Ho così potuto scoprire alcune cose molto interessanti:
- a Trieste non ci sono triestini, forse deportati in occasione delle riprese: in città convivono pacificamente due etnie, i “Romanacci” e i “Veneziani”
-i “Romanacci” sono di schiatta nobile, fanno gli avvocati o i medici -e comunque hanno parti da protagonista
-i “Veneziani” son popolani, ricoprono le mansioni di muratore, carpentiere o giornalaio -e comunque hanno parti da comparsa
-quanto è bello riprendere Piazza Unità dall’alto di un elicottero (anche se non c’entra niente con la storia narrata)
-il curatore della colonna sonora e chi ha realizzato il montaggio sono affetti, al pari di Beethoven, da sordità. Solo che, a differenza del genio tedesco, non sono in grado di trasformarla in virtuosismo: come spiegare altrimenti il disturbante tema musicale, odioso di per se stesso, ma infilato in momenti impensabili come i cavoli a merenda (ipotesi di scena tipo: un personaggio guarda il mare con sguardo vuoto, cala dall’alto ‘sto motivetto in stile Piovra)?
-per partecipare ad una fiction italiana non serve saper recitare: basta muovere le sopracciglia con voce impostata
-gli scemeggiati peggiori son quelli in cui non funzionano nemmeno gli immancabili siparietti comici con il comprimario-macchietta (alla Frassica, per intenderci): qui gli intermezzi col cameriere di colore sono letteralmente strazianti
Il che (come diceva Guareschi) è molto bello e istruttivo.