Ieri sera, durante la diretta della partita Roma-Manchester -forse nell’intervallo tra I e II tempo, ma non ci giurerei- credo di aver avuto una visione: sullo schermo della tv compariva il sempre pessimo Bruno Vespa che, contornato dalla consueta task force ingaggiata per le puntate truculento-siessai de noantri (il criminologo Bruno, che pare il fratello sciatto di Ferrara; la giudice del Tribunale Minorile, ogni giorno più Vamp; lo psichiatra Cassano, dal cui libro ora mi pento di aver studiato; altri non pervenuti), ci annunciava serafico le prelibatezze della sua tavola. E cosa poteva mai averci imbandito, questo straordinario chef? Ma, naturalmente, l’ennesima sfruculiata nella tristissima vicenda del povero morticino della Val D’Aosta, ormai cucinata in tutte le salse possibili e con crescente sprezzo del ridicolo.
Al che, uno dice: beh, che c’è di nuovo?
Di nuovo c’è che, in questa visione -perchè spero tale fosse-, Vespa impugnava un mestolo ed uno zoccolo, ovvero le presunte armi del delitto, e le additava al pubblico con fare arguto, come piatto forte della serata. Non so cosa dicesse precisamente, perchè generalmente non riesco a prestargli ascolto, ma ricordo l’espressione golosa con cui pregustava la cena.
Al che, uno dice: beh, che c’è di nuovo?
Di nuovo c’è che, in questa visione -perchè spero tale fosse-, Vespa impugnava un mestolo ed uno zoccolo, ovvero le presunte armi del delitto, e le additava al pubblico con fare arguto, come piatto forte della serata. Non so cosa dicesse precisamente, perchè generalmente non riesco a prestargli ascolto, ma ricordo l’espressione golosa con cui pregustava la cena.
