novembre 4th, 2009 § § permalink
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la settimana nel Belpaese
Notizie dalla cisalpina: Mentre le truppe progressiste, nascoste nelle loro ridotte tra i boschi, ancora attendono dispacci per capire chi saranno i nuovi capoccia locali, sulle spoglie della Gallia Cisalpina si fronteggiano –ormai quasi in campo aperto- i sedicenti alleati PDL e Lega. Apparentemente, terreno di scontro sono i fondi per la sicurezza: la Lega, forse risvegliata dal flop delle ronde, si è accorta (bontà sua: ma fino ad oggi dove stavi, Bobo?) dei tagli alle forze dell’ordine. Maroni minaccia quindi di votare con l’opposizione. In realtà si tratta di stabilire quale vessillo dovrà sventolare sulla pianura padana nei prossimi 5 anni: otterranno i leghisti di candidare Cota in Piemonte e Zaia in Veneto? Berlusconi riuscirà a dissuadere Galan dal farsi una lista tutta sua, che rimetterebbe clamorosamente in corsa il pur derelitto PD (alle regionali non c’è doppio turno)? Ecco tutto: è una questione di predominio nel territorio. Non a caso giunge l’ennesimo rinvio del vertice a tre che avrebbe dovuto sancire le candidature in vista delle regionali di marzo.
Il governo del (non) fare: Un tempo i biografi dei potenti si chiamavano Tacito o Plutarco: oggi abbiamo Bruno Vespa. Le ultime anticipazioni da questo ”Donne di cuori” che, quasi si vergognasse di venire alla luce, non esce mai danno un Berlusconi sempre più voglioso di riforme che aumentino i poteri del presidente del consiglio: sarebbe molto interessante sapere cosa se ne farebbe, visto come non riesce a gestire nemmeno quel poco che ha (nonostante, in teoria, tutti gli alleati si dichiarino compatti come non mai). Mentre sui famosi problemi del paese le risposte latitano, sulle questioni marginali il centrodestra marcia unito: non toglieteci i crocifissi dalle aule (tanto cadranno da soli con l’intonaco, tra poco)! Toglieteci piuttosto posti di lavoro e borse di studio, che non protesteremo! Il cardinal Bertone ringrazia: per una volta con una battuta, invece che con le solite litanie sulla decadenza morale (“questa Europa del terzo millennio ci lascia solo le zucche delle feste recentemente ripetute e ci toglie i simboli più cari”).
Vacanze romane: il Parlamento non può lavorare per “mancanza di copertura finanziaria”: è inutile legiferare, tanto non ci sono i soldi per mandare a regime le eventuali nuove norme. Quindi: Montecitorio è chiuso per fallimento.
L’arte di arrangiarsi: Aspettando le nuove carceri, costruite con le maestranze schiavizzate sul modello l’Aquila, ci si arrangia come si può per svuotare quelle attuali: la politica fa il suo con la prescrizione breve; le forze dell’ordine collaborano moltiplicando le misteriose cadute dalle scale; i detenuti si adeguano togliendosi di mezzo da soli.
novembre 3rd, 2009 § § permalink
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Dunque: vi chiamate pomposamente “Altroconsumo” e fate pertanto gli alternativi per definizione. Dovreste essere l’estremo baluardo per il consumatore smarrito nella disfida contro le marche cattive. Nella vostra rivista dovrei trovare le risposte per difendermi dalle clausole scritte con inchiostro simpatico e dalle famigerate attivazioni non richieste dei gestori di telefonia.
Ma come potete chiedermi fiducia quando mi fate recapitare a casa (a proposito: quando mai vi ho chiesto nulla, io?) le classiche lettere con le proposte che non può rifiutare? Quelle da cui risulterei sorteggiato per una straordinaria offerta che include grossi sconti sull’abbonamento, più una vagonata di gadget tecnologici (chiaramente scopiazzature cinesi di prodotti molto blasonati) dalla evidente mediocre qualità? E quando, per nulla scoraggiati dal mio pur eloquente silenzio, ci riprovate con una nuova missiva in cui mi rammentate come ancora per poco tempo potrà usufruire (io e io solo! che fortunato…) di queste strepitose condizioni con cui siete venuti a me? Cosa direste se, avendo ordinato al ristorante “purea di grano con crema di latte in fiocchi,” vi portassero semolino al parmigiano?
Fossi in voi, rivedrei quanto meno la politica di marketing. Questi mezzucci li usava già negli anni ‘80 quella piovra delle cassette postali incustodite che risponde al nome di Club degli Editori: la quale -ero giovane!- allora mi fregò , ma almeno mi rese più scafato.
ottobre 30th, 2009 § § permalink
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…è tempo di migrar
Dell’elezione di Bersani, la conseguenza più notevole sembra ad oggi l’abbandono di Rutelli (mentre Paola Binetti resta: trattenete gli entusiasmi, prego). La sua caduta al centro, iniziata in illo tempore dalle scoscese vette del Partito Radicale, più che una parabola sembra una spirale in avvitamento verso Casini: ma non è detto finisca lì. Magari tra 10 anni ci troveremo un Rutelli aspirante leader del centrodestra e tra 20 delfino di Storace. E’ un po’ il destino dei figli spirituali di Pannella: guardate Capezzone, poveretto. La prova che il detto “si nasce incendiari, si muore pompieri” sarà pure abusato, ma è vero.
Quel che vorrei domandare a Rutelli, almeno da quando ha cominciata questa via crucis, è perché mai non sia sceso in lizza per la segreteria del PD: insomma, sei uno dei soci fondatori, hai corso contro Berlusconi nel 2001, ci sono molti pronti ad appoggiarti. Credi che la linea del partito sia sbagliata: bene, quale occasione migliore delle primarie per tentare di raddrizzarla? E non vale l’obiezione del “tanto avrebbe comunque vinto Bersani”: Marino ha preso solo il 15%, però con la sua candidatura ha inciso molto profondamente nel definire i temi della campagna elettorale e nel far discutere questioni che altrimenti sarebbero rimaste ai margini. Invece, niente: anzi, poche dichiarazioni, sempre critiche e con la continua minaccia dell’addio. Per queste anomale timidezza e ritrosia, credo, molti si sono fatti l’idea che tutto fosse in realtà già scritto da tempo e che la vittoria di Bersani fosse addirittura auspicata per poter meglio giustificare lo strappo.
Nasce dunque “Cambiamento e Buongoverno”: per ora è un manifesto firmato da pezzi da novanta della politica nostrana (tra gli altri Tabacci, Lanzillotta, perfino Cacciari). Tanto rumore, la solita convention con conferenza stampa, tanta buona volontà e tanta voglia di centro. Non si capisce, francamente, quali siano le prospettive: rifare la Margherita con un occhio alla DC? Puntare ad un’iniziale alleanza con il PD per poi sfondare a destra mangiandosi qualche pezzettino del PDL? Insomma, tornare a prima di Tangentopoli, alle alleanze variabili, al centro ago della bilancia?
Che si tratti di un cambiamento, nulla da eccepire (anche i gamberi si spostano); sul buongoverno, ecco, qualche riserva mi sentirei di avanzarla.
ottobre 29th, 2009 § Commenti disabilitati § permalink
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Cosa succede in Italia? Qual è lo stato di salute del nostro paese? Viaggiamo verso una stentata ripresa o siamo ancora nel pantano della crisi? E
chi ci governa sa quel che fa? A queste domande io non so rispondere, posso al massimo segnalare alcuni fatti emblematici.
La polizia scende in piazza contro i tagli del governo, la Brunetta e le ronde -che, per inciso, raccolgono pochi volontari: sarà colpa del freddo, forse non immaginavano che a presidiare il territorio tocca andarci anche sotto la neve.
I carabinieri, più creativi, cercano di raggranellare soldi per le volanti con mezzi spicci e contributi non del tutto volontari: hanno imparato da Corona, il quale infatti si è un po’ risentito e avrebbe voluto almeno i diritti sul metodo.
Berlusconi si è cuccato la scarlattina: ci dicono una forma lieve, ma deve avere una febbre ben alta per essere intervenuto a Ballarò ancora sui giudici comunisti (il comunista di questa volta ha condannato Mills ieri, ma due anni fa aveva assolto Silvio sulla faccenda Sme).
Irap giù, Irap su: non appena tornati tutti amiconi con Tremonti, sembrava fatta per l’abolizione dell’odiata tassa. Ora il ministero dell’Economia fa sapere che non ci sono i soldi. Nuovo pellegrinaggio ad Arcore in vista.
La riforma dell’Università si farà con i fondi ottenuti grazie allo scudo fiscale: per dire quanto ci contino, alla riuscita della cosa. Senza contare che due settimane fa Tremonti sosteneva una cosa differente: «I fondi dello scudo fiscale saranno destinati innanzitutto a finanziare il 5 per mille»(ovvero il no profit).
Perfino il Corriere ha notato che all’Aquila la ricostruzione del centro storico non è mai iniziata: Bruno Vespa busserà a Palazzo Chigi per chiederne conto?
A proposito di Bruno Vespa: in questi giorni, dalle “anticipazioni” sul suo ennesimo ultimo libro, abbiamo appreso nell’ordine: che Rutelli lascia il PD; che Veltroni ritiene un suicidio il “rifluire nel socialismo”; che Bersani pretende un rapporto civile con Berlusconi; che lo stesso Berlusconi non vuole elezioni anticipate nel Lazio. Neanche Nostradamus sarebbe stato in grado di prevedere i fatti con tanta lungimiranza: chissà se nel libro ci trovo anche l’anticipazione sui numeri del superenalotto della settimana prossima.
ottobre 26th, 2009 § § permalink
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Ditelo, dai, che non vedete l’ora di conoscere il disordinato resoconto della mia esperienza da scrutatore alle primarie.
Per iniziare, però, due parole sull’esito della disfida: ha vinto il candidato migliore, con il programma peggiore. L’idea di riproporre l’Unione –o qualcosa di similmente arzigogolato- per contrastare il dinamico duo Pdl+Lega può forse essere efficace nel breve periodo, ma rischia di condurre al consueto problema di un impossibile governare. Speriamo il nocchiero conosca le correnti in cui ci inoltra.
Da persona che ha convintamente votato Marino, non posso che condividere lo sforzo per un leale sostegno all’azione del nuovo segretario: uno concreto e molto capace senza dubbio, che già oggi sarà a Prato per confrontarsi direttamente con gli artigiani del tessile in crisi. Come inizio, non c’è male.
Oh, scusate: voi aspettavate trepidanti (?), lo sguardo febbrile a scorrer le righe, le mie impressioni sulla domenica elettorale! Vi accontento subito. Butto giù le cose un po’ come vengono (son pigro, si sa):
1. L’indice della mia mano mancina (che a fianco potete
vedere immortalato, ancora malconcio ma soddisfatto) è il segno più eloquente della massiccia presenza al voto, andata ben oltre le attese. Il vescicolone sulla faccia interna della stremata propaggine è certo l’effetto traumatico delle orrende penne bianche fornite dalla provincia, ma si sarebbe prodotto in ogni caso: il PD insomma, inteso come la gente che prova a crederci, non sembra in via di estinzione.
2. Dopo tutte le carte e i verbali redatti, vorrei proporre di cambiare nome al partito: da Partito Democratico a Partito Burocratico. Troppe scartoffie non scoraggiano chi vuole imbrogliare (anzi), ma inguaiano chi vuole essere corretto e scrupoloso.
3. Ho visto, quasi in parata di fronte al banchetto dov’ero seduto, una rassicurante folla di diversità. Multiformi gli atteggiamenti, l’abbigliamento, le camminate, le parole e gli sguardi: mani grandi, consumate dal lavoro insieme a mani delicate e sottili; passi veloci e sicuri, spesso a scortarne di più meditati o esitanti.
4. Pochi giovani, ma tanti bellissimi vecchi con ancora passione per le proprie idee e ideali per le proprie passioni.
5. Sono molto orgoglioso dello spirito di correttezza e grande collaborazione con cui si è lavorato nel nostro seggio: in tempi in cui la politica è vista ovunque come aggregazione di interessi per dividersi spazi di potere, tutte le persone che ieri sono state chine per ore a scrivere ricevute e compilare registri senza aspettarsi nulla in cambio danno un bel segnale di pulizia.
7. Dai risultati, traspare una differenza tra la forza di Bersani come candidato e la debolezza della candidata regionale per la lista Bersani (che comunque ha vinto, nel Veneto):
Votanti: 817
Nazionale: Bersani 351
Franceschini 312
Marino 142
Regionale: Bersani 283
Franceschini 367
Marino 142
Elettorato scafato, in grado di approfittare al meglio del voto disgiunto, parrebbe.
8. Ora sarà il caso di pensare alle elezioni Regionali: mancano 6 mesi, non abbiamo lo straccio di un candidato (nemmeno in pectore).
9. S’è capito cosa vuole Rutelli (a parte un panino senza cicoria): Casini. Ma perché aspettare Marrazzo?
il cannocchiale
ottobre 19th, 2009 § Commenti disabilitati § permalink
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Brachino finalmente si scusa per aver messo alla gogna un giudice reo di tentata sentenza (mancano ancora appelli e contrappelli) contro l’azienda sua e, incidentalmente, del presidente del consiglio. Quasi di passaggio, non rinuncia alla più classica difesa di chi è colto in fallo (sì, io l’ho fatto: ma guardate loro, sono peggio di me!), definendo inaccettabile la reazione di Repubblica: dimentica, forse, che è stata un po’ la reazione di tutti, per una volta.
Ma il giornalismo oggi si porta così, che volete farci. Brachino parla di “servizio sfortunato”, sottintendendo la mancanza del dolo: ho i miei dubbi. Quello che sono riusciti a dire su di un uomo che cammina per strada è francamente imbarazzante.
A rendere più chiaro il quadro generale giunge comunque il ministro Alfano il quale, invece di protestare per il modo in cui è stato screditato un magistrato (credevo si occupasse anche di giustizia, tra una dichiarazione e l’altra), usa questa vicenda come grimaldello per far passare ancora la tesi del povero Silvio, vittima travolta dal gossip:
«Per me le scuse di Brachino chiudono un caso, ma ne aprono platealmente un altro: il diritto alla privacy vale solo se c’è di mezzo un magistrato? Solo in quel caso il diritto alla privacy prevale sul diritto di cronaca, e quando di mezzo c’è il diritto dei comuni cittadini e del capo del Governo?»
Se sulla necessità di pubblicare le foto sarde di Zappadu sono perplesso (insignificanti e per nulla compromettenti, sono appunto solo gossip), sulla questione candidatura alla D’Addario (con festini annessi e connessi) credo che i giornali abbiano fatto benissimo a buttarsi a pesce.
In ogni caso, un conto è infangare una persona costruendo delle non-notizie; un altro è riportare dei fatti su cui ognuno si potrà fare una sua opinione.
ottobre 16th, 2009 § § permalink
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Quando mi sono iscritto al PD, pochi mesi or sono, la procedura è stata rapida, alla faccia della burocrazia: ho fornito i miei dati e, pagata la quota, ho ricevuto la tessera. Se mi avessero chiesto il certificato del casellario giudiziale sarei rimasto perplesso e, quantomeno, pure scocciato. “Gran rottura”, avrei pensato sulle prime; e subito dopo “ma come, non vi fidate di me? Con questa faccina pulita e paciosa? E’ la barba, forse?”
Non è materialmente possibile, me ne rendo conto, controllare le credenziali di chiunque si iscriva ad un partito politico (quale che sia); tantomeno è possibile prevedere chi sceglierà, in un futuro più o meno lontano, il lato oscuro della forza –a meno di non avere a disposizione uno dei precog di Minority Report. Diverso è il caso dei dirigenti, di chi si assume il compito di rappresentare questo partito all’esterno o, addirittura, in Parlamento: costoro dovrebbero fornire concrete garanzie sulla loro onestà (almeno presente), in qualche modo. Ma noi siamo (pseudo)scienza, non fantascienza: dunque, bando alle fantasticherie e veniamo al dunque.
Nonostante le premesse di cui sopra, ci sono nel PD evidenti problemi di reclutamento differenziato: va bene che bisogna riconquistare terreno nei confronti del PDL, ma farlo riequilibrando la quota di diversamente onesti non pare la scelta migliore. Passi per il caso dello stupratore seriale romano; passi per lo scriteriato che reclama la testa di Berlusconi su facebook pensando di stare ad un convivio nel covo di Riina.
Ma quello che sta succedendo a Castellammare di Stabia sembra una triste conferma di ciò che dice Marino sui problemi di trasparenza nel partito, per lo meno nel mezzogiorno. Le vicende sono due: una agli onori delle cronache, l’altra sullo sfondo. Come riferisce Repubblica, tutto nasce dall’omicidio di un consigliere comunale del PD, Luigi Tommasino, ucciso il 3 febbraio mentre era in auto con il figlio tredicenne (illeso). Gli inquirenti ritengono si tratti di un’esecuzione ordinata dal locale clan D’Alessandro. I killer sono già stati individuati: il più giovane, 19 anni, è pure lui nel PD. Si scopre così che questo baldo giovine fa parte di una leva di iscritti particolarissima, affiliati in un fine settimana di fuochi artificiali per il partito: 3000 nuovi tesserati in un colpo solo, traffico bloccato in paese la domenica mattina per l’assalto alla sede. Ora il PD ha commissariato la sezione di Castellammare: meglio tardi che mai.
A voi i commenti, io non ho nulla da aggiungere.
ottobre 14th, 2009 § Commenti disabilitati § permalink
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Così noi ci facciamo il nostro bel ponticello sullo stretto: operetta mica da niente, a campata unica, dall’impatto ambientale e finanziario non chiari; in aggiunta, posta a due passi da dove la terra è smottata uccidendo decine di persone, non più di due settimane fa. Perché noi siamo i nipoti degli architetti ingegneri di Roma antica, quelli degli acquedotti ancora in piedi; siamo i figli di Brunelleschi e di Michelangelo, delle cupole maestose che sfidano ancor oggi la gravità.
Ma siamo, ahinoi, anche quelli del favoloso ponte di Calatrava sul Canal Grande: piccolino, eppure costantemente nella bufera (il vento, gli scivoloni, le barriere architettoniche). E siamo quelli della diga su al Vajont: perfetta funzionante e integra, bellissima e imponente. Purtroppo e inspiegabilmente, dentro c’è caduto un biscottone di roccia che ha provocato un inedito e surreale tsunami alpino, lavando via centinaia di persone. Siamo pure quelli della Valle di Sarno, delle costruzioni ‘n coppa o’Vesuvio, delle scuole i cui tetti franano sui banchi (un paio almeno, in questi ultimi giorni), delle case antisismiche di fantasia, del binario ferroviario unico e della Salerno-Reggio appaltata alle cosche.
Poi, soprattutto, siamo quelli che non possono fare marcia indietro mai: vi abbiamo promesso il ponte, ne abbiamo fatto un simbolo della politica del fare; quindi ora cuccatevi ‘sto ponte.
Il resto aspetterà.
(e tanto non teniamo la grana)
ottobre 4th, 2009 § Commenti disabilitati § permalink
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«Certo che non costruiremo più in quella zona. Ma solo ora abbiamo visto che cosa succede. Prima come potevamo prevedere? »
Mario Briguglio, Sindaco di Scaletta Zanclea (Me)
«Se costruisci la casa devi spendere il meno possibile, se sei costruttore metti sabbia nel cemento, se sei un politico approvi un piano regolatore che favorisce gli amici degli amici. Questa cattiva Italia è figlia nostra. E facciamoci questo esame di coscienza. E non facciamo "mea culpa, mea culpa" e tutto finisce fino al prossimo disastro».
Renato Brunetta, ministro
Diamo merito a Brunetta che, insieme alle consuete fesserie, alle volte cava fuori pensieri sacrosanti. Peccato che il Commander in Chief la pensi un po’ diversamente:
"La ricostruzione costa troppo e non è sicura. Quindi faremo come all’Aquila: nuove abitazioni in altre zone ma sempre all’interno del tessuto urbano. I soldi non sono un problema, il governo metterà le risorse necessarie. Gli enti locali dovranno occuparsi di individuare le nuove aree edificabili. […] Troveremo dei terreni nel messinese e lì costruiremo dei quartieri con case di solo 3 piani, vivibili, con giardini, piante, fiori. Dentro ogni casa, arredata, ci sarà tutto quello che serve per vivere, come all’Aquila. Entrando, si potrà stare una settimana senza neanche fare la spesa. Il miracolo che possiamo fare è fare tutto questo in pochissimo tempo".
MenomalecheSilvioc’è, Presidente del Consiglio
C’è sempre un miracolo da fare, nuove aree edificabili da inventare -magari sul greto di un altro torrente. Mai cose normali, ragionevoli: bonifica dei territori, distruzione di case abusive, controllo dei corsi d’acqua e dei rischi idrogeologici. Fino a che arriveranno altri fiumi di fango da altre latitudini, e altri morti da piangere: altri elicotteri con presidenti inorriditi a promettere di spostare in un luogo sicuro i sopravvissuti, altre colpe senza colpevoli. Di questo passo, ci riempiremo di tante belle new town: tutte identiche, di soli 3 piani, piene di fiorellini. Accanto, il cimitero da cui sono originate. Ma i soldi non sono un problema.
ottobre 1st, 2009 § § permalink
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Persa tra le lenzuola del premier o nella costruzione dell’ennesimo grande centro, la sedicente opposizione si perde le prelibate polpettine che la Maggioranza si avvelena da sola. Permettetemi sommessamente allora, oh miei rappresentanti al Parlamento, di farvele notare. So che potrebbe sembrarvi cosa arrogante da uno che di strategia politica ignora anche l’ABC, di economia capisce nulla o quasi, di diritto poco di più: eppure ho due tre cose in punta di penna, che proprio non vogliono restarvi.
1. Palermo. Forse considerate che oltre lo Stretto tutto sia perduto. Che la Sicilia è come un’Emilia Romagna rovesciata, dunque antropologicamente a destra. Magari sarà pure vero, ma non mi sembra serio evitare la battaglia perchè si è troppo pochi. Perfino Striscia la Notizia riesce meglio (e di certo non è forza d’opposizione). Ultimamente ha partorito uno scoop che, raccolto in qualche modo (una marcettina di protesta s’è fatta?), avrebbe costretto alle dimissioni il sindaco Cammarata: ma come, questo fa assumere e stipendiare dal Comune uno che invece lavora a tempo pieno sulla sua barca e se la cava annunciando che venderà il natante? E che dire della situazione della raccolta rifiuti? Nell’ultimo anno la tassa per la raccolta è aumentata del 175% e ora siamo (di nuovo) ai roghi Napoli-style? Berlusconi ci ha vinto le elezioni con una cosa così. Cominciamo a rinfacciargli il disastro di questa giunta, no?
2. Le New town. Le new town? Passi per l’Aquila (ma tra qualche anno temo il disastro per un tessuto sociale disgregato e un centro storico fantasma o preda della speculazione), c’era un’emergenza da gestire. Passi per le nuove carceri. Ma ci piace così tanto l’idea che le nostre città in futuro siano costituite da aggregati multicolori di villette in serie dove piazzare genericamente “le giovani coppie” come in piccoli favi, mentre nel cuore delle aree urbane restino solo vecchi e uffici? E in mezzo a queste due realtà, i capannoni prefabbricati (che qui in Veneto già crescono come funghi). Niente Niutàun, please.
3. Sostegno all’energia solare. L’altro giorno Berlusconi ha rassicurato Marchionne: gli incentivi per l’auto saranno confermati. D’accordo, ci può stare. Sembra che, invece, gli incentivi per ristrutturazioni volte a ridurre l’impatto ambientale (es.: fotovoltaico) non saranno riproposti. Domanda (provate, chissà, a farci una campagnuccia sopra): il presidente Obama spinge parecchio sulla necessità di favorire l’economia verde e il governo italiano –a parole- ha lodato tali sforzi, dichiarando di condividerli. Come interpretare allora questa palese marcia indietro? Dove è finita la nuova politica per cui la moralità è mantenere gli impegni presi?
Ecco, sono piccole cosine, ma ci tenevo a metterle in evidenza.
Cordialmente,
Andrea