Panorama italiano

ottobre 29th, 2009 § Commenti disabilitati § permalink

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Cosa succede in Italia? Qual è lo stato di salute del nostro paese? Viaggiamo verso una stentata ripresa o siamo ancora nel pantano della crisi? E pioggiachi ci governa sa quel che fa? A queste domande io non so rispondere, posso al massimo segnalare alcuni fatti emblematici.

 

 

La polizia scende in piazza contro i tagli del governo, la Brunetta e le ronde -che, per inciso, raccolgono pochi volontari: sarà colpa del freddo, forse non immaginavano che a presidiare il territorio tocca andarci anche sotto la neve.

I carabinieri, più creativi, cercano di raggranellare soldi per le volanti con mezzi spicci e contributi non del tutto volontari: hanno imparato da Corona, il quale infatti si è un po’ risentito e avrebbe voluto almeno i diritti sul metodo.

Berlusconi si è cuccato la scarlattina: ci dicono una forma lieve, ma deve avere una febbre ben alta per essere intervenuto a Ballarò ancora sui giudici comunisti (il comunista di questa volta ha condannato Mills ieri, ma due anni fa aveva assolto Silvio sulla faccenda Sme).

Irap giù, Irap su: non appena tornati tutti amiconi con Tremonti, sembrava fatta per l’abolizione dell’odiata tassa. Ora il ministero dell’Economia fa sapere che non ci sono i soldi. Nuovo pellegrinaggio ad Arcore in vista.

La riforma dell’Università si farà con i fondi ottenuti grazie allo scudo fiscale: per dire quanto ci contino, alla riuscita della cosa. Senza contare che due settimane fa Tremonti sosteneva una cosa differente: «I fondi dello scudo fiscale saranno destinati innanzitutto a finanziare il 5 per mille»(ovvero il no profit).

Perfino il Corriere ha notato che all’Aquila la ricostruzione del centro storico non è mai iniziata: Bruno Vespa busserà a Palazzo Chigi per chiederne conto?

A proposito di Bruno Vespa: in questi giorni, dalle “anticipazioni” sul suo ennesimo ultimo libro, abbiamo appreso nell’ordine: che Rutelli lascia il PD; che Veltroni ritiene un suicidio il “rifluire nel socialismo”; che Bersani pretende un rapporto civile con Berlusconi; che lo stesso Berlusconi non vuole elezioni anticipate nel Lazio.  Neanche Nostradamus sarebbe stato in grado di prevedere i fatti con tanta lungimiranza: chissà se nel libro ci trovo anche l’anticipazione sui numeri del superenalotto della settimana prossima.

 

Il mio dito sinistro (primarie a Nord-Est)

ottobre 26th, 2009 § 2 comments § permalink

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Ditelo, dai, che non vedete l’ora di conoscere il disordinato resoconto della mia esperienza da scrutatore alle primarie.
Per iniziare, però, due parole sull’esito della disfida:  ha vinto il candidato migliore, con il programma peggiore. L’idea di riproporre l’Unione –o qualcosa di similmente arzigogolato- per contrastare il dinamico duo Pdl+Lega può forse essere efficace nel breve periodo, ma rischia di condurre al consueto problema di un impossibile governare. Speriamo il nocchiero conosca le correnti in cui ci inoltra.
Da persona che ha convintamente votato Marino, non posso che condividere lo sforzo per un leale sostegno all’azione del nuovo segretario: uno concreto e molto capace senza dubbio, che già oggi sarà a Prato per confrontarsi direttamente con gli artigiani del tessile in crisi. Come inizio, non c’è male.
Oh, scusate: voi aspettavate trepidanti  (?), lo sguardo febbrile a scorrer le righe, le mie impressioni sulla domenica elettorale! Vi accontento subito. Butto giù le cose un po’ come vengono (son pigro, si sa):
1. L’indice della mia mano mancina (che a fianco potete ditovedere immortalato, ancora malconcio ma soddisfatto) è il segno più eloquente della massiccia presenza al voto, andata ben oltre le attese. Il vescicolone sulla faccia interna della stremata propaggine è certo l’effetto traumatico delle orrende penne bianche fornite dalla provincia, ma si sarebbe prodotto in ogni caso: il PD insomma, inteso come la gente che prova a crederci, non sembra in via di estinzione.
2. Dopo tutte le carte e i verbali redatti, vorrei proporre di cambiare nome al partito: da Partito Democratico a Partito Burocratico. Troppe scartoffie non scoraggiano chi vuole imbrogliare (anzi), ma inguaiano chi vuole essere corretto e scrupoloso.
3. Ho visto, quasi in parata di fronte al banchetto dov’ero seduto, una rassicurante folla di diversità. Multiformi  gli atteggiamenti, l’abbigliamento, le camminate, le parole e gli sguardi: mani grandi, consumate dal lavoro insieme a mani delicate e sottili; passi veloci e sicuri, spesso a scortarne di più meditati o esitanti.
4. Pochi giovani, ma tanti bellissimi vecchi con ancora passione per le proprie idee e ideali per le proprie passioni.
5. Sono molto orgoglioso dello spirito di correttezza e grande collaborazione con cui si è lavorato nel nostro seggio: in tempi in cui la politica è vista ovunque come aggregazione di interessi per dividersi spazi di potere,  tutte le persone che ieri sono state chine per ore a scrivere ricevute e compilare registri senza aspettarsi nulla in cambio danno un bel segnale di pulizia.
7. Dai risultati, traspare una differenza tra la forza di Bersani come candidato e la debolezza della candidata regionale per la lista Bersani (che comunque ha vinto, nel Veneto):
Votanti: 817
                          Nazionale:            Bersani 351
                                                  Franceschini 312
                                                            Marino 142
                          Regionale:            Bersani 283                  
                                                 Franceschini 367
                                                            Marino 142
Elettorato scafato, in grado di approfittare al meglio del voto disgiunto, parrebbe.
8. Ora sarà il caso di pensare alle elezioni Regionali: mancano 6 mesi, non abbiamo lo straccio di un candidato (nemmeno in pectore).
9. S’è capito cosa vuole Rutelli (a parte un panino senza cicoria): Casini. Ma perché aspettare Marrazzo?

il cannocchiale

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Fantadichiarazja

ottobre 23rd, 2009 § Commenti disabilitati § permalink

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Disclaimer: Quanto segue è frutto solamente della scarsa e malata fantasia del suo autore. Niente di quanto scritto corrisponde a verità. Qualsiasi accenno a fatti o pesrone realmente esistite è da ritenersi puramente casuale.

Intercettato vicino alla sede del governo, Daniele Capezzone ha così commentato la notizia dell’annullamento del Consiglio dei ministri odierno:

“Tutto è causato dal maltempo sulla dacia di Putin: le super-consulenti, rinomate esperte di politiche energetiche e di ingegneria idraulica     appositamente ingaggiate per il vertice bilaterale dal leader russo non sono potute rientrare al loro centro studi internazionale. Per non smentire la sua fama di uomo galante e rendere ancor più lustro al buon nome del nostro Paese, il presidente Berlusconi si è visto costretto ancora una volta al sacrificio alla ragion di stato: ha così deciso a malincuore di ritardare il rientro in Italia.  Sempre impareggiabile animale politico, il premier evita in questo modo le accuse per la presunta gaffe internazionale (ma come! è il leader di uno dei paesi più importanti dello scacchiere internazionale e manca talmente di tatto da non fermarsi a far compagnia a delle signore sole nella dacia in tempesta?), che certamente si sarebbero levate  –prevedibilissime e strumentali!- dai soliti ambienti di sinistra, con l’appoggio della Spectre dei giornali demoplutomassonici, se il presidente fosse giunto in Italia per il Consiglio dei Ministri, come preventivato ormai da tempo… Ora scusate, devo rientrare a Palazzo Chigi con urgenza.  Siamo impegnati in una accesissima partita di tiro al Tremonti: è il mio turno e sono quasi finite le freccette.”

Le amare pillole di monsignor Crociata per i farmacisti cattolici

ottobre 23rd, 2009 § 2 comments § permalink

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Monsignor Crociata (quando il nome è già destino), al convegno dei farmacisti cattolici:

Il segretario della Cei ha sottolineato che la questione del "diritto-dovere" dei farmacisti all’obiezione di coscienza "viene oggi in discussione sia di fronte a taluni farmaci abortivi (come la RU486, per i farmacisti ospedalieri) o potenzialmente abortivi, quale in concreto la cosiddetta pillola del giorno dopo, sia di fronte a taluni sviluppi (o meglio involuzioni) che si profilano in materia di fine vita, considerato che in alcuni paesi europei, come ad esempio in Belgio, risulta già in vendita nelle farmacie un kit eutanasico". Quanto alla pillola del giorno dopo, più specificamente, "appare abbastanza chiaro che l’intenzione di chi chiede o propone l’uso di questa pillola o è finalizzata direttamente all’interruzione di una eventuale gravidanza, proprio come nel caso dell’aborto, o perlomeno non esclude e accetta questo possibile risultato, che verrebbe a realizzarsi al di fuori delle rigorose prescrizioni e procedure stabilite dalla legge 194/78".

Anche se in modo meno rozzo del consueto, il monsignore fa un pastone di temi “sensibili” e legislazione che richiederebbe un’analisi molto puntuale e forse troppo lunga. Mi limito a segnalare alcuni punti:

1. il diritto all’obiezione di coscienza è sacrosanto: definire questa scelta un diritto-dovere, come il voto alle elezioni, quasi che non esercitarlo sia in qualche modo fatto degno di biasimo, mi lascia perplesso

2. i farmacisti possono fare obiezione di coscienza? Ovviamente, ne hanno diritto

3. un farmacista ospedaliero può fare obiezione di coscienza? Certo, ma deve lasciare il suo posto di lavoro, se nel settore pubblico: per legge ogni cittadino ha diritto ad ottenere le cure di cui ha bisogno, in accordo con le prescrizioni del medico curante; non è possibile che la farmacia di un presidio pubblico sia sprovvista di un farmaco garantito per legge perché il farmacista rifiuta di rifornirsene

4. il problema della pillola del giorno dopo: non è una pillola abortiva (quindi non rientra nelle fattispecie della legge 194), anche se l’effetto può essere l’espulsione, prima dell’impianto, di uno zigote fecondato (ricordo che la gravidanza inizia con l’impianto nell’utero di quell’agglomerato di cellule che diventerà embrione e poi feto, non con la fecondazione: fecondazione e impianto sono entrambi eventi necessari e non sufficienti)

4. associare le tematiche di fine vita con il termine eutanasia è una furbizia non degna di chi vorrebbe rappresentare il Vangelo: l’eutanasia è una pratica molto discutibile (alla quale, per quel che vale, sono profondamente contrario), condannata in Italia anche dal codice deontologico medico; i problemi del fine vita riguardano invece le cure palliative (ad es.: se si controlla adeguatamente, quindi pure con morfina, il dolore, nessun paziente richiede l’eutanasia) e la cosiddetta “desistenza terapeutica” (la sospensione delle terapie inutili e l’adozione di quelle efficaci per garantire una buona qualità di vita negli ultimi giorni)

 

Regolarizzare il pluralismo del web

ottobre 21st, 2009 § Commenti disabilitati § permalink

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Forse non ci crederete, ma Sandro Bondi ha un twitter.
Invece di scriverci le sue poesie, però, ricopia i proclami del suo amato oppure scrive cose vagamente inquietanti.
Come queste:
Non vi fa venire un brivido alla schiena l‘espressione “regolarizzare il pluralismo del web“? Come si può fare?
A chi indovina, Sandro dedicherà un‘ode personalizzata.
 
 
Rettifica: mi dicono che il twitter citato non sia del vero Sandro Bondi. Mi scuso, dunque, e ritiro tutto –eccetto l’offerta di un’ode personalizzata del nostro vate a chi ne facesse richiesta.

Giulio Tremonti, ovvero dell’invidia del blogger

ottobre 21st, 2009 § Commenti disabilitati § permalink

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Se Alfano se ne andasse in giro a dichiarare “credo che si debbano rispettare le norme, anche quelle che non piacciono; e che non sia lecito ad alcuno sentirsi al di sopra delle leggi, qualunque ruolo ricopra,” resteremmo tutti di stucco (non preoccupatevi, siete su candid camera). Il fatto di immaginare concetti banali -ed ampiamente condivisibili nella loro apparente pleonastica verità- in bocca a questo governo fa un effetto straniante, nevvero?

Così, quando Tremonti ha pronunciato la ormai famosa e lapidaria frase:

“Io non credo che la mobilità sia di per sè un valore, credo che per una struttura sociale come la nostra, il posto fisso sia la base su cui [ognuno] organizzi il proprio progetto di vita, crei la propria famiglia"

è successo un putiferio. Gente che approva, gente che si dissocia, gente che distingue, gente che condanna. Ma andiamo a vedere oltre il fumo: c’è qualcosa di nuovo? Di rivoluzionario? Chi può negare l’importanza del posto fisso come pietra angolare per l’edificio della propria tranquillità (a parte Emma Marcegaglia, ovviamente)?

Forse sarebbe stato meglio parlare di sicurezza di un impiego continuativo: insomma di un reddito. Però, in fondo, che differenza fa? Come mai tutto questo clamore?

Direi che i motivi sono due:

1. la credibilità del dichiarante

2. la fattibilità dell’assunto

Le due cose non sono slegate tra loro. Questo nuovo Tremonti s’atteggia a santone dell’economia, sempre più somigliando a quelli che dileggia ad ogni passo: ha scritto un libro vendutissimo, sostiene di aver previsto la crisi prima di altri (una versione  delle cose poco veritiera; ma transeat), parla per aforismi  -l’ultimo dei quali è questo sul posto fisso. Ieratico e lontano, quasi non fosse stato in carica allorché si approvavano la legge Biagi e altre amenità consimili. Francamente da un ministro (con quell’Ego, poi) mi aspetterei un’analisi più competente: magari noiosa e pedante, ma concreta.  Frasi ad effetto o attacchi senza costrutto me li so scrivere da solo su queste pagine. Forse Tremonti è stufo della ribalta mediatica e vorrebbe ritirarsi a vita privata con il conforto di lanciare le sue tesi da un semplice blog? Perché dovrei credere a questo neoconvertito alle ragioni del posto fisso? Non è lo stesso che prometteva solennemente mai più condoni? E come la mettiamo con Brunetta, Sacconi, Confindustria, la politica del fare (e disfare)?

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Brachino sbraca ancora

ottobre 19th, 2009 § Commenti disabilitati § permalink

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Brachino finalmente si scusa per aver messo alla gogna un giudice reo di tentata sentenza (mancano ancora appelli e contrappelli) contro l’azienda sua e, incidentalmente, del presidente del consiglio. Quasi di passaggio, non rinuncia alla più classica difesa di chi è colto in fallo (sì, io l’ho fatto: ma guardate loro, sono peggio di me!),  definendo inaccettabile la reazione di Repubblica: dimentica, forse, che è stata un po’ la reazione di tutti, per una volta.

Ma il giornalismo oggi si porta così, che volete farci.  Brachino parla di “servizio sfortunato”, sottintendendo la mancanza del dolo: ho i miei dubbi. Quello che sono riusciti a dire su di un uomo che cammina per strada è francamente imbarazzante.

A rendere più chiaro il quadro generale giunge comunque il ministro Alfano il quale, invece di protestare per il modo in cui è stato screditato un magistrato (credevo si occupasse anche di giustizia, tra una dichiarazione e l’altra), usa questa vicenda come grimaldello per far passare ancora la tesi del povero Silvio, vittima travolta dal gossip:

«Per me le scuse di Brachino chiudono un caso, ma ne aprono platealmente un altro: il diritto alla privacy vale solo se c’è di mezzo un magistrato? Solo in quel caso il diritto alla privacy prevale sul diritto di cronaca, e quando di mezzo c’è il diritto dei comuni cittadini e del capo del Governo?»

Se sulla necessità di pubblicare le foto sarde di Zappadu sono perplesso (insignificanti e per nulla compromettenti, sono appunto solo gossip), sulla questione candidatura alla D’Addario (con festini annessi e connessi) credo che i giornali abbiano fatto benissimo a buttarsi a pesce.

In ogni caso, un conto è infangare una persona costruendo delle non-notizie; un altro è riportare dei fatti su cui ognuno si potrà fare una sua opinione.

 

Il PD e i diversamente onesti

ottobre 16th, 2009 § 3 comments § permalink

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Quando mi sono iscritto al PD, pochi mesi or sono, la procedura è stata rapida, alla faccia della burocrazia: ho fornito i miei dati e, pagata la quota, ho ricevuto la tessera. Se mi avessero chiesto il certificato del casellario giudiziale sarei rimasto perplesso e, quantomeno, pure scocciato. “Gran rottura”, avrei pensato sulle prime; e subito dopo “ma come, non vi fidate di me? Con questa faccina pulita e paciosa? E’ la barba, forse?”

Non è materialmente possibile, me ne rendo conto, controllare le credenziali di chiunque si iscriva ad un partito politico (quale che sia); tantomeno è possibile prevedere chi sceglierà, in un futuro più o meno lontano, il lato oscuro della forza –a meno di non avere a disposizione uno dei precog di Minority Report. Diverso è il caso dei dirigenti, di chi si assume il compito di rappresentare questo partito all’esterno o, addirittura, in Parlamento: costoro dovrebbero fornire concrete garanzie sulla loro onestà (almeno presente), in qualche modo. Ma noi siamo (pseudo)scienza, non fantascienza: dunque, bando alle fantasticherie e veniamo al dunque.

Nonostante le premesse di cui sopra, ci sono nel PD evidenti problemi di reclutamento differenziato: va bene che bisogna riconquistare terreno nei confronti del PDL, ma farlo riequilibrando la quota di diversamente onesti non pare la scelta migliore. Passi per il caso dello stupratore seriale romano; passi per lo scriteriato che reclama la testa di Berlusconi su facebook pensando di stare ad un convivio nel covo di Riina.

Ma quello che sta succedendo a Castellammare di Stabia sembra una triste conferma  di ciò che dice Marino sui problemi di trasparenza nel partito, per lo meno nel mezzogiorno. Le vicende sono due: una agli onori delle cronache, l’altra sullo sfondo. Come riferisce Repubblica, tutto nasce dall’omicidio di un consigliere comunale del PD, Luigi Tommasino, ucciso il 3 febbraio mentre era in auto con il figlio tredicenne (illeso). Gli inquirenti ritengono si tratti di un’esecuzione ordinata dal locale clan D’Alessandro. I killer sono già stati individuati: il più giovane, 19 anni, è pure lui nel PD. Si scopre così che questo baldo giovine fa parte di una leva di iscritti particolarissima, affiliati in un fine settimana di fuochi artificiali per il partito: 3000 nuovi tesserati in un colpo solo, traffico bloccato in paese la domenica mattina per l’assalto alla sede. Ora il PD ha commissariato la sezione di Castellammare: meglio tardi che mai.

A voi i commenti, io non ho nulla da aggiungere.

 

Il Barbarossa e la padanità percepita

ottobre 15th, 2009 § Commenti disabilitati § permalink

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Nascita di un epos? Ai postumi…

1217605331757_barbarossa6 Vivo in Veneto e vi assicuro: non esiste nessuna, ma proprio nessuna padanità. Almeno, io non l’ho mai veduta, nè tantomeno la sento quando incontro qualcuno per strada. Tanto per cominciare, di Alberto da Giussano qui a nessuno è mai importato un fico secco; figurarsi cosa ce ne cale dei lombardi coi carretti o coi  carrocci, poi.

Da queste parti magari trovi rimpianto per i giorni dei dogi de venessia: perchè il leone di San Marco è proprio un bell’oggettino e sul gonfalone della  regione fa la sua figura.

Se ti sposti a Trieste incontri invece parecchi nostalgici dell’Austria e di Cecco Beppe: giusto per quell’idea di precisione e rigore che promana dal citare la vecchia burocrazia asburgica.

Ma gente che si sente padana, boh?

Prima dell’opera di Virgilio, immagino che nemmeno i Romani contemporanei di Augusto fossero consci della loro presunta discendenza da Enea e Ascanio detto Iulo: per far nascere un mito non è necessario che le vicende da cui lo si trae siano molto note. Basta un caso esemplare col topico fondo di verità da infarcire tramite una serie di variazioni funzionali ai propri scopi. Per cui il barbarossa_fortunaBarbarossa” di Renzo Martinelli, al di là dei suoi (molto opinabili) valori artistici, segna un deciso balzo di qualità nel pensiero leghista: più delle pagliacciate con l’ampollina sul sacro fiume, la storia dei lombardi contro l’Impero (non sarà Roma ladrona, ma comunque si tratta di un invasore nominalmente Romano) pare dar forma, sostanza e colore ad un popolo reale. Che poi questo popolo non esista nei fatti, diventa secondario. Se si cerca la nascita di un epos, può bastare la padanità percepita a farlo sbocciare. La storiografia, magma in continuo divenire, tra una trentina d’anni potrebbe perfino accettare come almeno plausibili queste che ora ci paiono vulgate eretiche da druidi a carnevale.

Orrore in Val Padana, insomma.

Il resto aspetterà

ottobre 14th, 2009 § Commenti disabilitati § permalink

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Così noi ci facciamo il nostro bel ponticello sullo stretto: operetta mica da niente, a campata unica, dall’impatto ambientale e finanziario non chiari; in aggiunta, posta a due passi da dove la terra è smottata uccidendo decine di persone, non più di due settimane fa. Perché noi siamo i nipoti degli architetti ingegneri di Roma antica, quelli degli acquedotti ancora in piedi; siamo i figli di Brunelleschi e di Michelangelo, delle cupole maestose che sfidano ancor oggi la gravità.

Ma siamo, ahinoi, anche quelli del favoloso ponte di Calatrava sul Canal Grande: piccolino, eppure costantemente nella bufera (il vento, gli scivoloni, le barriere architettoniche). E siamo quelli della diga su al Vajont: perfetta funzionante e integra, bellissima e imponente. Purtroppo e inspiegabilmente, dentro c’è caduto un biscottone di roccia che ha provocato un inedito e surreale tsunami alpino, lavando via centinaia di persone. Siamo pure quelli della Valle di Sarno, delle costruzioni ‘n coppa o’Vesuvio, delle scuole i cui tetti franano sui banchi (un paio almeno, in questi ultimi giorni), delle case antisismiche di fantasia, del binario ferroviario unico e della Salerno-Reggio appaltata alle cosche. 

Poi, soprattutto, siamo quelli che non possono fare marcia indietro mai: vi abbiamo promesso il ponte, ne abbiamo fatto un simbolo della politica del fare; quindi ora cuccatevi ‘sto ponte.

Il resto aspetterà.

 

(e tanto non teniamo la grana)

 

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