ottobre 23rd, 2009 § § permalink
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Monsignor Crociata (quando il nome è già destino), al convegno dei farmacisti cattolici:
Il segretario della Cei ha sottolineato che la questione del "diritto-dovere" dei farmacisti all’obiezione di coscienza "viene oggi in discussione sia di fronte a taluni farmaci abortivi (come la RU486, per i farmacisti ospedalieri) o potenzialmente abortivi, quale in concreto la cosiddetta pillola del giorno dopo, sia di fronte a taluni sviluppi (o meglio involuzioni) che si profilano in materia di fine vita, considerato che in alcuni paesi europei, come ad esempio in Belgio, risulta già in vendita nelle farmacie un kit eutanasico". Quanto alla pillola del giorno dopo, più specificamente, "appare abbastanza chiaro che l’intenzione di chi chiede o propone l’uso di questa pillola o è finalizzata direttamente all’interruzione di una eventuale gravidanza, proprio come nel caso dell’aborto, o perlomeno non esclude e accetta questo possibile risultato, che verrebbe a realizzarsi al di fuori delle rigorose prescrizioni e procedure stabilite dalla legge 194/78".
Anche se in modo meno rozzo del consueto, il monsignore fa un pastone di temi “sensibili” e legislazione che richiederebbe un’analisi molto puntuale e forse troppo lunga. Mi limito a segnalare alcuni punti:
1. il diritto all’obiezione di coscienza è sacrosanto: definire questa scelta un diritto-dovere, come il voto alle elezioni, quasi che non esercitarlo sia in qualche modo fatto degno di biasimo, mi lascia perplesso
2. i farmacisti possono fare obiezione di coscienza? Ovviamente, ne hanno diritto
3. un farmacista ospedaliero può fare obiezione di coscienza? Certo, ma deve lasciare il suo posto di lavoro, se nel settore pubblico: per legge ogni cittadino ha diritto ad ottenere le cure di cui ha bisogno, in accordo con le prescrizioni del medico curante; non è possibile che la farmacia di un presidio pubblico sia sprovvista di un farmaco garantito per legge perché il farmacista rifiuta di rifornirsene
4. il problema della pillola del giorno dopo: non è una pillola abortiva (quindi non rientra nelle fattispecie della legge 194), anche se l’effetto può essere l’espulsione, prima dell’impianto, di uno zigote fecondato (ricordo che la gravidanza inizia con l’impianto nell’utero di quell’agglomerato di cellule che diventerà embrione e poi feto, non con la fecondazione: fecondazione e impianto sono entrambi eventi necessari e non sufficienti)
4. associare le tematiche di fine vita con il termine eutanasia è una furbizia non degna di chi vorrebbe rappresentare il Vangelo: l’eutanasia è una pratica molto discutibile (alla quale, per quel che vale, sono profondamente contrario), condannata in Italia anche dal codice deontologico medico; i problemi del fine vita riguardano invece le cure palliative (ad es.: se si controlla adeguatamente, quindi pure con morfina, il dolore, nessun paziente richiede l’eutanasia) e la cosiddetta “desistenza terapeutica” (la sospensione delle terapie inutili e l’adozione di quelle efficaci per garantire una buona qualità di vita negli ultimi giorni)
ottobre 21st, 2009 § Commenti disabilitati § permalink
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Se Alfano se ne andasse in giro a dichiarare “credo che si debbano rispettare le norme, anche quelle che non piacciono; e che non sia lecito ad alcuno sentirsi al di sopra delle leggi, qualunque ruolo ricopra,” resteremmo tutti di stucco (non preoccupatevi, siete su candid camera). Il fatto di immaginare concetti banali -ed ampiamente condivisibili nella loro apparente pleonastica verità- in bocca a questo governo fa un effetto straniante, nevvero?
Così, quando Tremonti ha pronunciato la ormai famosa e lapidaria frase:
“Io non credo che la mobilità sia di per sè un valore, credo che per una struttura sociale come la nostra, il posto fisso sia la base su cui [ognuno] organizzi il proprio progetto di vita, crei la propria famiglia"
è successo un putiferio. Gente che approva, gente che si dissocia, gente che distingue, gente che condanna. Ma andiamo a vedere oltre il fumo: c’è qualcosa di nuovo? Di rivoluzionario? Chi può negare l’importanza del posto fisso come pietra angolare per l’edificio della propria tranquillità (a parte Emma Marcegaglia, ovviamente)?
Forse sarebbe stato meglio parlare di sicurezza di un impiego continuativo: insomma di un reddito. Però, in fondo, che differenza fa? Come mai tutto questo clamore?
Direi che i motivi sono due:
1. la credibilità del dichiarante
2. la fattibilità dell’assunto
Le due cose non sono slegate tra loro. Questo nuovo Tremonti s’atteggia a santone dell’economia, sempre più somigliando a quelli che dileggia ad ogni passo: ha scritto un libro vendutissimo, sostiene di aver previsto la crisi prima di altri (una versione delle cose poco veritiera; ma transeat), parla per aforismi -l’ultimo dei quali è questo sul posto fisso. Ieratico e lontano, quasi non fosse stato in carica allorché si approvavano la legge Biagi e altre amenità consimili. Francamente da un ministro (con quell’Ego, poi) mi aspetterei un’analisi più competente: magari noiosa e pedante, ma concreta. Frasi ad effetto o attacchi senza costrutto me li so scrivere da solo su queste pagine. Forse Tremonti è stufo della ribalta mediatica e vorrebbe ritirarsi a vita privata con il conforto di lanciare le sue tesi da un semplice blog? Perché dovrei credere a questo neoconvertito alle ragioni del posto fisso? Non è lo stesso che prometteva solennemente mai più condoni? E come la mettiamo con Brunetta, Sacconi, Confindustria, la politica del fare (e disfare)?
ottobre 19th, 2009 § Commenti disabilitati § permalink
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Brachino finalmente si scusa per aver messo alla gogna un giudice reo di tentata sentenza (mancano ancora appelli e contrappelli) contro l’azienda sua e, incidentalmente, del presidente del consiglio. Quasi di passaggio, non rinuncia alla più classica difesa di chi è colto in fallo (sì, io l’ho fatto: ma guardate loro, sono peggio di me!), definendo inaccettabile la reazione di Repubblica: dimentica, forse, che è stata un po’ la reazione di tutti, per una volta.
Ma il giornalismo oggi si porta così, che volete farci. Brachino parla di “servizio sfortunato”, sottintendendo la mancanza del dolo: ho i miei dubbi. Quello che sono riusciti a dire su di un uomo che cammina per strada è francamente imbarazzante.
A rendere più chiaro il quadro generale giunge comunque il ministro Alfano il quale, invece di protestare per il modo in cui è stato screditato un magistrato (credevo si occupasse anche di giustizia, tra una dichiarazione e l’altra), usa questa vicenda come grimaldello per far passare ancora la tesi del povero Silvio, vittima travolta dal gossip:
«Per me le scuse di Brachino chiudono un caso, ma ne aprono platealmente un altro: il diritto alla privacy vale solo se c’è di mezzo un magistrato? Solo in quel caso il diritto alla privacy prevale sul diritto di cronaca, e quando di mezzo c’è il diritto dei comuni cittadini e del capo del Governo?»
Se sulla necessità di pubblicare le foto sarde di Zappadu sono perplesso (insignificanti e per nulla compromettenti, sono appunto solo gossip), sulla questione candidatura alla D’Addario (con festini annessi e connessi) credo che i giornali abbiano fatto benissimo a buttarsi a pesce.
In ogni caso, un conto è infangare una persona costruendo delle non-notizie; un altro è riportare dei fatti su cui ognuno si potrà fare una sua opinione.
ottobre 16th, 2009 § § permalink
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Quando mi sono iscritto al PD, pochi mesi or sono, la procedura è stata rapida, alla faccia della burocrazia: ho fornito i miei dati e, pagata la quota, ho ricevuto la tessera. Se mi avessero chiesto il certificato del casellario giudiziale sarei rimasto perplesso e, quantomeno, pure scocciato. “Gran rottura”, avrei pensato sulle prime; e subito dopo “ma come, non vi fidate di me? Con questa faccina pulita e paciosa? E’ la barba, forse?”
Non è materialmente possibile, me ne rendo conto, controllare le credenziali di chiunque si iscriva ad un partito politico (quale che sia); tantomeno è possibile prevedere chi sceglierà, in un futuro più o meno lontano, il lato oscuro della forza –a meno di non avere a disposizione uno dei precog di Minority Report. Diverso è il caso dei dirigenti, di chi si assume il compito di rappresentare questo partito all’esterno o, addirittura, in Parlamento: costoro dovrebbero fornire concrete garanzie sulla loro onestà (almeno presente), in qualche modo. Ma noi siamo (pseudo)scienza, non fantascienza: dunque, bando alle fantasticherie e veniamo al dunque.
Nonostante le premesse di cui sopra, ci sono nel PD evidenti problemi di reclutamento differenziato: va bene che bisogna riconquistare terreno nei confronti del PDL, ma farlo riequilibrando la quota di diversamente onesti non pare la scelta migliore. Passi per il caso dello stupratore seriale romano; passi per lo scriteriato che reclama la testa di Berlusconi su facebook pensando di stare ad un convivio nel covo di Riina.
Ma quello che sta succedendo a Castellammare di Stabia sembra una triste conferma di ciò che dice Marino sui problemi di trasparenza nel partito, per lo meno nel mezzogiorno. Le vicende sono due: una agli onori delle cronache, l’altra sullo sfondo. Come riferisce Repubblica, tutto nasce dall’omicidio di un consigliere comunale del PD, Luigi Tommasino, ucciso il 3 febbraio mentre era in auto con il figlio tredicenne (illeso). Gli inquirenti ritengono si tratti di un’esecuzione ordinata dal locale clan D’Alessandro. I killer sono già stati individuati: il più giovane, 19 anni, è pure lui nel PD. Si scopre così che questo baldo giovine fa parte di una leva di iscritti particolarissima, affiliati in un fine settimana di fuochi artificiali per il partito: 3000 nuovi tesserati in un colpo solo, traffico bloccato in paese la domenica mattina per l’assalto alla sede. Ora il PD ha commissariato la sezione di Castellammare: meglio tardi che mai.
A voi i commenti, io non ho nulla da aggiungere.
ottobre 14th, 2009 § Commenti disabilitati § permalink
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Così noi ci facciamo il nostro bel ponticello sullo stretto: operetta mica da niente, a campata unica, dall’impatto ambientale e finanziario non chiari; in aggiunta, posta a due passi da dove la terra è smottata uccidendo decine di persone, non più di due settimane fa. Perché noi siamo i nipoti degli architetti ingegneri di Roma antica, quelli degli acquedotti ancora in piedi; siamo i figli di Brunelleschi e di Michelangelo, delle cupole maestose che sfidano ancor oggi la gravità.
Ma siamo, ahinoi, anche quelli del favoloso ponte di Calatrava sul Canal Grande: piccolino, eppure costantemente nella bufera (il vento, gli scivoloni, le barriere architettoniche). E siamo quelli della diga su al Vajont: perfetta funzionante e integra, bellissima e imponente. Purtroppo e inspiegabilmente, dentro c’è caduto un biscottone di roccia che ha provocato un inedito e surreale tsunami alpino, lavando via centinaia di persone. Siamo pure quelli della Valle di Sarno, delle costruzioni ‘n coppa o’Vesuvio, delle scuole i cui tetti franano sui banchi (un paio almeno, in questi ultimi giorni), delle case antisismiche di fantasia, del binario ferroviario unico e della Salerno-Reggio appaltata alle cosche.
Poi, soprattutto, siamo quelli che non possono fare marcia indietro mai: vi abbiamo promesso il ponte, ne abbiamo fatto un simbolo della politica del fare; quindi ora cuccatevi ‘sto ponte.
Il resto aspetterà.
(e tanto non teniamo la grana)
ottobre 9th, 2009 § Commenti disabilitati § permalink
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Temo che si sia giocato il Nobel per la pace 2010, purtroppo. Poverello: ci era andato così vicino. Dispiace. Tradito da un momento di collera passeggera. Da una serata storta, dalla delusione per l’amico Giorgio che, inspiegabilmente, non ha voluto fare pressioni indebite sulla Consulta. Ma come? Hai di fronte il miglior premier dell’orbe terracqueo e vuoi rischiare di perderlo per non fare una telefonatina sotto banco? Che ti costava, amico Giorgio, eh? Che poi Silvio, lo sai, ci resta male e magari dice cose di cui poi si pente. E sai quanto egli sia persona mite e aliena dalla collera. Uomo urbano e piacevole, con l’unica debolezza di un amore sviscerato –ma sempre casto e galante- per il genere femminile, che non può astenersi dall’omaggiare con dolci carinerie in ogni occasione:
Sento parlare la signora Rosy Bindi. È sempre più bella che intelligente.
S.Berlusconi a Porta a Porta – 07 ottobre 2009
E’ il piacere della conquista, gente. Che volete farci: noi comuni mortali non siamo in grado di raggiungere certe vette nel corteggiamento. Peccato solo che alcune di queste “signore” non siano all’altezza di cogliere il privilegio della conversazione con l’augusto intrattenitore e si lascino andare a pensieri assai sconvenienti:
«Presidente, io sono una donna che non è a sua disposizione e ritengo molto gravi le affermazioni che questa sera lei ha fatto contro la Corte Costituzionale e contro il presidente della Repubblica».
Rosy Bindi, ibidem
Suvvia, Rosy: chi non vorrebbe essere a sua disposizione? Pensa, ad esempio, al Federico Moccia della squadra di governo, Sandro Bondi (ormai cotto di Silvio come un branzino ai ferri): mai s’è visto uomo così visceralmente obnubilato dall’immagine che del suo amato si è costruito.
Ma tornando a Silvio: a un uomo così, Giorgio mio, certi affronti non si dovrebbero fare. Tarpargli le ali proprio ora che si slancia verso nuove vette di popolarità internazionale (alcuni sondaggi riservati lo vedrebbero trionfare perfino su Fidel Castro e Kim Jong-il con oltre il 73,5% dei suffragi, in caso di candidatura a Cuba o in Nord Corea)? Perchè negargli il piacere della conquista?
ottobre 5th, 2009 § Commenti disabilitati § permalink
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Non sono un costituzionalista: quel che so mi viene dall’Educazione Civica delle scuole medie (ci pensate? 20 anni fa, quando ancora pure la Gelmini andava a scuola, la materia che lei ha inventato si studiava già) e da letture sparse. Perciò vi prego fin d’ora: “se sbalio, mi corigerete”.
Quando finisce un governo? Fisiologicamente, alla chiusura del ciclo parlamentare, contestualmente al rinnovo delle Camere. Patologicamente, a causa di spinte centripete o centrifughe: le prime sono grossomodo eserciti in marcia sulla capitale, le seconde la sfiducia parlamentare all’esecutivo o le dimissioni. Il peso degli scandali e le “iniziative giudiziarie”, la riprovazione della pubblica opinione possono far cadere un governo? No di certo, non direttamente: il meccanismo deve sempre prevedere le aule parlamentari, la presa di coscienza della maggioranza in carica che chi guida il paese non è più atto al compito e dunque ancora la sfiducia. Ci vuole almeno una fronda interna, come successo a Prodi con Mastella. Nemmeno mille manifestazioni o pronunciamenti su lodi o lodetti, neppure millanta sentenze possono cambiare questo dato: è la maggioranza che scioglie un governo. Non vi sembra strano, allora, tutto questo strepitare di complotti e complottini da parte di una maggioranza sulla carta inattaccabile? Se tutto il marcio che ormai straripa fuori da Palazzo Grazioli fossero solo calunnie, quale bisogno ci sarebbe di manifestare per il premier? Chi si vuole convincere?
La caduta di Berlusconi ci costringe alle urne? No. Non giocoforza. Possiamo girarla come vogliamo, ma la costituzione tuttora stabilisce che l’Italia è una Repubblica Parlamentare. Dopo la sfiducia ad un governo, il Capo dello Stato è obbligato (non può agire altrimenti) a sondare le forze politiche in Parlamento per capire se possa formarsi una maggioranza (la stessa di prima o una nuova) che designi un altro presidente del consiglio. Tutto questo iter sembrerà magari stucchevole e superato, ma è ineludibile: non c’è nulla di eversivo. Perciò, quando in questi giorni Bossi minaccia le elezioni anticipate o Berlusconi le chiama come arma contro i suoi (che mai gliene può importare, difatti, al PD o agli altri delle elezioni anticipate: allo stato attuale possono perfino guadagnarci qualche punto, pur nella sicura sconfitta), in realtà si parla di aria fritta. Il solo Napolitano può sciogliere le camere, e comunque non finché esiste una maggioranza parlamentare.
ottobre 5th, 2009 § Commenti disabilitati § permalink
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…chiamo il Popolo delle Libertà
Siccome gli hanno dato una multa, dovremmo scendere tutti in piazza per Lui. Il Popolo delle Libertà non batte ciglio per difendere la libertà di stampa (anzi), ma si mobilita in grande stile quando si tratta dei danè dell’uomo più potente d’Italia. Saranno pure 750 milioni di euro (un’enormità per chiunque): ma se una sentenza ha riconosciuto che la vendita di Mondadori a Fininvest, (attraverso la faccenda del famoso lodo e gli intrallazzi di Previti) è stata illegittima, un risarcimento in sede civile è il minimo. Ci saranno appelli e contro-appelli, fior di avvocati e provvidi cavilli per difendere in tribunale le ragioni di Fininvest e spuntare almeno uno sconto.
Quale giustificazione perché un partito intero insorga a protezione del mero interesse economico di uno solo? Ma perché dietro a tutto ciò si celano i soliti “poteri forti” (sempre evocati quando non sono i propri), i giudici eversivi, le elite di merda degli anti-italiani. Teoria di Cicchitto (uno che di poteri forti ne sa qualcosa, vista la già citata questioncella P2), affidata alla solita “nota” dolente e complottarda:
«È evidente che l’attacco al Presidente Berlusconi di precisi settori politici e finanziari è concentrico e lungo più direttrici che vanno dal gossip, all’evocazione degli attentati di mafia del ’92, ad altro ancora che si prepara e, adesso a questa sentenza civile dalle proporzioni inusitate ben studiata anche nei tempi. Ovviamente il beneficiario è De Benedetti, il vero leader della sinistra editoriale e finanziaria».
Abbiamo l’attacco concentrico, ora. Con l’aggiunta della stupefacente, ancorché oramai abusata, questione dei tempi: stiamo parlando di un fatto di 20 anni or sono e la giustizia italiana è lenta, ma certo non così lungimirante. Inoltre sul piano politico un pronunciamento del genere non ha nessuna rilevanza, visto che nulla aggiunge a quanto già penalmente accertato.
Quindi, a qual pro strepitare tanto? Forse per mettere pressione alla Consulta in vista del 6 ottobre: giorno in cui ci sarà la discussione sull’altro lodo, quello Alfano: “Cari giudici, fate attenzione: mica vorrete essere responsabili della caduta dello statista più amato del mondo occidentale? Mica vorrete sovvertire il responso delle urne? Sappiate che siamo pronti a scendere in piazza, noi che tanto amiamo la libertà da averla regalata alle ubbie di uno solo.”
ottobre 4th, 2009 § Commenti disabilitati § permalink
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«Certo che non costruiremo più in quella zona. Ma solo ora abbiamo visto che cosa succede. Prima come potevamo prevedere? »
Mario Briguglio, Sindaco di Scaletta Zanclea (Me)
«Se costruisci la casa devi spendere il meno possibile, se sei costruttore metti sabbia nel cemento, se sei un politico approvi un piano regolatore che favorisce gli amici degli amici. Questa cattiva Italia è figlia nostra. E facciamoci questo esame di coscienza. E non facciamo "mea culpa, mea culpa" e tutto finisce fino al prossimo disastro».
Renato Brunetta, ministro
Diamo merito a Brunetta che, insieme alle consuete fesserie, alle volte cava fuori pensieri sacrosanti. Peccato che il Commander in Chief la pensi un po’ diversamente:
"La ricostruzione costa troppo e non è sicura. Quindi faremo come all’Aquila: nuove abitazioni in altre zone ma sempre all’interno del tessuto urbano. I soldi non sono un problema, il governo metterà le risorse necessarie. Gli enti locali dovranno occuparsi di individuare le nuove aree edificabili. […] Troveremo dei terreni nel messinese e lì costruiremo dei quartieri con case di solo 3 piani, vivibili, con giardini, piante, fiori. Dentro ogni casa, arredata, ci sarà tutto quello che serve per vivere, come all’Aquila. Entrando, si potrà stare una settimana senza neanche fare la spesa. Il miracolo che possiamo fare è fare tutto questo in pochissimo tempo".
MenomalecheSilvioc’è, Presidente del Consiglio
C’è sempre un miracolo da fare, nuove aree edificabili da inventare -magari sul greto di un altro torrente. Mai cose normali, ragionevoli: bonifica dei territori, distruzione di case abusive, controllo dei corsi d’acqua e dei rischi idrogeologici. Fino a che arriveranno altri fiumi di fango da altre latitudini, e altri morti da piangere: altri elicotteri con presidenti inorriditi a promettere di spostare in un luogo sicuro i sopravvissuti, altre colpe senza colpevoli. Di questo passo, ci riempiremo di tante belle new town: tutte identiche, di soli 3 piani, piene di fiorellini. Accanto, il cimitero da cui sono originate. Ma i soldi non sono un problema.
ottobre 1st, 2009 § Commenti disabilitati § permalink
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Premettendo che de ‘sta D’Addario ne ho piene le tasche pure io, Cicchitto s’è fatto un cicchetto di troppo, almeno stando a questa dichiarazione odierna:
‘A parte ‘Porta a porta’, che e’ fondamentalmente neutrale, esistono in Rai una serie di talk show e di cosiddetta satira politica -‘L’Infedele’, ‘Ballaro”, ‘Parlaconme’, ‘Annozero’, ‘Report’, ‘Chetempochefa’, ‘In 1/2h’- tutti orientati politicamente a sinistra con gradazioni diverse di faziosita’. Ne’ ci lasciamo imbrogliare dalla retorica sulla liberta’ della satira, una satira che ha un tasto solo, quello di Berlusconi, diventa solo faziosita’ pura”.
Nella foga censoria gli son scappate mille corbellerie. Report e in 1/2 h fanno satira? Pestano “a senso unico" contro Berlusconi (ricordo nitidamente il disvelamento atroce del Bassolino più torvo, proprio durante una puntata di Report)? Chetempochefa, il programma più cauto del pianeta, dà fastidio al Grande Manovratore? l’infedele è un programma Rai (te piascerebbe, eh…così potresti chiudere pure quello)? Porta a Porta è tendenzialmente neutrale?
Certo è segno di neutralità il fatto che, casualmente, oggi Belpietro sia salito con Vespa a Palazzo Grazioli. E, sempre casualmente, stasera Porta a Porta ospiterà Paolo Romani, viceministro con delega alle Telecomunicazioni: insomma Brunone ci tiene a far vedere quanto è bravo e quanto fedele al potere di turno. Lui non si arrischierebbe mai a dire cose brutte sul povero Silvio. Anzi, lo soccorre prontamente, contro la sua stessa azienda.
Strano che cicchetto si sia dimenticato BluNotte, il quale riparte (forse, a questo punto) domani con una puntata sulla P2 -da cui cicchetto pure qualcosa dovrebbe temere, visto che faceva parte dell’allegra brigata golpeggiante di Licio.