, magari, si vergogna di difendere".

Certe idee, in effetti, mi vergognerei di difenderle. Lascio dunque volentieri al ministro Zaia il compito di sognare il momento in cui il verde vessillo dei minchiopadani garrirà al vento d’Oriente in quel di San Giovanni d’Acri, mentre il Va’ Pensiero in salsa trevigiana riscalderà il cuore dei crociati padani di guardia alle porte della città. Quanto a me, spero per allora di aver già tolto il disturbo.

Dei miracoli

agosto 26th, 2009 § Commenti disabilitati § permalink

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Eccellentissimo Mr. God,

non Vi sembri inopportuno il mio ardire nel contattarVi direttamente (se ho peccato di superbia, fatemelo sapere tramite qualche presule: digiunerò in preghiera), ma ho ormai presa quest’abitudine di rivolgermi direttamente alle divinità, visto che con gli uomini i risultati sono scarsi. Vi scrivo dunque in relazione alla vicenda della signora che, durante il suo pellegrinaggio a Lourdes, avete recentemente guarita dalla SLA: naturalmente sono molto ammirato e felice per il lieto evento e per le circostanze in cui esso è maturato. Permettemi, però, Vostra divinità, un umile appunto al riguardo: certamente sostenere il criterio del merito è fondamentale in ogni campo della nostra società alla deriva e così è molto magnanimo da parte Vostra assecondare i lodevoli sforzi del nostro governo in questo senso. Ma siete sicuro di non manifestare, in quest’ambito specifico della vostra pur lodevole attività, una certa qual ritrosia poco giustificata, un braccino corto che per nulla si confà alla vostra nomea di Misericordioso? So già cosa obietterete: le vie del Signore sono infinite, solo chi si abbandona completamente a me potrà avere la Salvezza. Tutto giusto, tutto addirittura sacrosanto. Ma ditemi, allora: possibile che in quell’infornata di pellegrini lì, per esempio, solamente una persona meritasse il miracolo? E gli altri, poverelli? Erano tutti poco convinti? Sotto sotto nutrivano dei dubbi? E’ mai possibile che valgano solo i meriti di fede? Se uno vive come San Francesco o passa le sue giornate a sanare le piaghe dei mendicanti è meno virtuoso? Sono perplesso, my God. Creare dei fedeli di serie A e dei fedeli di serie B non mi sembra rispettoso di questo impasto di terra e sputo che siamo in fondo noi mortali.

Con immutata stima,

Andrea

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Tutto è bene quel che finisce

agosto 23rd, 2009 § Commenti disabilitati § permalink

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Bene, finalmente c’è un vincitore per questo superfantajackpot. Dice che sarebbe un quarantenne, single, di bell’aspetto: praticamente un annuncio da agenzia matrimoniale. Ora dalla Germania organizzeranno dei charter pieni di teutoniche cacciatrici di dote? Faranno un reality con questo nuovo scapolo d’oro? Ci saranno tante noemiletizie a bussare alla sua porta? Ma soprattutto: il fisco riuscirà ad individuarlo?

Epistola alle Parche

luglio 30th, 2009 § Commenti disabilitati § permalink

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Parche Spettabili signore (signorine?) Parche,

chi vi scrive è un umile esserino del XXI secolo che attualmente non tiene di meglio da fare. Sono conscio del grande carico di lavoro che filare i destini umani richiede per voi, soprattutto ora che la vita media si è allungata ed il numero di persone su questo povero pianeta è in continuo ed esponenziale aumento; so pure che non siete solite porgere orecchio alle richieste che vi vengono formulate da quaggiù (altrimenti, hai voglia: non si finirebbe mai di correggere il filato della giornata!) e che nemmeno gli dei possono mettere il becco negli affari vostri. Qui però si tratta di una questione veramente insostenibile, di uno stato di cose intollerabile. Come certamente saprete il genere umano ama sollazzarsi sfidando la vostra collega, la cosiddetta dea bendata: Fortuna, insomma. Immagino che tra di voi ci sia una certa rivalità, che Fortuna goda nel farvi inciampare, qualche volta, sì da ingarbugliare un po’ i fati già stabiliti: quindi suppongo che, senza tema di smentita, si possa dire che vi sta abbondantemente sulle palle. Se vi chiedo allora, per la tranquillità mia e di tutti gli italiani, di corcarla di mazzate? Così, giusto per una piccola forma di vendetta per voi e di assicurazione per noi: che la finisca di far crescere ‘sto montepremi del Superenalotto! Non se ne può più! Rendetevi conto: siamo in completa balia di tg che prima occupano minuti preziosi mandando in onda servizi e servizi sullo stramaledetto 6 che non esce e su cosa ci farebbe o non ci farebbe l’ipotetico vincitore; poi occupano minuti preziosi comunicando i numeri estratti e facendo finta che ci interessi qualche cosa di sapere chi ha vinto; infine non perdono mai (proprio mai) l’occasione per segnalare che questo è il più alto jackpot di tutti i tempi. Vedete, care le mie Parche (posso permettermi questa vena confidenziale?), non vi sembra che sarebbe ora di finirla? Dopo tutto, che vi costa? Lei è pure bendata, manco saprà mai che siete state voi.

Un grazie infinito per qualsiasi cosa vi riuscirà di fare,

Andrea

Cose di casa

luglio 28th, 2009 § Commenti disabilitati § permalink

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Qualche mattina fa, nel mentre spalancavo le ante del balcone, mi sono bloccato perplesso. A pochi passi dalla finestra, difatti, stava questa cosa:

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Il primo pensiero che mi ha attraversato la mente (certamente frutto dell’ebetitudine post-risveglio) è stato “forse non conosco abbastanza mia madre: quale strano rito vodoo compi, povera donna, nascosta dalle tenebre della notte?” Poi è giunto un secondo pensiero, sempre poco onorevole per la mia augusta genitrice: vuoi vedere che soffre di sonnambulismo e s’alza nottetempo per seppellire i gatti nei vasi da fiori (non sembri tanto peregrina questa seconda variante, stante il viscerale rifiuto della mamma nei confronti dei felini)?

Allarmato da entrambe le ipotesi, ho cercato di svelare, con il mio proverbiale tatto, la cagione di tanto dolore:

“Che ci fa la coda di un gatto piantata nel vaso di fronte alla mia camera?”

La sventurata rispose.

Pare che la cosa orrenda sia un vegetale, un esemplare di pianta grassa (invero molto magra; quasi anoressica, oserei dire) regalato da una zia che evidentemente cova qualche cosa contro di noi.

La rivincita di Cartagine su Roma ladrona

luglio 26th, 2009 § 1 comment § permalink

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Voyager_CS1 “Cari amici di Voyager, un cordiale buonasera dal vostro Roberto Giacobbo. In questa puntata speciale vogliamo raccontarvi una storia che ha dell’incredibile e che, se confermata, ci costringerebbe a rivedere del tutto le attuali teorie sullo spazio-tempo. Cominciamo, come di consueto, con una serie di domande: è possibile prevedere il futuro? Ed è possibile, grazie a questa conoscenza, influenzarne il decorso? Ed è possibile che una popolazione del IV secolo A.C. possedesse le conoscenze necessarie per tutto ciò senza nemmeno un aiutino da parte di un’entità aliena super-evoluta? Per iniziare a darci qualche risposta, ci troviamo in una zona ultrasegreta della Sardegna, uno scavo archeologico nascosto nella proprietà di un noto Presidente del Consiglio italiano (di cui però non possiamo, per motivi di privacy, farvi il nome). Qui con noi è la professoressa Zedda Piras, docente di PaleoUfoCastronologia all’Università del Mentecattì. Ecco, professoressa Piras, che luogo è questo?”

g_01872453 “Beh, si tratta di una piccola necropoli a inumazione di origine fenicia, da poco rinvenuta nel sottosuolo della Villa: sono circa 30 tombe, risalenti al 300 A.C.”

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“E cosa c’è di così rivoluzionario nelle sepolture di questi fenici?”

 

 

g_01872453“Vede, all’inizio non sembravano esserci stranezze di sorta. Un’analisi più attenta del sito, unita ad una testimonianza antica reinterpretata alla luce di questa scoperta ci ha però fatto sobbalzare.”

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“Come mai, professoressa? Qualche legame con i Templari? Forse anche di qui è passata Maria Maddalena? Un portale dimensionale verso Rennes-Le-Chateau?”

 

g_01872453“No, nulla di tutto ciò. La singolarità di queste sepolture risiede nel fatto che tutti i defunti sono avvolti da manti di porpora: una cosa molto strana per i fenici, che notoriamente rifuggivano (per motivi religiosi) le vesti di tale colore.”

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“E questo come si spiega, secondo lei?”

 

 

g_01872453“Vede, nel mondo antico c’era una leggenda, riportata pure da Tacito negli Annales, secondo cui sarebbe esistita una piccola cerchia di fenici “resistenti” alla romanizzazione, dei non assimilati; una sorta di enclave anti-sistema, per usare una terminologia moderna. Un gruppo antagonista venato di misticismo, che usava come segno distintivo una tunica color porpora.”

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“Bene: ma cosa c’è di singolare? Facevano cerchi nel grano?”

 

 

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“Senta cosa scrive Tacito:

 

In Sardinia homines tradunt fuere […] qui purpureas  vestibant tunicas et contumelias contra illum Divum Silvium   dicere solebant. Cum semper simul stabant, Punici alii Comunistas eos dicebant.

Trad.: “In Sardegna si narra vivessero uomini […] che vestivano tuniche rosse e solevano riempire di calunnie il Divo Silvio. Poichè  stavano  sempre   insieme [tra di loro], gli altri fenici li definivano Comunisti.”

Capisce? Nessuno aveva mai compreso cosa intendesse lo storico latino con l’espressione “illum divum Silvium,” fino ad oggi. Si pensava che il riferimento andasse ad una setta dedita a un culto misterico eccentrico in contrapposizione alla divinità boschiva sarda (in questo senso il termine “divum Silvium” starebbe per “il dio delle selve”). Ma ora, dopo il ritrovamento di questa necropoli, l’esistenza di un gruppo di Comunistes dedito alla distruzione tramite calunnie (contumelias) del Divo Silvio, acquista una nuova e sinistra luce.”

 

voyager_giacobbo_conduttore“Vuol dirci forse che questa setta di Illuminati possedeva una reale capacità divinatoria e che, tramite tale conoscenza esoterica, sia riuscita ad individuare un nemico lontano in un capitalista di oltre 2300 anni dopo?”

 

g_01872453“Non vedo altra spiegazione più ragionevole, caro Giacobbo.”

 

 

voyager_giacobbo_conduttore“Ma è stupefacente! Tutto ciò però, mi consenta professoressa Piras, significherebbe che lei è riuscita a svelare il primo complotto comunista della storia umana!”

 

 

g_01872453“Credo proprio che lei abbia colto nel segno, in effetti. Pensi alla perfida e lucida follia di questo gruppo di mistici visionari: abbiamo motivo di credere che abbiano deciso di togliersi la vita qui e tutti insieme solo allo scopo di poter poi far accusare il loro acerrimo nemico della mancata denuncia alla soprintendenza archeologica della loro stessa sepoltura!”

 

voyager_giacobbo_conduttore“Ah, professoressa, ma questa storia non ha nulla da invidiare a quella dei Maya sulla fine del mondo! Spero ne vorrà trarre un best-seller complottardo da milioni di copie!”

 

g_01872453“Non mancherò, stia sicuro!”

 

 

voyager_giacobbo_conduttore“Bene, ringraziamo la professoressa Piras per le sue preziose informazioni. Cari amici, anche questo puntatone speciale è purtroppo terminato. Speriamo di avervi svelato, con il consueto approccio pragmatico e l’amore per la verità che sempre ci contraddistingue, ancora una volta uno degli occulti segreti della nostra storia . Alla prossima!”

 

Il polso della situazione

luglio 18th, 2009 § Commenti disabilitati § permalink

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afp_16290516_14580 Arduo dev’essere preparare un servizio su di una non-notizia. Ieri il Papa si è fratturato il polso, un po’ come può capitare a tutti, soprattutto ad una certa età: una menzione sul tg della sera ci poteva stare. Il giorno dopo, invece, cosa resta da dire? Un infortunio fastidioso, una piccola operazione, tutto è andato bene. Mica potrai caricare un evento così banale di nuovo pathos e sofferenza, se non vuoi renderti ridicolo (innanzitutto agli occhi dei fedeli)? Ma se sei il curiale Fabio Zavattaro, vaticanista del tg1, lo puoi (lo devi?) fare.

Ecco l’attacco del suo pezzo di oggi, religiosamente trascrittovi da me medesimo con certosina capziosità.

Da leggersi con tono sommesso e contrito:

(immagini della magione estiva papale)Il giorno dopo l’operazione, papa Benedetto si prepara a imparare a convivere con il polso fasciato: non poter scrivere, non poter suonare il pianoforte. E’ comunque tranquillo, sorridente. (stacco sul mezzobusto del bel Fabio) Ha passato una notte tranquilla, papa Benedetto XVI, qui nella villa a Le Combe, la vedete alle mie spalle. Questa mattina ha fatto colazione, ha celebrato messa. […] Verso l’ora di pranzo la visita del primario che l’ha operato, più per cortesia che per controllo. (stacco sul Primario) Che cosa le ha risposto il Papa quando lei ha detto “bisogna operare”? “Eh, mi ha detto va bene, facciamo quel che c’è da fare. Molto tranquillo, pacifico, senza nessun problema.”

Che aggiungere? Plaudiamo tutti allo straordinario coraggio ed alla calma olimpica che il santo padre ha dimostrato in questa tanto difficile congiuntura della sua vita; gli auguriamo di poter tornare presto a suonare; siamo lieti che questa mattina sia addirittura riuscito a fare colazione.

 

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